Taccuino

Taccuino

Ho fatto del mio vissuto una parentesi di vita. Vivo di lato a tutto quello che mi circonda, senza provare alcun desiderio di partecipazione.

Rifiuto questa società consumistica, individualizzata alla massima potenza, dove gli unici valori sono le macchine nuove, il chiacchericcio su quanti sono gli stranieri, le vacanze programmate, il successo.

Quanto hanno temono di perderlo, fanno guerre di continuo chiamandole “ingerenze umanitarie”.

Non si chiedono mai che cazzo vogliono veramente da se stessi.

Passano il tempo piegati su telefonini di ultima generazione, non alzano mai lo sguardo sul mondo che li circonda. Totalmente persi in un mondo virtuale senza senso. Teledipendenti cronici senza alcuna possibilità di guarigione.

Sono attivamente incazzato per tutto questo.

Me ne sbatto continuamente di questa mala-umanità.

Ieri mentre attraversavo un sottopasso ho incontrato un uomo che conosco da tempo. E’ sordo-muto. Come sempre mi ha chiesto il solito euro per il caffè. Spicci non ne avevo e gli ho dato una banconota da 5. Vista la sua sorpresa, gli ho fatto capire a gesti che andava bene così.

Anni prima era una persona che viveva dignitosamente la propria vita, con un buon lavoro. Dopo la morte dei genitori, abitava da solo nella vecchia casa di famiglia. Non aveva mai dato motivo di preoccupazione agli abitanti del quartiere, che anzi erano sempre benevoli nei suoi confronti.

Ma i casi della vita a volte si prestano ad essere crudeli.

Da tempo nelle vicinanze della sua abitazione era stato aperto un bar, frequentato da nullafacenti e delinquenza varia. Per il nostro uomo era cominciata una via crucis continua, erano sfottò e dispetti continui che lo facevano stare male. Per il risolvere il problema aveva fatto denuncia, ma non era successo niente, anzi le cattiverie erano continuate molto più pesanti di prima.

Così in un caldo pomeriggio d’estate affrontò la combriccola, scaricando sul suo capetto l’intero caricatore di una calibro 9 che si era procurato illegalmente.

Ora, dopo avere scontato una lunga pena al manicomio criminale, vive distrutto nel fisico e nella mente, senza nessuna assistenza umana.

Io lo apprezzo per quello che ha fatto. Quando l’offesa a un debole e indifeso supera ogni sentimento umano senza che nessuno intervenga in aiuto, questi sono gesti di giustizia. E amen! Cazzo!

Addio!

Mi ha scritto Edit da Parigi annunciandomi la morte di Aron.

Aron mi era più che amico e fratello.

Era ebreo, ma faceva tutto e tutti i casini che un ebreo mai avrebbe fatto.

Con lui ho vissuto le avventure più intense della mia gioventù, come quando mi trascinò per tutto il Magreb alla ricerca delle origini della sua famiglia.

Aron era un sefardita, nato in Algeria ma vissuto in Francia per tutta la vita.

Si viaggiava con grandi sbronze di Pastis e puttane.

Ci facevamo grandi risate quando raccontava il bidone che gli ebrei rifilarono ai romani, consegnandogli Gesù. “Tu pensi”, mi diceva, “se ce lo fossimo tenuto noi, quanti casini ci avrebbe procurato, per questo lo abbiamo rifilato ai romani”.

Subito dopo mi coinvolse nella ricerca del bordello-museo del sogno di Baudelaire in “la folie Baudelaire”, che a me sembrava più un viaggio di memorie Rimbaudiane.

Ricche sono state le nostre vite, vissute così piratesche, come pure una lunga amicizia fraterna.

Addio! Aron vecchio puttaniere ebreo.

Talebani in piazzetta

Dopo una settimana catatonica ho deciso di passare una serata a bere birra in santa pace. Sono seduto al solito bar in piazzetta, quando mi vedo arrivate una moltitudine di persone con un libro. Occupano tutta la piazzetta ed iniziano a leggere in assoluto silenzio.

Dopo un attimo di curiosità chiedo al mio vicino di tavolo chi sono. E così vengo a conoscenza di un movimento integralista cattolico che usa questo metodo per protestare contro i gay, contro l’aborto e tutta la materia dei diritti civili.

Incredibile che esistano persone di tal fatta, con un Papa che ogni giorno predica a favore delle persone in cerca di diritti. Ma da quale caverna anti-storica sono saltati fuori? Ecco i nuovi talebani del cattolicesimo, che negano diritti scontati per portarci al medio-evo.

