U’ TUSCHE & NDUSECHE’TE

Mi chiamo Leonte e sono in volo verso l’Italia. Ritorno a casa dopo aver passato svariati anni a Sonora Mx. Ho vissuto in un villaggio Yaqui dove ho conosciuto il nipote di don Juan il curandero, quello di cui racconta Castaneda nei suoi libri. Naturalmente non è di questo che vi devo raccontare, però devo dire che tutto quello che don Juan ha raccontato a Castaneda erano balle.

I racconti che don Juan faceva credere a quello sfigato di Castaneda non erano veritieri in quanto a nessun curandero è consentito trasmettere le conoscenze al di fuori della propria tribù.

L’unica cosa vera nei racconti di Castaneda erano le sue esperienze con i funghi ed erbe allucinogene varie. Perciò quelli che hanno letto i libri di Castaneda si sono nutriti di farneticazioni elaborate sotto l’effetto di peyote e varie piante.

Detto questo qualcuno può chiedersi perché sono andato in Messico. Semplice: anni fa molti si mettevano in viaggio chi per l’India, chi per Puerto Escondito, chi per Katmandù. Dopo la sparizione del movimento underground anch’io mi sono messo in viaggio. Invece di dirigermi verso le solite mete sono andato nel deserto di Sonora dove il vento è padrone, la siccità è sovrana e la gente si fa i cazzi propri.

Ora a diecimila metri di altezza sono i volo verso il mio paese: l’Italia o quel cazzo che ne rimane.

Atterriamo a Malpensa verso l’imbrunire dopo varie attese e controlli paranoici finalmente esco da quell’imbuto allucinante dell’aeroporto.

Trovo una stanza in un micro albergo nella zona della stazione centrale dove per tutta la notte non mi fanno chiudere occhio per via di un viavai continuo. Sembra che sono incappato in un luogo di transito di puttanieri.

Al mattino presto pago il conto con qualche lamentela (tanto per fare scena) e scappo.

Ho deciso di rimanere per qualche giorno a Milano per salutare vecchi compagni di scorribande e trovare un albergo con meno attività notturna.

Prendo un taxi e vado verso zona Ticinese, vecchi quartieri dove ho vissuto.

Sbarco in zona Darsena dove trovo un albergo più decente. Lascio i bagagli e mi dirigo nei quartieri in esplorazione dei luoghi del mio passato.

Vado alla “Calusca” di Primo Moroni e scopro che non c’è più come anche Primo.

Non mi scoraggio ed entro in un bar per fare colazione. Mi guardo in giro per riconoscere qualche volto antico. Niente. Tutta gente anomala che consuma velocemente come se avesse i diavoletti al culo (peperoncino messicano).

Nessuno dei vecchi ciondolari che passavano giornate al bar e che conoscevano tutti quelli dentro e fuori del quartiere facendosi però sempre i cazzi loro.

Andando nella zona della Fiera di Senigallia noto un vecchio tossico di mia conoscenza. Mi faccio riconoscere sganciandogli 5 euro. Gli chiedo notizie di quelli che conoscevo. Spariti, tutti spariti !

Non c’è più nessuno. Chi si è suicidato, chi è partito, chi è finito in prigione. Gli altri, tra cui molti leader, si sono riciclati e sistemati.

Gli chiedo di fare uno sforzo per ricordare i miei amici del cuore XAlogen, XTivo, XO’conil. I suoi occhi si illuminano di gioia e mi racconta che l’hanno combinata grossa, talmente grossa che hanno fatto sparire quello che hanno fatto.

Resto basito. Possibile che non si hanno notizie di quello che hanno combinato? E dove sono ora?

Gli sgancio altri 5 euro e mi metto alla ricerca di qualcuno più lucido che mi informi dei fatti. Giro per ore nei luoghi del passato in cerca di qualche sopravissuto che mi racconti gli avvenimenti.

Sembra che questa porca città abbia perso la sua memoria, la sua storia e le sue lotte.

Concludo la giornata nella zona di Brera sempre sperando di incontrare una persona conosciuta che mi racconti ciò che non riesco a sapere.

Non voglio ricorrere ai Sogni dei Sogni che mi hanno insegnato a Sonora.

