Come si continua a ballare, anche quando il diavolo bussa alla porta, mentre si setaccia la storia del presente! Nella Babele in attesa della distruzione della “civiltà” contemporanea, con guerre, con armi, con la finanza, con la distruzione della sanità e dei servizi sociali in genere, con la distruzione sistematica della terra.

Ora sappiamo che gli incubi sono la realtà quotidiana e non si sogni, come ci viene raccontato dai media asserviti al potere nell’altra guerra che si conduce, quella dell’informazione.

Fieri da piccola Italia, il belpaese dei B. and B.”, siamo lontani dal “fare gli italiani”, oberati dalla dissuasione e dall’ignoranza, anticamera della deculturazione. Piegati dalle teorie razziste pubblicizzate da elementi che siedono in parlamento. Tutto viene mentito nelle informazioni ai cittadini, soggetti alla pesantezza del lavoro precario e nocivo. Come nella “casa di ispezione”, il Panopticon di Jeremy Bentham, così è la geografia del lavoro presente, una geografia che comincia a prendere forma nel passato a partire dalle teorie di S. Babbage (il primo informatico) sulla gestione del tempo lavorativo, delle teorie di Tayolor sulla gestione della forza lavoro ai fini della produzione di massa, tutto confluito nelle pratiche di Amazon e soci.

Ed è già futuro, con la IA e gli algoritmi si governerà il mondo. Siamo entrati nell’era della decadenza umana: le macchine al lavoro senza lavoratori, partiti e governi nullificati, guerra in permanenza. L’ultimo traguardo: fine dell’umano.

Persino il tempo viene privatizzato, come i corpi gestiti nei computer della produttività aziendale. L’unico futuro possibile è la schiavitù tecnologica al servizio dell’economia drogata.

Cosa ci resta della nostra umanità?

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