Pandemia, green pass e biopolitica

Pandemia, green pass e biopolitica

Cosa mettono in campo i movimenti no-vax? Guardiamo ai discorsi e alle pratiche. L’individualiasmo e l’iperliberismo sono ciò che li caratterizza. Nel dichiararsi “contro il controllo sociale securitario”, mettono insieme ambienti di destra ma anche anarco individualist* che si sono ingenuamente accodat*. Si presentano come avanguardia illuminata che vuole guidare quelli che non sanno quel che fanno. Affermano la “libertà di un individuo contro gli altri“, cioè la libertà di essere contaminati, di far sì che il virus circoli, di far durare a lungo la pandemia ed amplificare la disgregazione sociale legata a questo.

Parlano di una libertà egocentrica, della serie che il mondo può finire ma le libertà puramente individuali non devono essere toccate. Quel che capita agli altri non interessa. E’ una visione spenceriana in cui sopravvivono i più forti, sani, e con buone difese immunitarie, rivestita con la vernice di una immaginaria “naturalità”. Questo infatti è contenuto nei loro discorsi, quando affermano di non voler mettere nel proprio corpo sostanze “altre” e che ciascuno deve vedersela con le proprie risorse (genetiche, immunitarie, etc) rifiutando l’idea che solo collettivamente si può uscire da questa situazione. Questa è la distruzione della solidarietà per un immaginario politico ultra liberale ed antiegualitario.
Lo scetticismo verso le cure contro il covid si allea con la resistenza contro lo stato e il potere (notare il grido “libertà, libertà”) ma in questa protesta il “noi” non esiste.

La confusione creata dal governo sulla gestione dei servizi pubblici, come scuole, trasporti, sanità, ha contribuito largamente alla prosperità di questo movimento non egualitario, né emancipativo, né liberatorio.
Si è passati dal “noi” dei movimenti no global, che nel loro anticapitalismo raccoglievano i residui della lotta di classe, all’io… io so, io voglio, io giudico. La pandemia ha portato alla luce quello che era dentro il corpo popolare a partire dalla sua disgregazione. In questo senso questi movimenti sono ultraliberisti: conta solo il mio desiderio, il mio corpo, la mia scelta, la mia libertà, la mia salute, il mio piccolo gruppo. Sono espressione di una libertà feroce dell’io, narcisisti egoisti truccati da antisistema, all’offensiva verso i più fragili cui non resta nessuna chance. Sono quindi funzionali, in realtà, sia allo stato che alle forze fasciste. Chi conosce le famiglie ideologiche del Novecento, sa che si tratta di movimenti antimarxisti.

Nel rifiutare questa prospettiva, riformuliamo anche il tema del green pass, che in quanto tale è solo uno dei tanti strumenti di controllo burocratico poliziesco. Il nucleo della nostra ribellione non è il green pass. Ma è il controllo dei nostri dati sanitari in un contesto di iperliberismo in cui la salute è una merce come altre, anzi la più profittevole delle merci. È la mancanza di ricerca scientifica indipendente dagli interessi delle multinazionali, che significa tecnica asservita al potere. È la distruzione della medicina territoriale e con essa il mancato investimento sulla medicina di prevenzione e quindi di tutto ciò che contribuirebbe ad evitare le ospedalizzazioni. È la privatizzazione della sanità in cui gruppi industriali si avvantaggiano di denaro pubblico per costruire ospedali e con essi il proprio potere economico. Il cuore della nostra ribellione è la responsabilità sociale e il bene collettivo.

Vito Dileo

Image: ‘Physically distancing Canadians‘ 
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Memoria antifascista

Memoria antifascista

Dopo l’ennesima cancellazione da parte del Comune per stupidi motivi di “decoro”, oggi il murales in memoria di Dax in Darsena a Milano è stato ripristinato e al suo volto si sono aggiunti quelli della partigiana Lia, di Marielle Franco, e di Carlo Giuliani. L’operazione è stata organizzata da collettivi antifascisti milanesi e presidiata da molti/e compagni e compagne.

Tutti i mesi dell’anno sono segnati da date che ci ricordano le uccisioni di compagni e compagne dal dopo guerra fino ai giorni nostri. Pensiamo che come il 25 aprile segna la liberazione dal nazi fascismo e con esso di tutti i partigiani e non, oggi, dal dopoguerra ad oggi, avremmo bisogno di una data per ricordare tutte le persone uccise da fascisti o apparati dello stato.

Le memorie individuali prima o poi si dileguano, ma una una data come quella del 25 aprile si rinnova anno dopo anno per generazioni, restando nella memoria collettiva. Fino a quando non avverrà comunque, saremo presente a tutte le commemorazioni. Il nostro antifascismo sarà sempre presente là dove attecchiscono i semi del fascismo, che tenterà di manifestasi in tutte le sue forme, anche attraverso le istituzioni e nel revisionismo storicoAntifascismo e barricate, saluti a pugni chiusi!