Devo chiarire questo: il nipote di don Juan, dopo anni in cui non chiedevo nulla del sapere dei curanderi, un giorno mi svelò il segreto dei sogni. Mi fece promettere che mai avrei svelato quel segreto e che solo in casi estremi dovevo utilizzare quella tecnica.

Non svelerò il segreto dei Sogni dei Sogni ma se non riesco ad avere notizie dei miei amici inizierò la pratica del rito dei sogni.

Posso solo svelare che sono in grado di entrare nei sogni degli altri, sia vivi che morti, ma non le tecniche.

AFFATTURE’ / Primo stadio

Tecnica dello spegnimento psichico. Il potere governa mediante: guerra perpetua, onnipresenza della polizia televisiva, arte mistificatoria del virtuale.

Nei laboratori del pensiero nascono sistemi per ammansire l’hanimal humanum naturaliter obbediens con finalità di lobotomia collettiva per bloccare il pensiero tagliando il lessico morfologico della grammatica e della sintassi.

E’ la logica del disadattamento della società malata all’ultimo stadio e quindi inerte.

Comanda il Partito dell’Amore mentre si aggirano in macchine blindate gangster in cerca di dissidenti. Il capo dell’Amore cosmeticamente elaborato appare i televisione ipnotizzando i suoi teledipendenti per mandarli in estasi, come nei “Due minuti di odio”, mentre i teledipendenti istericamente intonano una nenia al grande capo: mio Salvatore! mio Salvatore !

All’asfissiante potere che da trent’anni istupidisce il popolo italiano spacciando scurrilità contro inesistenti comunisti la frode riesce bene. Il potere mediatico maschera un regime di malaffare.

Strategie legislative scardinano lo Stato. L’obiettivo è la regressione della democrazia per un potere autocratico.

Gli regge le briglie la borghesia canaglia. Brulica una turba famelica: centurioni, sicari, avvelenatori, fattucchieri, spioni, falsari, untori, agiografi, araldi, panegiristi, falsi santi, sacrestani spegnitori, salmisti, liturgici, perdonatori, esorcisti, elemosinieri, ruffiani, mezzane, badesse, eunuchi, maghi, indovini, astrologi, giocolieri, mimi, illusionisti, musicanti, buffoni, mangiafuoco, escort, P3 P4, Mater Ecclesia benedicente. (Cordero)

La fine del primo stadio del Sogno dei Sogni mi svela una tremenda verità di tutto quello che è successo i questi anni.

Una possibilità di inserirsi su un piano inclinato di una doppia realtà, un mondo oscurato da una realtà virtuale ed una realtà parallela tutta da scoprire.

E’ in questa crepa che bisogna inserirsi per percorrere una strada di disvelamento in cui è stata occultata l’umanità.

Devo decidere di trovare una zona libera dove poter esercitare i miei poteri senza essere controllato.

Devo mettermi i viaggio verso il Sud. Sicuramente riuscirò a trovare i miei amici o almeno sapere i loro sogni.

Ho lasciato Milano città losca per tutto il malaffare che l’umanità abbia mai abitato. Ho lasciato la Milano di Mussolini, di Craxi, di Berlusconi, di Bossi, di Formigoni. Un’orribile città che è stata accondiscendente verso tali personaggi.

Mi sistemo in una zona del Lazio ancora non frequentata dalla civiltà banditesca, sento che da queste parti la mia ricerca darà buoni frutti.

 U’ MASCI’E’RE.

Piano inclinato dell’incubo di G. Ferrara.

Noto picchiatore di Valle Giulia nonché ex stalinista, schedatore di operai Fiat, craxiano e informatore Cia, anchorman televisivo al soldo berlusconiano, viene inseguito da una banda di Gremlin, catturato e impalato, legato come un enorme salsiccia viene rosolato su un prato di carboni. Tutt’intorno i Gremlin si preparano ad assaporare un sontuoso arrosto che mentre sfrigola nel suo grasso viene inondato dallo chef Gremlin di aglio, aceto, prezzemolo.

Ferrara urla in preda al panico e chiede perdono di tutto, il suo sogno diventa un incubo, non immagina che può essere mangiato da piccoli mostriciattoli. Chiede aiuto alla moglie che impassibile con voce acida gli sussurra che deve aver coraggio, resistere ai Gremlin perché sono comunisti. Si offre al posto del marito ma i Gremlin sghignazzando le rispondono che non mangiano ossa.

