Il principio scritto nell’articolo 21 della  Costituzione dice “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”. L’esercizio di tale libertà è oggi snaturato in modo particolare dai progressi tecnici della manipolazione di massa, della pubblicità, della spettacolarizzazione del vissuto, che mirano ad assoggettare al potere del denaro e al denaro del potere una coscienza svilita e un pensiero votato all’indigenza e all’autoesclusione.

Lo spettacolo del mondo al quale assistiamo da spettatori passivi viene offerto ai nostri occhi e alle nostre orecchie secondo un’evidente diversità di scenari al servizio dell’interesse dei registi e dei loro finanziatori.
Ciò che viene fatto conoscere implica sempre qualche “ritocco”, una luce particolare, una retorica affinata o grossolana, un’arte di occultare l’essenziale e di dosare bene, mediante l’impatto emotivo, l’esistenza patetica e gli effetti di ripetizione dai territori d’ombra e di silenzio.

Minzolini, Fede, Vespa e altri giornalisti della carta stampata, sono i maestri della disinformazione che ogni giorno bombardano occhi e orecchie obbedendo a intriganti interessi del tirannello di turno. Non si possono ignorare che , seppure riversate alla rinfusa, esse ci vengono ammannite in un imballaggio mediatico.

Occorre togliere dall’involucro, vagliarle, così come si scartano e si seminano quei prodotti di consumo che a volte sono, sono stati e diventeranno rapidamente spazzatura.

La libertà illimitata di espressione non è un dato di fatto ma una conquista che l’obbligo dell’obbedienza non ha favorito fino ad oggi.
Non esiste un uso buono o cattivo della libertà d’espressione, ma soltanto un uso autoritario di essa. La monarchia del Partito della Libertà e dell’Amore (sic) virtuale, dovrebbe ricordarci che essa serve innanzitutto da avvallo ad una monarca per farsi le sue leggine personali. E’ una libertà indebitamente concessa dal vecchio istinto fascistoide che l’Italia ha sempre nutrito.

Ecco perché bisogna spazzare via ogni ambiguità, concedere tutte le libertà all’umano e nessuna alle pratiche tiranniche. L’assoluta tolleranza di tutte le opinioni deve avere come fondamento l’intolleranza assoluta di tutte le barbarie. Il diritto di dire tutto, di pensare tutto, di vedere e sentire tutto scaturisce da un principio prioritario secondo cui non esiste né diritto di uccidere, di torturare, di maltrattare, di opprimere, di coartare, di affamare, di sfruttare.
La cosiddetta libertà di predare è un non senso che siamo tenuti a sradicare nell’uomo e nella società.

AM

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