da Enrico Comes | Ott 30, 2017 | Maldoror
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Un robot non può recar danno a un essere umano, né permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano patisca danno.
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Un robot deve sempre obbedire agli ordini degli esseri umani, a meno che contrastino con la Prima Legge.
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Un robot deve proteggere la propria esistenza, purchè questo non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.
Manuale di Robotica 56a Edizione, 2058 d.C.
Così Asimov tracciava nel suo libro quelle che sono ormai riconosciute come le Tre leggi della robotica. Tre semplici principi che chiunque si occupi di robotica deve rispettare.
Ma proviamo per un attimo ad invertire i ruoli. Cosa accadrebbe se al posto dei robot ci fosse l’essere umano robotizzato dal sistema di produzione capitalistico?
Evidente è, infatti, il processo di robotizzazione dell’uomo ormai inarrestabile: ritmi di vita sempre più accelerati, ripetitivi, frenetici. Tutto questo con non poche conseguenze a livello sociale: aumentano i fenomeni di nevrosi, disturbi della personalità, depressioni, anoressie, bulimie, deficit dell’attenzione, episodi di violenza efferata nelle forme di vita quotidiana. Errori di sistema di una società robotizzata in cui tutto deve essere strategicamente calcolato e costruito. Al robot-umano non è consentito sbagliare, le sue esitazioni vengono soppresse, respinte perché non funzionali alla velocità e rapidità richiesta dalla società capitalistica. Dunque, recuperando la prima regola di Asimov e applicando l’inversione, potremmo dire
- Un essere umano non può recar danno al sistema capitalistico, né permettere che, a causa della propria negligenza, il sistema capitalistico patisca danno.
Attanagliati dall’ossessione di sbagliare, cioè dalla nostra stessa libertà, siamo costantemente alla ricerca della scelta economicamente vantaggiosa. Così ci affidiamo ai nuovi guru: esperti formati nelle più prestigiose università private che, in nome di studi neuronali, costantemente offrono strategie per ottimizzare gli stili di vita. Occupando gli spazi sociali di divulgazione, che il potere politico offre loro (giornali, programmi televisivi, cattedre universitarie), vomitano precetti imbellettati da artifici retorici. Vuoi diventare un manager? Mangia questo, comportati in tale modo, ascolta questa musica. Vuoi esser un leader aziendale? Incrementa il tuo livello di testosterone, in caso contrario la tua vita è destinata a lavori di basso spessore. Stressato a causa del lavoro? Non ribellarti, prova la tecnica mindfullness!
Il messaggio per il successo è sempre lo stesso “sii imprenditore di te stesso”. Questo ci porta a formulare la seconda regola:
- Un essere umano deve sempre obbedire alle regole del sistema capitalistico, a meno che non contrastino con la Prima Legge
Si è costantemente spinti ad ottimizzare la propria immagine per apparire sempre più social. Nulla a che vedere con la semplice e sana cura di sé, ma un tentativo disperato di idolatrare se stessi ed esporre le proprie vite nelle vetrine delle pagine social, divenendo noi stessi merce. Dalla società disciplinare costellata di ospedali psichiatrici, siamo così passati alla società dei fitness center, in cui si riversano non più amanti dello sport, ma uomini-robot (i matti del XXI secolo). Istericamente spinti dalla paura di non esser nessuno creano i loro corpi opulenti, alimentandosi con ogni tipo di proteina, quasi fossero generati in grandi allevamenti. Uomini-robot unicamente mossi dall’imperativo categorico di godere di sé. Ecco quindi formulata la terza e ultima legge:
- Un uomo deve proteggere la propria esistenza, purchè questo non contrasti con la Prima o la Seconda legge.
Enrico Comes
Immagine: http://www.flickr.com/photos/75131655@N02/32909137230
da Angelo Montanaro | Ott 2, 2017 | Maldoror
I cosiddetti “presocratici”, categoria falsa con cui si indica la schiera dei primi pensatori greci posta in apertura di ogni buon manuale di filosofia, attraverso l’analisi della natura tentavano di formulare principi utili al discorso politico-sociale. Sul loro esempio, l’uragano Irma di recente abbattutosi su tutta l’America può esser utile per ragionare sugli scenari socio-politici dell’oggi.
Un primo aspetto evidente è che la natura ci appare sempre più caotica: non più il regno dei grandi cicli e delle leggi immutabili, ma una realtà mutevole che resiste a qualsiasi classificazione. Così si presenta la natura ormai definitivamente cambiata dal nostro agire incontrollato. Per diversi secoli l’umanità non si è dovuta preoccupare dell’impatto ambientale delle sue attività produttive, ma oggi siamo ad un punto di non ritorno. Uragani, siccità, alluvioni, il riscaldamento globale, sono sintomi di una mutazione generale: la natura come luogo degli equilibri è svanito, siamo nell’era dell’antropocene. Era in cui il piano della natura e quello della cultura si sono fusi definitivamente. Delle catastrofi, nel corso della storia, si sono sempre verificate, ma nell’era dell’antropocene un fenomeno come Irma a chi è ascrivibile: all’umanità o alla natura?