Sono disgustato.

Plof, plof … plof!

Siamo decisamente prigionieri di una banalizzazione del vissuto umano, completamente asserviti al consumo più patologico possibile. A volte ci casco anch’io.

E’ come avere degli specchi uno di fronte all’altro che riflettono le immagini all’infinito. Così i cittadini consumano se stessi nei sogni impossibili, artificialmente fabbricati per loro. Tutti i desiderio sono imposti da un imperialismo consumistico con la parvenza di “renderci felici”.

Finché morte non ci raggiunge, ci siamo costruiti un mondo a perdere, ma il guaio è che non ci sono altri mondi in vista, se non ne costruiamo uno noi. Anche se qualche imbecille ci racconta che la terra non ci tradirà. Sono stufo di sentire in continuazione stronzi scienziati farsi continuamente imbeccare da politici criminali e preti strozzini che annunciano la buona novella. Anche quando le loro succursali mandano bimbi scheletrici in video per raccogliere pietas per la loro salvezza, non si capisce mai di quale salvezza si parla, quella dei bimbi o quella dei sensi di colpa di chi ha ridotto il continente africano alla fame con il liberismo selvaggio governato dai satrapi locali. Andando avanti con questo cinismo, costruiremo cattedrali di illusioni verso un mondo a perdere.

Vivere in una bolla di sapone che si espande nell’aria in attesa d’un plof … plof .. per svanire nel nulla. Questo siamo, un solo e semplice plof!

Visto come stiamo trattando la nostra amata Geo, mi auguro che tutto finisca al più presto possibile. Senza rimorsi, per aver lasciato dietro di noi tante belle speranze di stronzate educative.

Fuori dal branco

Oggi le nuove esigenze imperiali esportano guerre ammantate di democrazia, guerre umanitarie di invenzione pacifistica, guerre dettate da fanatismo religioso.

Naturalmente si tratta di un nuovo colonialismo globale, con eserciti di tagliagole al soldo dei migliori offerenti.

Mentre gli onesti europei con la nevrosi da rifugiati si consumano nell’illusione di essere al di fuori di ogni evento, pensando esclusivamente alla finanza mercantile di cui sono i promotori.

Mentre noi cittadini siamo prigionieri di un incubo perenne da guinness dei primati.

Voglio vivere fuori dal branco, senza tv e senza nessun aggeggio tecnologico.

Sono per scelta un solista del sociale, con incontri paritari e occasionali, dare per quello che ricevo. Mi tengo alla larga dalle orde assatanate di successo e le tratto con duro disprezzo. Mi tengo alla larga dalle loro zozzerie esistenziali e tiro diritto per la mia strada.

Non concedo nulla alla criminalità politica, al paese governato da banchieri e clerici truffatori. Non darò mai il mio consenso ad una Europa anti-democratica e cialtrona, che per risanare i bilanci lede i diritti di umani di cittadini inconsapevoli. Un’Europa dove una congrega di lobbysti detta le politiche e le leggi da emanare.

Una ragazza

Quando le mie rare uscite serali diventano tragiche … ieri sera in un bar dove vado sempre sono stato sequestrato da un vecchio conoscente ed una sua nuova amichetta molto seducente.

Dopo un paio di birre, il tipo ha cominciato a parlarmi dell’ultimo libro di Busi. Per circa un’ora non ha fatto altro che menarmela su Busi, mentre la ragazza continuava a fissarmi con occhi desideranti che chiedevano solo amore.

“Portami via e scopami!”

“Portami via e scopami!”

Alla fine, stufo della situazione del cazzo, ho detto al saputello:

“Senti, a me di Busi in questo momento non mi frega niente! Ho letto tanto di Busi fino alla noia! Non è il nuovo né il vecchio Pasolini, come dici! Anzi, ti dirò che dopo le sue comparsate televisive l’ho archiviato per sempre. Punto. Ora ti comunico una cosa. La ragazza qui presente vuole passare una serata di sesso. Allora deciditi! Altrimenti la invito da me e scopo io – punto! Ed ora scusatemi, offro io e rientro a casa”.

Dopo circa un’ora sento suonare il citofono.

“Chi è?”

“Sono la ragazza del bar, mi apri?”

Detto fatto. Me la trovo davanti con intenzioni sicure.

“Lui è una barba!”