Mi introduco nell’incubo di Ferrara chiedendogli cosa può dirmi al riguardo di un fatto molto eclatante che è occultato. Gli indizi mi portano a Roma, dunque lui deve sapere qualcosa.

“Ricordo di un’occupazione di un palazzo del Vaticano anni addietro, il fatto venne tenuto nascosto per motivi di sicurezza sociale. Non ricordo altro”.

Mi chiede di aiutami ad uscire dall’incubo. Nisba

Decido il rientro.

Con pochi indizi devo ancora entrare nei sogni che mi diano delle risposte. Devo assolutamente sapere quello che è successo ai miei amici.

Domani andrò a Roma. Credo che qualcosa verrà fuori.

Parto presto all’alba, la giornata è serena. Arrivo a Roma presto senza intoppi o ritardi. Roma è sempre la stessa, bella invitante ingannevole e caciarona, con quartieri dove tutto è possibile. L’umanità romana sul piano popolare fa ancora da padrona. Tutti sono disponibili e indispensabili per qualsiasi informazione folcloristica. Ma nei palazzi, nei palazzoni tetri del potere l’omertà regna sovrana. Nessun addetto, portiere o usciere mi ha dato qualche indizio per aiutarmi nella mia ricerca. Mi fermo nella piazza dove c’è la statua di G. Bruno. Mi siedo di fronte alla statua, guardo verso l’alto e vedo per la prima volta il viso di G. Bruno.

U’ FUCHE’RAZZE

Piano inclinato nella storia medievale.

Nell’anno 1600 giubileo per ordine di papa Clemente VIII il cardinal Bellarmino dà ordine di bruciare frate G. Bruno.

Sono Giordano Bruno. Dopo lunghe torture subite ho mantenuto fede alle mie convinzioni. Persino il cardinal Bellarmino dopo avermi tenuto per giorni nella “culla di Giuda” ha dovuto arrendersi. Se un giorno leggerete l’atto della sentenza che mi riguarda noterete i nomi altisonanti che decisero la mia morte. La ricompensa per Bellarmino fu la santificazione, tutti i suoi complici furono beatificati da quel carnefice di papa Clemente VIII.

Perciò una fredda mattina del 1600 venni bruciato in piazza Campo dei Fiori.

Il tuo sogno è sospeso in questo luogo da molti anni. Sai darmi delle indicazioni su quel che è successo qui, qualcosa che riguarda tre persone che occuparono un palazzo nelle vicinanze per una dimostrazione rivoluzionaria ?

Sono successe molte cose in tanti anni dopo la mia storia, molte volte incrocio anch’io sogni altrui, qualche voce è circolata qualche anno fa. Devi informarti su un vecchio palazzo vaticano in disuso.

Qualcosa troverai.

Rientro per riposarmi. Domani tenterò di rintracciare il palazzo che mi è stato indicato. Faccio un bilancio di quello che finora sono riuscito a mettere insieme. Non è molto ma sono fiducioso che alla fine tutto verrà risolto.

Qualcosa comincia ad emergere. Sono stato a casa di un vecchio compagno dei Collettivi Autonomi dei Volsci che in quel tempo si interessava all’archiviazione dei documenti e volantini del Movimento Underground italiano.

Primo documento, senza data. (SOGNI IN DERIVA)

Siamo antichi per il futuro. Esercito di disubbidienza le cui storie sono armi. Da secoli in marcia su questo continente. Nei nostri stendardi è scritto “Dignità”. In nome di essa combattiamo che si vuole padrone di persone, campi, boschi e corsi d’acqua, governa con arbitrio, impone l’ordine dell’Impero, immiserisce le comunità.

Siamo i contadini della Jacquerie. I mercenari della Guerra dei Cent’anni razziavano i nostri villaggi. I nobili di Francia ci affamavano. Nell’anno 1358 ci sollevammo, demolimmo i castelli, ci riprendemmo ciò che ci apparteneva. Alcuni di noi furono catturati e decapitati. Sentimmo il sangue risalire le narici, ma eravamo ormai in marcia e non ci siamo più fermati.

