La coscienza all’ingrasso

La coscienza all’ingrasso

Quanto più totale è il potere, tanto più muto il suo comando.

Quanto più muto un comando, tanto più naturale l’obbedienza.

Quanto più naturale l’obbedienza, tanto più assicurata l’illusione di libertà.

Quanto più assicurata l’illusione di libertà, tanto più totale il potere (Anders).

La passività è completa e con ciò il nostro asservimento. Saltelliamo in una presunta attività e in una presunta libertà. Allora veniamo persino “defraudati della libertà di percepire la mancanza di libertà”, e quando come consumatori coatti diamo la caccia alle merci fino all’ultimo spazio dell’anima diamo vita all’ultima riserva di “privato”, di libertà e di dignità.

Essere sazi di merci, di opinioni, di sentimento, di atteggiamenti terribilmente sovraccaricati di servilismo.

I produttori delle opinioni non hanno alcun timore che si smascheri il fatto che sono loro stessi a produrre opinioni. Il potere di questi gruppi d’interessi è di erigere pareti di filo spinato in difesa della non verità dell’odierna situazione umana, mentre la privazione di libertà viene perlopiù perpetrata in nome della libertà.

Si può affermare che in nessuna epoca il potere dominante è stato esercitato con buona coscienza come in quella attuale. Riducendo l’umanità come le oche all’ingrasso.

A. Montanaro

La tristezza di Bel Ami

La tristezza di Bel Ami

Il tentativo totalitario di rendere superflui gli umani riflette l’esperienza delle masse moderne, costrette a constatare la superfluità su una terra sovrappopolata (8 miliardi). Le società dei morenti, in cui la punizione viene inflitta senza alcun reato, lo sfruttamento praticato senza un profitto, e il lavoro compiuto senza un prodotto sono luoghi in cui si crea l’insensatezza. Così la nuova destra populista, fascista e razzista, produce cittadini superflui che accettano di essere tali.

L’ideologia populista è una sostanza tossica che produce sottomissione, obbedienza, asservimento e dipendenza. Sembra che nessuna rivoluzione abbia mai avuto successo. Attenzione al paradosso: la rivoluzione vuole la libertà, viene attuata ma ne consegue l’opposto della libertà.

Slogan o altre amenità non sono sufficienti per far sfociare il malessere nel riscatto, come succede con le facili parole d’ordine sindacali se la stessa democrazia sindacale viene violata continuamente e c’è mancaza di unità tra le sigle. Nel descrivere la “banalità del male”, Arendt prefigurava come molti protagonisti del nazismo fossero dei babbei.

Proprio per questo oggi il treno trumpiano trasforma gli orban, i fico, i salvini, i meloni etc… con tutto il corollario dei nazi-fascisti.

Ci incamminiamo verso la fine del vivente e la sua sostituzione con le macchine (AI). Altro che la sostituzione etnica sbandierata dai fascisti.

La rivolta sociale come soluzione non basta! Bisogna andare oltre!

A. Montanaro

XIXIXI

XIXIXI

Per caratterizzare la vita in cui si continua ad aspettare soltanto perché si esiste. Nella cattiva eternità la vita diventa un modo per passare il tempo, ma dove non c’è tempo vissuto non c’è nemmeno vita.

Nel quotidiano il gioco grottesco e futile serve nella speranza di passare il tempo, mentre al centro della nostra incuria l’occupazione è stornare lo sguardo dalle rovine. Nell’epoca del neo-liberismo finanziario sembra che sia stata creata una congiura del silenzio.

Con il cambiamento climatico si diventa i signori dell’Apocalisse. Dopo la minaccia nucleare, anzi insieme ad essa, la nuova minaccia di sterminio viene dal clima, come esito delle azioni dell’uomo faustiano, che così si avvia a trasformarsi in una nuova specie, in attesa del desiderato titano che spera perdutamente di tornare ad essere uomo.