“Va bene” – dissi!

Andammo subito al sodo. Una lunga notte di sesso, senza chiacchere e menate, “come mi ami”, etc etc …

La mattina presto preparai una sostanziosa colazione, poi lei fece una doccia, mi confidò anche che da molto tempo voleva fare sesso con me, che mi aveva notato in varie occasioni, dibattiti e reading teatrali o anche alle mie mostre, ai tempi del mio impegno nella contro-cultura. Insomma, avevo una fan senza saperlo! Che storia … non c’è commento!

Vabbè, dissi, ma non esagerare. Finì con baci e addio. Ora che ci penso, non ricordo come si chiamava.

Giustizia

Oggi una notizia dall’Europa. “La corte europea ha condannato l’Italia per i fattacci della Diaz a Genova. Una sentenza da dementi, anzi un exploit da dementi, dopo 14 anni dalla macelleria l’Europa ci dice che ci fu tortura, incredibile! Ci sono arrivati finalmente, dopo che i torturatori e i politici sono stati tutti promossi.

Forse la Corte europa li vuole portare davanti al tribunale internazionale per processarli?

Naturalmente non succederà un bel niente, anzi adesso voteranno una leggina ferma ormai da anni e salveranno la faccia e il culo. L’unico problema vero che si dovrebbe risolvere è la de-fascistizzazione dei corpi di polizia. Creare un’unica polizia come corpo Repubblicano, e amen.

Ma questo non avverrà mai, perché in Italia non si è mai digerito il fascismo. Siamo stati educati al masochismo cattolico con i sensi di colpa elargiti nei confessionali, non ci libereremo mai di una storia che ci è stata inculcata nei secoli. Siamo la solita Italietta che colleziona figuracce di merda, con politici culturalmente vuoti e corrotti.

Ci trasciniamo anni di richieste di giustizia  che non arriva mai, di coperture oscene su stragi e malefatte continue. Misteri che non si è mai voluto risolvere.

Siamo il paese delle mafie, della massoneria laica e vaticana. Sono stufo di tanta ignoranza popolare. Razzismo da bar e tifoserie violente, di mezzibusti televisivi predicatori. Con il Re Vespa che dirige un vespasiano che puzza di retorica puttanesca. Sembra che goda sessualmente delle disgraziate vicende umane, da non far vedere ai bambini per evitare incubi notturni.

Pedro

E’ da tempo che non vedo il mio amico Pedro, così decido di passare una serata con lui. Pedro vive perennemente in osteria, anni di marineria non gli hanno fatto cambiare abitudini. Tempo fa gli avevo chiesto di farmi assistere alla passatella, antico gioco d’osteria non proprio da società educata.

Così che scelto che questa volta sarebbe stata serata d’apprendimento.

L’osteria in questione era così vecchia da essere forse l’unica rimasta in questa ed altre città, superstite nella orribile trasformazione in paninoteche, fast food, pizzerie e ristorantini pullulanti di turisti idioti.

Appena entrato notai subito Pedro, seduto insieme ad altri antichi bucanieri.

L’ambiente era ampio e ben disposto, con grandi tavoli di legno massiccio, sul fondo capaci botti con il tipo di vino segnato a gesso. Finite le rapide presentazioni, mi siedo al suo fianco mentre noto una donna seduta ad un tavolo sul lato opposto, intenta a bere. Chiedo a Pedro se si tratta della padrona e così vengo a sapere che la signora di chiama “La Mariuccia”, ex prostituta che ha smesso l’antico mestiere e trascorre le serate gustando vino moscato.

Non conosco il moscato, così Pedro ordina un bicchiere e per la prima volta ne assaporo il sapore dolce e molto alcoolico.

Pedro mi racconta anche che per loro vecchi lupi di mare La Mariuccia era come una sirena che allietava le loro serate dopo mesi di navigazione. Come dire, un’Istituzione rispettata e amata più di chi governa.

In otto che siamo, ci disponiamo al gioco. Pedro mi spiega il gioco mentre si svolge. Distribuite le carte napoletane, bisogna ottenere una primiera oppure un punteggio alto, quello che vince nomina un socio e decide di volta in volta chi può bere e chi no. Così inizia la distribuzione del vino, ed è un vero e proprio gioco di potere anche se si tratta solo di decidere chi può bere.