Se si considera un secondo aspetto dell’analisi, ovvero quello legato al capitalismo, l’uragano Irma mette in bella mostra le disuguaglianze socio-economiche, che in America come nel vecchio continente, sono il frutto dell’economia capitalistica. Esempio evidente è quanto accaduto nella capitale del Texas (Houston): la maggior parte delle case distrutte sono quelle “popolari” (abitate prevalentemente da neri), poiché sorgono su terreni meno costosi, ma con più alto rischio di inondazione. Situazione opposta nei quartieri centrali (a maggioranza bianca).
Se poi si considera la situazione in Porto Rico il “caos del reale” è ancor più evidente. Messa in ginocchio dalla violenza dell’uragano, la regione è completamente senza energia elettrica, il suo sistema idrico e quello delle comunicazione sono seriamente danneggiati. Tre milioni e mezzo di cittadini americani bloccati su un’isola, aspettano dunque aiuto dal governo, ma per quanto sia assurdo, non è ancora stata annunciata alcuna manovra federale di aiuti. Il Porto Rico sembra destinato – così come mostra la stampa economica – a vendere le proprie infrastrutture al fine di potersi risollevare: nessun aiuto dal governo americano, ma una capitalizzazione dell’intera isola. Questo è la conferma di quanto sostiene Naomi Klein nel suo “Shock economy”: il capitalismo sfrutta le catastrofi (guerre, calamità naturali, crisi politiche) per sbarazzarsi dei vecchi limiti sociali e accrescere la propria potenza. L’unica dimensione etica di tutto questo “caos del reale” è rintracciabile nell’impegno incondizionato del capitalismo ad accrescere se stesso, pronto a mettere in gioco tutto, compresa la sopravvivenza dell’umanità, non per un guadagno, ma per la riproduzione del sistema fine a se stesso.
Che fare? Dispensare ricette per problemi di scala mondiale non spetta certo a chi scrive, ma a quanto pare neanche la politica internazionale sembra occuparsene seriamente. Tuttavia fa sorridere sapere che uno dei colossi dell’economia, come Google, finanzia Space Exploration, meglio nota come SpaceX, compagnia fondata da Elon Musk con l’obiettivo di colonizzare Marte nei prossimi sessant’anni.
Enrico Comes
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da Angelo Montanaro | Ago 3, 2017 | Maldoror
Dove tiene banco il plebiscito permanente dei mercati mondiali a discapito del plebiscito delle urne, ogni qualvolta appare la logica della non-libertà dissimulata sotto le spoglie del suo opposto, ci dicono che è una nuova libertà di scelta.
Poiché si vive nella modernità suicida (Beck), si finge la normalità, mentre arrivano le prove della pornografia finanziaria (Panama papier) non possiamo più far finta di niente.
Ci sono tutti, amici e nemici nel mondo losco del capitale globale, per questo si smantella lo stato sociale, con gli slogan che una nuova libertà ci renderà più felici.
Bombardati di continuo dalla “libertà di scelta” che ci impongono, sperimentiamo il peso della non libertà che ci priva della vera possibilità di un cambiamento.
Le reti di accordi che tengono prigionieri i popoli della terra… come TISA, TTIP, CETA, NAFTA… così i fautori del nuovo capitalismo producono la nuova schiavitù, inventandosi il lavoratore precario.
Tutto questo avviene sotto copertura della “democrazia”, la loro naturalmente.
Mentre si usa lo strumento del debito pubblico per controllare e regolamentare il debitore “Grecia dixit”.
Lo sviluppo di un super-io in economia come un agente sadico che bombarda i popoli europei e mondiali con l’austerità, godendo oscenamente dell’impossibilità di onorare i debiti.
Il vero scopo del prestare denaro non è quello di ottenere il rimborso del debito, ma di produrre all’infinito del debito, così che il o i debitori restano in stato di subordinazione permanente.
Tutta questa finzione dell'”estendere e pretendere”: è la massima espressione iscritta nel cuore stesso dell’economia globalizzata, che prospera solo prendendo in prestito dal futuro e rimandando all’infinito il saldo… dei prestiti.
Non sono più i carri armati a fare i colpi di stato, ma le banche mondiali. Che si comportano come una sorta di “icocervo”, portandoci verso la terra promessa della povertà.
Stiamo percorrendo un lungo tunnel a velocità folle in una galleria senza uscita. Dove nei ripostigli perversi della mente troveremo i sabati fascisti dei confrére e le madeleines nel culo.
“Ora che il dio dell’Europa ha fallito, tutto è permesso” (Dostoevskij).
A. Montanaro
Immagine:
Image: ‘uncomfortable girl‘
da: http://www.flickr.com/photos/64121517@N05/5839236509