Siamo i “Ciompi” di Firenze, popolo minuto di opifici e arti minori. Nell’anno 1378 un cardatore ci guidò alla rivolta. Prendemmo il Comune, riformammo Arti e Mestieri. I padroni fuggirono in campagna e di là ci affamarono cingendo d’assedio la città. Dopo due anni di stenti ci sconfissero, restaurarono l’oligarchia, ma il lento contagio dell’esempio non lo poterono fermare.

Siamo i contadini dell’Inghilterra che presero le armi contro i nobili per porre fine a gabelle e imposizioni. Nell’anno 1381 ascoltammo la predicazione di John Ball: “Quando Adamo zappava ed Eva filava chi era allora il padrone ?”. Con roncole e forconi muovemmo dall’Essex e dal Kent, occupammo Londra, appiccammo fuochi, saccheggiammo il palazzo dell’arcivescovo, aprimmo le porte delle prigioni. Per ordine di Riccardo II molti di noi salirono il patibolo ma nulla sarebbe stato come prima.

Siamo gli Hussiti. Siamo i Taboriti. Siamo artigiani e operai boemi, ribelli al papa, al re e all’imperatore dopo che il rogo consumò Jan Hus. Nell’anno del 1419 assaltammo il municipio di Praga, “defenestrammo” il borgomastro e i consiglieri comunali. Re Venceslao morì di crepacuore. I potenti d’Europa ci mossero guerra chiamando alle armi il popolo ceco. Respingemmo ogni invasione, contrattaccammo entrando in Austria, Ungheria, Brandeburgo, Sassonia, Franconia, Palatinato…Il cuore di un continente nelle nostre mani. Abolimmo il servaggio e le decime. Ci sconfissero trent’anni di guerre e di crociate.

Siamo i 34.000 che risposero all’appello di Hans il pifferaio. Nell’anno 1476 la Madonna di Niklashausen si rivelò ad Hans e disse: “Niente più re né principi. Niente più papato nè clero. Niente più tasse né decime. I campi, le foreste e i corsi d’acqua saranno di tutti. Tutti saranno fratelli e nessuno possiederà più del suo vicino”. Arrivammo il giorno di Santa Margherita, una candela in una mano e una picca nell’altra. La santa Vergine ci avrebbe detto cosa fare. Ma i cavalieri del vescovo catturarono Hans, poi ci attaccarono e ci sconfissero. Hans bruciò sul rogo. Non così le parole della Vergine.

Siamo quelli dello Scarpone, salariati e contadini dell’Alsazia che nell’anno 1493 cospirarono per giustiziare gli usurai e cancellare i debiti, espropriare le ricchezze dei monasteri, ridurre lo stipendio dei preti, abolire la confessione, sostituire il tribunale imperiale con i giudici di villaggio eletti dal popolo. Il giorno della Santa Pasqua attaccammo la fortezza di Schlettstadt ma fummo sconfitti e molti di noi impiccati o mutilati ed esposti al dileggio delle genti. Ma quanti di noi proseguirono la marcia portarono lo Scarpone in tutta la Germania. Dopo anni di repressione e riorganizzazione, nell’anno 1513 lo Scarpone insorse a Friburgo. La marcia non si fermava nè lo Scarpone ha più smesso di battere il suolo.

Siamo il Povero Konrad contadini di Svevia che si ribellarono alle tasse su vino, carne e pane. Nell’anno 1514 in 5.000 minacciammo di conquistare Schorndorf nella valle di Rems. Il duca Ulderico promise di abolire le nuove tasse e ascoltare le lagnanze dei contadini ma voleva solo prendere tempo. La rivolta su estese a tutta la Svevia. Mandammo delegati alla Dieta di Stoccarda che accolse le nostre proposte ordinando che Ulderico fosse affiancato da un Consiglio di Cavalieri, Borghesi e Contadini e che i beni dei monasteri fossero espropriati e dati alla Comunità. Ulderico convocò un’altra Dieta a Tubinga, si rivolse ad altri principi e radunò una grande armata. Gli ci volle del bello e del buono per espugnare la valle di Rems. Assediò e affamò il Povero Konrad sul monte Koppel, depredò i villaggi, arrestò 16.000 conadini, 16 ebbero la testa recisa gli altri furono condannati a pagare forti ammende. Ma il Povero Konrad si solleva ancora.