Fuori dal gioco non si può assolutamente bere, e durante è tutto allusioni e simbolismi in un gergo per me incomprensibile. Pedro seduto al mio fianco mi spiega il rituale che si sta svolgendo e nel quale vengono fuori simpatie e antipatie anche pesanti.

Siamo andati avanti per diverse tornate, con intermezzi di piccole porzioni di frittura e provolone, così anch’io inizio a capire le regole e mi diverto anche.

Si fanno nuove alleanze e si rompono vecchi patti, fra tradimenti e compromessi continui.

Sembra un piccolo parlamento con camera e senato, dove il potere viene esercitato a turno, distribuito in base al punteggio delle carte. A carte truccate.

Alla fine del gioco alcuni avevano bevuto tanto e altri non avevano assaggiato neanche un goccio. “Questa è la regola!”

Quando la compagnia si sciolse, dopo i saluti, Pedro mi raccontò che anticamente gli osti prendevano in custodia i coltelli di cui i marinai erano regolarmente muniti, per evitare liti con con accoltellamenti.

Comunque mi hanno trattato come un ospite di riguardo, facendomi ubriacare.

Prima di lasciarci Pedro mi presenta alla Mariuccia, che per tutta la serata è rimasta al suo tavolo sorseggiando moscato. Aveva uno sguardo dolcissimo e occhi straordinari. Si vedeva che era stata una donna bellissima.

Saluto Pedro con un abbraccio di ringraziamento per la bella serata. Mi sussurrò: “Ehi cazzone, fatti sentire ogni tanto che la vita scorre veloce …” “Sicuro”, gli risposi. E mi allontanai barcollando.

Passeggiata

Sono solito fare delle lunghe passeggiate, ma oggi che inizia la primavera mi sono allontanato dal percorso abituale e mi sono inoltrato verso il mare alla periferia sud della città.

Ho notato molti cantieri aperti. Ancora cemento per quel poco di costa che ancora si può definire selvaggia.

Superato un promontorio, vedo una costruzione in legno stile California. E’ un bar sul mare, così mi sono siedo sotto una pensilina di canne ed ordino una birra.

Il panorama non è male, sorseggio la mia birra gustando la mite giornata di primavera.

Dopo circa mezz’ora e una seconda birra vedo arrivare diverse macchine, una comitiva di persone che con ogni probabilità deve festeggiare qualcuno o qualcosa.

Persone che in passato avevo conosciuto e frequentato con scarso entusiasmo, genere beat-generation e affini.

Si presentano chiassosi, con mogli e figli, ex mogli, nuovi mariti, ex conviventi e scambisti vari. Si avviano verso il fondo della pensilina dove i camerieri hanno già predisposto un buffet con tutte le “specialità della casa” (si dice così).

Qualcuno mi rivolge uno sguardo con un sorriso imbarazzato.

Probabilmente hanno qualche contraddizione da nascondere, ma la cosa mi lascia completamente indifferente.

Certo molti di loro avevano fatto parte di collettivi studenteschi, comitati di quartiere ed altro. Divoratori di letteratura americana della Beat Generation, si definivano allora “intellettuali di quella sinistra sociale” che Gramsci chiamava intellettuali organici.

Certo vedere come si sono trasformati, con macchinoni inquinanti, abbigliati e firmati di tutto punto… Una babele di luoghi comuni estetici, consumistici, con donne che all’epoca si definivano femministe dure e pure, vederle rifatte, dalle labbra alle tette, qualcosa di orribile.

Dove è finita quella dignità impugnata allora?

Probabilmente hanno ragione loro? Me lo chiedo, se per anni ho vissuto border line, arrabbiato per tutto quello che succede nel mondo, per la corruzione politica, le guerre ingiuste, la povertà degradante, a sentire gli schiamazzi di quelli che volevano cambiare il mondo nelle loro amene esibizioni mangerecce.

Pago il conto delle birre e me ne vado disgustato.

Di ritorno verso casa incontro il mio amico sordo-muto, gli mollo 5 euro e gli dico: “ce ne voleva di gente come te… ” mi sorride facendomi capire che ha letto il labiale. E ha capito!

Spesso qualche chiaccherone mi accusa di essere Bovarista. Nessuno sano di mente mi scambierebbe per una Madame Bovary, come non corro il rischio dell’autobiografismo e del narcisismo.

Ne ho le tasche piene di donne che scambiano il loro culo per il proprio cuore, “come disse lo stesso Flaubert” non sono un personaggio né cerco di esserlo. Non sono un capro espiatorio della rovinosa sinistra d’altri tempi e neanche la vittima sacrificale per i sollazzi di qualche reazionario del cazzo.