Le guerre in corso sono già ben 785. Se non si aprono gli occhi a coloro che non capiscono ancora, il presente prossimo sarà costellato di guerre per l’acqua, che sostituiranno o si aggiungeranno a quelle per il petrolio.

Le colpe non sta nel passato, ma nel presente e nel futuro e non appartengono solo ai politici, ma anche a noi, eventuali vittime. Essendo sovrani di passività si vive in bolle galleggianti, né vivi né morti, come il famoso gatto di Schrödinger. Come il non lavoro nel tempo libero produce non libertà, il non lavorare è una maledizione e si finisce per stare seduti a guardare la tv tutta la vita.

Nel secolo passato si diceva di “non avere niente da perdere tranne le proprie catene”, oggi si crede di possedere tutto grazie alle proprio catene. Mentre si vive in una situazione da eremiti digitali.

A. Montanaro

La vergogna prometeica umana

La vergogna prometeica umana

Libere sono le merci, mancante di libertà è l’uomo, il genere umano novello Prometeo subalterno al mondo delle macchine da lui stesso creato. E’ cambiato il chi o cosa è soggetto di libertà e il chi o cosa non lo è. Non sono più i tempi dell’Idra, ora è il tempo delle guerre terrificanti in corso. Per quanto spaventose esse siano, si riesce sempre a far cadere su chi le critica il sospetto di starci ingannando. L’operazione riesce sempre, non c’è nulla di più facile.

La disumanizzazione non può spaventare l* disumanizzat*, se non ha le competenze per riconoscerla. Dal momento che non teme tormenti e fatica, l*i porta a termine la propria riduzione a essere passiv*, sforzandosi di utilizzare totalmente la propria disumanizzazione.

Perciò il nostro uomo, alla domanda che cosa debba essere l*i come essere umano, si sentirebbe rispondere “diventi una scoria”. Oppure, come nella fenomenologia dello spirito di Hegel: dopo che il servo d’un tempo era arrivato a essere il nuovo signore e il signore di un tempo era stato degradato a “servo” il “servo tentò a sua volta di farsi signore: come storia dell’umiliazione non è male.

Nell’andamento solipsistico di massa, ogni consumator* è un* lavorato* a domicilio non stipendiat* che coopera alla produzione dell’uomo di massa. Nel vivere di passioni estinte nell’attimo presente si produce una schizofrenia virtuale. Mentre nel mondo post-ideologico la menzogna, a forza di mentire, diventa verità e la menzogna esplicita è superflua.

I preparatori dei fantasmi della storia

I preparatori dei fantasmi della storia

Cosa vuole fare l’essere umano trattando il proprio corpo come una macchina, spingendolo ai limiti estremi con l’ibrido e artificiale, fino al punto di rottura? Per cercare questo limite sottopone il corpo a ogni tipo di esperimento, dal caldo delle saune al freddo, dalla depressurizzazione alla forza centrifuga, dalle palestre agli sport estremi.

Attraverso pratiche che permettono di realizzare l’umano nel proprio superamento, l’umano si abolisce e rinnova l’eterna domanda, mai appagata da una risposta compiuta e definitiva: chi siamo?

L’ideale oggi è il robot? O l’aspirazione a ridursi a un artificio? Cosa è rimasto dell’ottimismo del “manifesto Cyborg” di Donna Haraway? Dove l’ibridazione era promessa di liberazione.

Viviamo forse nel compimento dell’era Platonica, nella duplicazione infinita di oggetti riproducibili dall’unica matrice? L’immortalità di oggetti in serie ci fa vergognare, e cercare l’immortalità attraverso la duplicazione infinita della nostra stessa immagine. Che delusione, quando capiamo che il “platonismo industriale” riguarda solo gli oggetti, non noi.

A dispetto della nostra iconomania, scopriamo di essere mortali, unici e deperibili e l’illusione di costruirci dei pezzi di ricambio attraverso la produzione di immagini si infrange contro la nostra irrisolvibile deperibilità.

Se i fantasmi diventano modelli del vissuto, quando si scontrano con il reale, a vincere sono i fantasmi.

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