Siamo i contadini d’Ungheria che adunatisi per la crociata contro il Turco decisero invece di muovere guerra ai signori nell’anno 1514. 60.000 uomini in armi, guidati dal comandante Dozza, portarono l’insurrezione in tutto il paese. L’esercito dei nobili ci accerchiò a Czanad dov’era nata una repubblica di eguali. Ci persero dopo due mesi di assedio. Dozza fu arrostito su un trono rovente, i suoi luogotenenti costretti a mangiare le sue carni per avere salva la vita. Migliaia di contadini furono impalati o impiccati. La strage e quell’empia eucarestia deviarono ma non fermarono la marcia.

Siamo l’esercito dei contadini e dei minatori di Thomas Muntzer che nell’anno 1524 al grido di “Tutte le cose sono comuni” dichiararono guerra all’ordine del mondo. I nostri Dodici Articoli fecero tremare i cuori delle genti. I Lanzichenecchi ci sterminarono in Turingia e Munzter fu straziato dal boia. Ma chi poteva più negarlo? Ciò che apparteneva alla terra ad essa sarebbe tornato.

Siamo i lavoratori e i contadini senza podere che nell’anno 1649 a Walton-on-Thames nel Surrey occuparono la terra e presero a sarchiarla e a seminarla. “Digger” (Zappatori) ci chiamarono. Volevamo vivere insieme, mettere in comune i frutti della terra. Più volte i proprietari terrieri istigarono contro di noi folle inferocite. Villici e soldati ci assalirono e rovinarono il raccolto. Quando tagliammo la legna del bosco del Demanio i signori ci denunciarono decendo che avevamo violato le loro proprietà. Ci spostammo a Cobhan Manor dove costruimmo case e seminammo grano. La cavalleria ci aggredì e distrusse le case e calpestò il grano. Ricostruimmo e riseminammo. Altri come noi si erano riuniti nel Kent e in Northamptonshire. Una folla in tumulto li allontanò. La legge ci scacciò e non esitammo a rimetterci in cammino.

Siamo i servi, i lavoratori, i minatori, gli evasi e i disertori che si unirono ai Cosacchi di Pugacev, per rovesciare gli autocrati di Russia e abolire il servaggio. Nell’anno 1774 ci impadronimmo delle roccaforti, espropriammo ricchezze e dagli Urali ci dirigemmo verso Mosca. Pugacev fu catturato ma il seme avrebbe dato i suoi frutti.

Siamo l’esercito del generale Ludd. I nostri padri furono scacciati dalle terre su cui vivevano. Noi fummo operai tessitori. Poi arrivò l’arnese: il telaio meccanico… Nell’anno 1811 nelle campagne dell’Inghilterra per 3 mesi colpimmo fabbriche, distruggemmo telai, ci prendemmo gioco di guardie e contestabili. Il governo ci mandò contro decine di migliaia di soldati e civili in armi. Una legge infame stabilì che le macchine contavano più delle persone e chi le distruggeva veniva impiccato.

Lord Byron ammonì:” Non c’è abbastanza sangue nel vostro codice penale che se ne deve versare altro perché salga al cielo e testimoni contro di voi? Come applicherete questa legge? Chiuderete un intero paese nelle sue prigioni? Alzerete una forca in ogni campo e appenderete uomini come spaventa corvi? Sono questi i rimedi per una popolazione affamata e disperata?”

Scatenammo la rivolta generale ma eravamo provati, denutriti. Chi non penzolò col cappio al collo fu deportato in Australia. Ma il generale Ludd cavalca ancora di notte al limitare dei campi e raduna ancora le armate.

Siamo le moltitudini operaie del Cambridgeshire agli ordini del capitano Swing nell’anno 1830. Contro leggi tiranniche ci ammutinammo, incendiammo fienili, sfasciammo macchinari, minacciammo i padroni, attaccammo i posti di polizia, giustiziammo i delatori. Fummo avviati al patibolo ma la chiamata del capitano Swing serrava le file di un esercito più grande. La polvere sollevata dal suo incedere si posava sulle giubbe degli sbirri e sulle toghe dei giudici. Ci attendevano 150 anni di assalto al cielo.

Siamo: i tessitori di Slesia che si ribellarono nell’anno 1844, gli stampatori di cotonate che in quello stesso anno infiammarono la Boemia, gli insorti proletari dell’anno 1848, gli spettri che tormentarono le notti dei papi e degli zar, dei padroni e dei loro lacchè. Siamo quelli di Prigi dell’anno 1871. Abbiamo attraversato il secolo della follia e delle vendette e proseguiamo la marcia.