Fanculo!

Voglio denunciare un sistema dove si ruba in continuazione, dove i politici parlano ma non dicono, gli elettori votano senza scegliere, dove i media disinformano, le scuole insegnano a non imparare, i poliziotti non combattono i delitti perché sono occupati a commetterli – come alla Diaz e a Bolzaneto – dove si socializzano le perdite e si privatizzano gli utili.

Dove il liberismo sfrenato ha liberato il denaro ma non la gente.

Ecco io denuncio tutta queste zozzerie e per qualche testa di cazzo sono affetto da Bovarismo.

Questa sera per farmi passare l’incazzatura per la libera circolazione del pettegolezzo mi ritiro a casa a bere una bottiglia di buon vino.

Bambini

Finalmente una settimana felice, per la sorpresa che mi ha fatto Edit. E’ stata ospite per una settimana da me, abbiamo passato momenti felici di ricordi importanti, senza romanticismo. Dopo la sua partenza ho ripreso il mio pellegrinaggio nella banalità del quotidiano, nella disperata visione di un mondo al rovescio, nella pazzia politica che ci opprime e ci ruba la realtà.

Ho letto in una tale indagine che i bambini stanno dalle 4 alle 5 ore al giorno davanti alla televisione. Guardano programmi “adatti per loro” e anche la pubblicità, i quiz per adulti, i telegiornali, i film osceni, i film truculenti e idioti. Ingoiano merendine ipercaloriche, ingurgitano qualsiasi bevanda frizzante. Mentre i genitori si dedicano al decoro della famiglia, questi bambini inzaccati di tante nefandezze, intontiti, istupiditi, ingrugniti e ingrassati vanno a letto carichi di incubi TV.

Mediterraneo

Da giorni non si parla d’altro. Ognuno sente il dovere di esprimere i propri sentimenti. Dal mediterraneo arrivano venti di tragedie … morti, dispersi, vengono da ogni luogo, sfuggono da guerre e carestie, uomini, donne e bambini, percorrono antichi sentieri infuocati, segnati dalla disperazione, cercano salvezza ma molte volte la morte li accoglie.

Mentre in occidente, chiusi nelle nostre fortezze costruite con i mattoni dello spread, affidiamo ai cerimonieri delle doglianze il compito tranquillizzante e lacrimevole dei falsi sensi di colpa.

Dopo avere devastato e rapinato le terre d’oriente e d’Africa, con guerre mascherate dal pretesto di esportare la democrazia, rinchiusi nei nostri egoismi e false pietas, liberiamo i nostri branchi di sciacalli che si avventano con ferocia sui cadaveri che giacciono in fondo al mediterraneo.

Sciaccalli i nostri italici razzisti alla Salvini, in complicità con i soci europei, che fanno un buon lavoro per pulire le coscienze di quell’Europa detta “culla dei diritti dell’uomo”, per coprire la viltà dei governanti che si nascondono dietro cortine di filo spinato dell’indifferenza.

Quante altre vittime finiranno in quel cimitero, un mare che in altri secoli ci ha portato la più grande arte, la cultura, la filosofia e la scienza, le religioni monoteiste. Tutto questo è finito nel becero linguaggio dei nostri razzisti.

Una barbara vergogna per tutti noi che non reagiamo con dovuta forza contro questi cialtroni.

Che tristezza!

Dove sono le nuove generazioni e quando, stanche dei loro giocattoli tecno, inizieranno a camminare erette in difesa dei nuovi compiti che li aspettano da tanto tempo? Per liberarsi e liberare una nuova umanità.

Paesaggi

Vivere il tempo metereologico, con i venti e la pioggia, le albe e i tramonti, come fondale della mia esistenza, per assaporare la nostalgia d’altri tempi. Dove sono i lecci? Al posto del verde vedo grigio cemento. Paesaggi inesistenti le colline cui appendere i segreti pensieri dei poeti.

Non c’è più nulla, se frugo nella memoria vi scopro solo sbiaditi ricordi.

Resto nel tempo dei sentimenti, spogliato da ogni affezione. Esco dal mio piccolo delirio tranquillizzante, nella speranza ostalgica di abbattere questi tristi e grigi palazzi e di crearci nuovi orizzonti.

