Le dittature fasciste si aggirano in Europa, mascherandosi dietro elezioni democratiche. In nome del diritto di opinione, il fascismo si diffonde e penetra nelle istituzioni della malata democrazia rappresentativa ed usa il potere per calpestare libertà e diritti di tutti. In particolare delle donne.

Come in Polonia, dove il governo ha dichiarato guerra alle donne, calpestando le loro scelte attraverso l’uso antidemocratico del sistema giudiziario ed esecutivo e passando dal divieto di aborto anche in caso di malformazioni fetali.

Le sanguinarie associazioni cattoliche appoggiano il governo criminale polacco, ispirato al dominio maschile e patriarcale.

Chiediamo il ritiro dell’ambasciatore italiano dalla Polonia, come primo atto.

Anche in Italia non siamo messi bene. Anche qui il fascismo si diffonde tramite le istituzioni e a tutti i livelli di governo. E i segnali sono tanti. Come la recente perquisizione alla Casa delle donne Lucha Y Siesta, che ospita donne in uscita dalla violenza, o come la proposta di legge, in Umbria, a firma Lega, che intende modificare il testo unico in materia di Sanità e Servizi Sociali della regione.

Le pubblicità cattolica contro le scelte delle donne nella gravidanza sono all’ordine del giorno e agiscono indisturbate dove le amministrazioni sono fascio-leghiste.

I femminicidi non si fermano mai e i giornali continuano a parlarne in termini che sminuiscono le responsabilità degli aggressori e omicidi, tutelandoli.

Proprio la responsabilità è il punto di partenza di ogni nostra azione di cambiamento: la violenza sulle donne ci riguarda. A partire da questa responsabilità devono cambiare i nostri comportamenti individuali e però anche gli elementi strutturali quindi l’organizzazione del lavoro salariato e di cura, la formazione nelle scuole oltre che in magistratura e forze dell’ordine, l’organizzazione dei servizi socio-sanitari.

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