“Loro” si dicono nuovi, si battezzano con sigle esoteriche: G8, Fmi, Wto, Nafta, Ftaa….Ma non ci ingannano, sono quelli di sempre. “Gli ècorcheur” che razziano i nostri villaggi, gli oligarchi che si ripresero Firenze, la corte dell’imperatore Sigismondo che attirò Jan Huss con l’inganno, la Dieta di Tubinga che obbedì a Ulderico e annullò le conquiste del Povero Konrad, i principi che mandarono i Lanzichenecchi a Frankenhausen, gli empi che arrostirono Dozza, i proprietari terrieri che tormentarono gli Zappatori, gli autocrati che vinsero Pugacev, il governo contro cui tuonò Byron, il vecchio mondo che vanificò i nostri assalti e sfasciò ogni scala per il cielo.

Oggi con la Trilateral e il Club Bilderberg hanno un nuovo impero, su tutto l’orbe impongono nuove servitù della gleba, si pretendono padroni della Terra e del Mare.

Contro di loro, ancora una volta, noi uomini liberi ci solleviamo.

U’ SCAZZE’RIDDE

Finalmente entro nel sogno giusto: il sogno di don Franco Ratti, il prete che vuol valorizzare un sogno grandioso per una chiesa libera.

Liberare il Vaticano dai suoi orpelli, dare tutte le ricchezze allo stato italiano (sic), riformare l’eucarestia, un nuovo papa eletto dal popolo dei credenti residente a Gerusalemme. Il cristianesimo vedrà fiorire nel suo seno il protagonismo inter-familiare. La chiesa sarà chiesa di chiese, cioè chiesa di famiglie. Il cristianesimo del futuro prossimo venturo è di carattere domestico non templare e postula la presidenza eucaristica del “pater” e della “mater familias”.

Scardinare il diritto canonico con i presbiteri mobili e itineranti a cui spetta di coordinare l’illuminazione teologica e l’animazione spirituale attraverso la Parola, riservandosi la direzione eucaristica solo in occasioni solenni. Ritornare a Corinto dove chi presiede la comunità presiede l’eucarestia stessa. Cioè l’eucarestia di Corinto viene celebrata in casa e presieduta dalla coppia ospitante o da uno dei suoi membri.

Mi accusano di essere un folle perché sono progressista. Sono un folle perché i progressisti sono dei folli. Sono folle perché sostengo il celibato libero dei preti, il sacerdozio delle donne.

Sono folli tutti i teologi del dissenso, soprattutto è folle quella chiesa che, coniugando fede e laicità, spirito e storia, avanza, monta e diventa inesorabilmente maggioranza. Tutto questo abbiamo sostenuto con la comunità del MO.CO.VA.

Negli ultimi mesi della mia vita, con convinzione, ho scelto di seguire il Signore lungo il più “irrazionale” dei percorsi che lui ha voluto suggerirmi. Dietro le quinte, lontano dai clamori mediatici che tanto mi infastidiscono, senza mai indugiare ho colmato la mia sete in Dio saziandomi quotidianamente solo di una particella di Pane.

Questa è stata la mia “follia” che si incrocia con quella dei tuoi fraterni compagni, il loro sogno è partito da Roma con una occupazione di un palazzo vescovile in disuso dove hanno emanato comunicati per lo scioglimento del Parlamento italiano, per l’arresto di tutti i parlamentari coinvolti in vari illeciti, la promozione di un Comitato Rivoluzionario fatto da operai, impiegati e altri lavoratori, per promuovere una grande rivoluzione culturale e morale, promuovere con lo scioglimento di tutti i partiti coinvolti nel crollo morale italiano un governo provvisorio per preparare una votazione democratica del popolo per eleggere un governo con nuovi soggetti politici e per portare il paese in una nuova fase di democrazia avanzata.

Dopo alcuni giorni, essendo stati individuati, sono stati catturati dalla gendarmeria del Vaticano, rinchiusi in celle di sicurezza vaticane in attesa di essere consegnati alle autorità italiane.

Sono evasi nottetempo per seguire i sogni di altri sognanti che si stanno dirigendo verso Genova.