Enrique

Avevo un appuntamento con Enrique al bar della piazza Garibaldi, luogo di movida mangereccia ma anche luogo di memoria, col Teatro Rendella, trasformato in alloggio per profughi nel dopoguerra e poi ancora in biblioteca comunale, il mercato del pesce e l’annessa zona d’asta e controllo sanitario, cantine con mescite di vino e saporite fritture di pesce fresco, il vecchio caffè Venezia ancora in vita, poi ristorantini e B.&B. all’angolo, fra l’incrocio di via S. Caterina e la colonna infame a ricordarci il Medio Evo. Ed il vecchio orologio della torre civica di S. Gennaro. Così, in attesa di Enrique, lampi di memoria affiorano e si confrontano con il presente.

Arriva Enrique finalmente, a distogliermi dalla desolazione della piazza attuale, e ci sediamo nel nuovo bar Venezia. Enrique vive nel Salento, ma è cubano, ci siamo conosciuti ai molti incroci delle nostre esistenze, lui di esiliato ed io come “Déracinè”. In passato avevamo molte cose in comune riguardo Cuba, ma anche molte differenze di opinione su come la rivoluzione cubana aveva trasformato Fidel e il popolo cubano, su come l’America aveva costretto Fidel ad abbracciare il comunismo per strategia geo-politica e ad isolare Cuna da altre popolazioni del Sud America. Ai tempi dicevo e scrivevo queste cose per un piccolo giornale “underground”, di come dopo lo sbarco della Baia dei porci Cuba entrò nel cuore di molti popoli, che condannarono gli Stati Uniti con una critica molto dura. E di come, isolando Cuba, gli USA appoggiarono e favorirono molte dittature nei Paesi del Centro e del Sud America.

Tutto questo scrivevo a quel tempo. Oggi, dopo i primi tentativi di apertura di Obama, Enrique mi chiede che cosa ne penso. Per questo ci siamo incontrati.

Oggi, con molto distacco da quegli anni turbolenti, riconosco che quello che scrivevo allora era corredato da onestà di pensiero. E credo anche che Obama oggi proponga quello che altri presidenti dovevano fare allora. Cioè aprire a Cuba per innestare un processo democratico, senza imporre però politiche liberiste che in altre parti del Sud America hanno fatto solo danni.

Insomma, apertura senza ingerenze, senza imposizioni di supremazia statunitense.

Come al solito Enrique non è d’accordo del tutto su quello che penso del nuovo corso. Però siamo felici che qualcosa si stia muovendo. E felici anche per la serata passata insieme a bere vino fresco in una piazza che non mi appartiene più.

Ho accompagnato Enrique alla macchina e gli ho promesso che la prossima volta sarò io ad andare nel Salento per salutarlo, prima della sua partenza per Cuba.

Lucille

Si dice che due parallele non si incontrino mai (Euclide). Io aggiungo che due (Déracinè) a volte si incontrano; sempre vite parallele sono!

Ho passato una settimana con Lucille, una mia ex. Parlato poco, fatto sesso e mangiato menu mediterranei cucinati da me.

Con Lucille ci conosciamo da molto tempo e non c’è nessun bisogno di scaricarci le coscienze del nostro passato insieme. Viviamo le nostre vite nel tentativo “riuscito” di non farci del male, vista l’umanità che ci circonda.

Questo ci libera radicalmente dall’ordine degli affetti, rispetto allo spaventoso mondo della visibilità permanente e della sorveglianza generalizzata.

Questa nostra amicizia ci rende liberi di incontrarci quando sentiamo il desiderio. Per questo con Lucille ci troviamo così bene separatamente e così in armonia quando decidiamo di stare insieme per un breve periodo di tempo.

… … …

Sono stato al sotto-passo a trovare il mio amico sordo-muto. Abbiamo “chiaccherato” fino all’alba bevendo birra. Lui leggeva le mie labbra e mi parlava nel suo linguaggio.

Mi sono trovato bene e ci siamo compresi a vicenda. Così rifletto sul mondo dei parlanti e dei sordi al potere, scegliendo di cuore distare dalla parte dei sordo-muti reali.

Gli esseri umani muoiono, questa si dice è la legge crudele. Noi stessi moriamo, dopo avere esaurito tutte le sofferenze, non perché cresca l’erba dell’oblio, ma l’erba della vita vissuta, l’erba folta delle opere, sulla quale le generazioni future verranno a fare colazione, incuranti di chi dorme sotto.

A. Montanaro

 

Image: ‘Lembranças
Lembranças
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