Chiediamo il richiamo dell’ambasciatore italiano dalla Polonia, firma la petizione

Chiediamo il richiamo dell’ambasciatore italiano dalla Polonia, firma la petizione

Chiediamo il richiamo dell’ambasciatore italiano dalla Polonia per chiarimenti sullo Stato di diritto di questo paese in relazione a provvedimenti che non colpiscono solo i cittadini e le cittadine polacche, ma mettono in dubbio le regole comuni che sanciscono il patto di adesione alla Comunità europea e dunque ci riguardano.

La sentenza del Tribunale costituzionale polacco, entrata in vigore il 27 gennaio ’21, rifiuta “il benessere della donna come motivo valido per l’interruzione della gravidanza anche in caso di patologie fetali gravi e incompatibili con la vita” e apre la strada a potenziali ulteriori divieti di aborto in caso di stupro e incesto. 

La decisione del Tribunale costituzionale va letta nel contesto più ampio dell’attuale crisi dello Stato di diritto in Polonia, crisi che colpisce l’indipendenza della magistratura. La legittimità del Tribunale costituzionale, infatti, è stata gravemente minata dalle riforme attuate dal 2015 dal partito al governo, come denunciato dai dossier dei partiti di opposizione e da organizzazioni a difesa dei diritti umani.

Dal 22 ottobre scorso, la repressione del governo tramite la polizia di Stato non si è mai interrotta – sia durante le molte manifestazioni di protesta che avvengono nel paese, sia al di fuori – come denunciato dalle attiviste e dalle organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International, IPPF, Civicus. Durante le manifestazioni si ripete la tattica illegale, definita “kettling”, dove le persone in strada sono bloccate dentro al cordone di polizia, è impedito loro di muoversi e allo stesso tempo si chiedono loro i documenti di identità per essere poi accusate di “partecipazione a un raduno illegale”. Inoltre le persone sono arrestate e trattenute illegalmente, deportate dal luogo di fermo in sedi molto distanti, in modo da essere più difficilmente raggiunte dal supporto legale.

Per questi motivi ci rivolgiamo al Ministero degli Affari esteri, al capo del governo e al Presidente della Repubblica.

Contatti: laviolenzasulledonneciriguarda@gmail.com

Firma la petizione: https://www.change.org/p/ministero-degli-affari-esteri-e-della-cooperazione-internazionale-polonia-ritiro-dell-ambasciatore-italiano

Polonia, fascisti nel cuore dell’Europa

Polonia, fascisti nel cuore dell’Europa

Le dittature fasciste si aggirano in Europa, mascherandosi dietro elezioni democratiche. In nome del diritto di opinione, il fascismo si diffonde e penetra nelle istituzioni della malata democrazia rappresentativa ed usa il potere per calpestare libertà e diritti di tutti. In particolare delle donne.

Come in Polonia, dove il governo ha dichiarato guerra alle donne, calpestando le loro scelte attraverso l’uso antidemocratico del sistema giudiziario ed esecutivo e passando dal divieto di aborto anche in caso di malformazioni fetali.

Le sanguinarie associazioni cattoliche appoggiano il governo criminale polacco, ispirato al dominio maschile e patriarcale.

Chiediamo il ritiro dell’ambasciatore italiano dalla Polonia, come primo atto.

Anche in Italia non siamo messi bene. Anche qui il fascismo si diffonde tramite le istituzioni e a tutti i livelli di governo. E i segnali sono tanti. Come la recente perquisizione alla Casa delle donne Lucha Y Siesta, che ospita donne in uscita dalla violenza, o come la proposta di legge, in Umbria, a firma Lega, che intende modificare il testo unico in materia di Sanità e Servizi Sociali della regione.

Le pubblicità cattolica contro le scelte delle donne nella gravidanza sono all’ordine del giorno e agiscono indisturbate dove le amministrazioni sono fascio-leghiste.

I femminicidi non si fermano mai e i giornali continuano a parlarne in termini che sminuiscono le responsabilità degli aggressori e omicidi, tutelandoli.

Proprio la responsabilità è il punto di partenza di ogni nostra azione di cambiamento: la violenza sulle donne ci riguarda. A partire da questa responsabilità devono cambiare i nostri comportamenti individuali e però anche gli elementi strutturali quindi l’organizzazione del lavoro salariato e di cura, la formazione nelle scuole oltre che in magistratura e forze dell’ordine, l’organizzazione dei servizi socio-sanitari.

#ToJestWojna

#Women’s#Strike

#StajkKobiet

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