Conosco tutto ciò, amico mio, e spero che tu ti possa unirti ai loro sogni.

Genova. PENISOLA ITALICA

Di un anno che non finisce mai.

I principali e fondamentali articoli dei/delle sognanti in lotta per la dignità, in relazione a quelle faccende di cui si sentono offesi.

Articolo 1°

E’ nostra volontà e ferma risoluzione che in futuro nessuna assemblea abbia potere e autorità nel prendere decisioni riguardo alla Terra senza che i suoi membri siano stati preposti dalla Comunità a svolgere questa precisa funzione. Se dovessero in seguito agire in maniera impropria con nostro diritto possiamo revocarli.

Articolo 2°

In secondo luogo siamo del tutto convinti che si debba ridurre l’iniquo divario tra il prezzo dei prodotti e il compenso di chi produce. Questa ricchezza deve essere ridistribuita, quindi chiediamo che in tutta la Terra venga fissato un compenso base tale da assicurare a chi lavora un sostentamento decente e sufficiente per sé e per i suoi.

Ciascuna nazione dovrà imporre il rispetto di questo requisito, affinchè in futuro nessuno sia costretto dalla povertà a lasciare la sua terra e a vendere la sua stessa vita.

Articolo 3°

In molti luoghi della Terra è costume che uomini e donne siano tenuti come proprietà personali da chi dà loro un lavoro. Ciò è molto riprovevole. Altresì che uomini e donne per entrare in una nazione debbano vendersi a bande frontaliere e che le nazioni povere siano schiave del loro debito nei confronti di nazioni ricche e ancora sottomesse per la remissione del debito in cambio di appalti e sempre più soggiogate da servigi che vengono loro richiesti per ottenere aiuti.

Vi garantiamo dunque che d’ora in avanti non sopporteremo più tutte queste schiavitù.

Articolo 4°

Troviamo insensato, poco fraterno, egoista e contrario alla dignità impedire a uomini e donne migranti l’attraversamento libero delle frontiere delle nazioni ricche, soprattutto dal momento che lo stesso non vale per i signori della Terra lasciati irresponsabilmente liberi, come animali, di attraversare e devastare i paesi degli stessi migranti. Pertanto è nostro desiderio che la libertà di movimento sia garantita a tutti gli uomini e donne della terra.

Articolo 5°

Ci riteniamo particolarmente offesi in merito all’occupazione delle città, perché i signori si impadroniscono di intere città soltanto per sé stessi. Se un abitante desidera di essere lasciato in pace deve procurarsi un permesso (forse è meglio se prende una vacanza). Riguardo alle città che di volta in volta cadono nelle mani dei signori è nostra opinione che debbano tornare in possesso della Comunità e inoltre che ogni membro di essa debba essere libero di andare e venire senza impedimento.

Articolo 6°

Questa richiesta riguarda gli eccessivi servigi che si moltiplicano ogni giorno pretesi dai signori. Che si sappia che mai più ci lasceremo sfruttare in tal modo. Ci spettano condizioni di lavoro migliori dal momento che i nostri antenati combatterono con successo per questo.

Articolo 7°

No permetteremo mai più a noi stessi di farci opprimere ulteriormente dai signorie loro non potranno più ottenere da noi servigi non pagati ma dovranno lasciarci godere in pace la nostra vita.

Chiediamo un reddito garantito e universale per tutti, lavoratori e non, precari, atipici, in nero, piccolissimi imprenditori, liberi professionisti, uomini e donne senza fonti di sostentamento.

Noi continuamente svolgiamo con le nostre persone e con le nostre relazioni una quantità di servigi che i padroni della Terra non ci riconoscono e che si ostinano a non chiamare “lavoro” perché altrimenti dovrebbero ammettere che ci spetta una rendita per tutte queste cose.

Articolo 8°

Siamo molto gravati da beni il cui prezzo non possiamo sostenere, ma oltremodo ci appare rovinoso e indegno quello che i signori della Terra impongono sui medicamenti irrinunciabili per la salvaguardia della nostra salute. Raccogliere denaro per la ricerca, la prevenzione e la cura nel migliore dei casi serve solo a rimandare il problema. Vogliamo per questi medicamenti un prezzo accessibile per tutti. Desideriamo che non venga ostacolata la loro produzione anche senza autorizzazione dei proprietari della ricetta né che venga impedito l’acquisto da nazioni in cui costano meno.

Articolo 9°

Crediamo che nuove leggi valide su tutta la Terra possano limitare l’arbitrio dei signori, ma dovremmo incrementare l’azione dei singoli territori, dai borghi alle nazioni, affinchè anche le leggi locali, spesso più efficaci, sbarrino il passo all’arbitrio dal momento che non possiamo sconfiggere oppressioni lontane quando tolleriamo ingiustizie vicine.

Articolo 10°

Quello che ci offende è l’appropriazione individuale di piante, animali, medicamenti e informazione che appartengono alla Comunità. Ce li riprenderemo.

Non vogliamo che brevetti privati ci impediscano di godere dei frutti della terra, di servirci di medicamenti e conoscenze prodotti utilizzando dati e denaro comuni. Medicamenti indispensabili alla salute e di informazioni e conoscenze che interessano la Comunità e maggiormente quando i signori vogliono appropriarsi delle conoscenze ottenute con lo studio delle nostre persone.

Articolo 11°

Chiediamo la totale abolizione del tributo di morti che dobbiamo pagare ai signori della Terra. Ci rifiutiamo di sopportare che vedove e orfani siano privati della loro dignità violando la giustizia e il diritto come è accaduto in molti posti: Bhopal, Shenzen, Italia e per milioni di terribili e trascurati” incidenti” sul lavoro. Chiediamo norme di sicurezza valide in tutta la Terra e che i signori della Terra quando commerciano all’estero assicurino a chi lavora le stesse condizioni richieste dalle leggi che vigono nei loro paesi.

Conclusione

Se uno o più dei nostri articoli presentati si dimostreranno in disaccordo con la dignità umana, con i diritti degli uomini e delle donne della Terra o comunque irrealizzabili, rinunceremo ad essi quando questo ci verrà dimostrato. Se un articolo applicato ora si rivelasse in seguito ingiusto, lo considereremo invalidato. Allo stesso modo, come pensiamo, se i signori della Terra dovessero continuare ad offendere la nostra dignità di uomini e donne con sempre nuove angherie, decidiamo di riservarci il diritto di formulare ulteriori richieste.

U’FRE’CELLE

In questi luoghi, in queste strade la Moltitudine ha sognato un Mondo Nuovo, i suoi sogni sono impressi in via Tolemaide, nella Diaz, a Bolzaneto e in ogni luogo del mondo.

Questi luoghi sono stati calpestati dalla brutale violenza delle squadre della morte del potere che non sa che i sogni non si estinguono mai. Esso pensa che sospendendo i diritti democratici la Moltitudine si arrenderà. Non ha calcolato che i sogni si trasmettono da una generazione all’altra.

Si può interrompere un sogno per eccesso di violenza, ma i sogni tornano più grandi di prima.

Non si può fare nulla contro i sogni dei popoli.

E’ qui che ho ritrovato i miei vecchi compagni XAlogen, XTivoo, XO’conil, i miei fratelli sognanti.

U’ CARE’TIDDE

Prima di partire vado a trovare il vecchio amico Gallo che ogni mattina per tanti anni ha salutato il nuovo giorno che nasce.

E’ nel suo nido con il mezzo sigaro toscano nella bocca sdentata.

Gli chiedo dov’era il suo Cristo quando è successo tutto quel macello. Mi risponde che il Cristo marciava alla testa dei sognanti e che si è preso tante botte anche lui.

Che il Cristo che marciava con la Moltitudine non era quello del Vaticano ma quello dei sognanti, quello nato normalmente da Maria, senza nessuna divinità concepita.

Il Cristo tradito dai suoi compagni, non dal Giuda della Letteratura ma dagli intellettuali del suo gruppo.

Il Cristo che non voleva costruire una chiesa ma liberare l’umanità dalla tirannia dei sacerdoti del tempo. E’ lo stesso Cristo della Moltitudine che vule liberarsi dai nuovi tiranni.

Più chiaramente è il sogno che si realizza.

Saluto questa rivelazione e decido che il momento di partire è arrivato.

Vado a raggiungere la mia tribù Yaqui nel Messico per estendere i sogni a tutto il mondo.

(Riferimento: “La moltitudine di Genova”. Libero detournement per Momi-z)

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A. Montanaro

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