Diafani, immobili, alla ricerca di una trasparenza del giorno, attenti ai segni che si cancellano nei minimi movimenti, chiusi nella penombra in attesa dei temporali, nelle diversità si immaginano punti di riferimento per rompere il filo del tempo.

Nella coscienza alterata dell’occidente, tutto quello che prometteva cade a pezzi.

Succede nella Francia e dintorni quello che nel lungo letargo i cittadini hanno per molti anni conosciuto. Nascondersi dietro mulini al vento per nobilitarsi novelli Don Chischiotte (Cervantes) senza conoscere che per anni si è stati solo dei Sancio.

Quel mal di vivere che secerne la bile nera, lo ritroviamo nel governo del paese.

Noi non siamo la Francia, non siamo come gli angeli di dio nelle scene di “Boris-Godunov” e non ci toccano i torbidi che si aggirano nell’Europa mercantile e asociale. Noi siamo morti dentro!

Siamo passati dai confessionali ai divani per approdare al ruolo di consumatori. Seguendo la teoria del desiderio consumiamo tutto, tutto diventa merce fino alla perversione guerriera come strumento di potere. Lasciandoci alle spalle rovine e cimiteri, fino all’ultim_ uman_ che rimarrà sul pianeta dopo il declino e la distruzione perpetua della natura.

Il futuro è chiuso in una bolla pronta allo scoppio. Non ci sarà salvezza divina, l’estinzione porta la firma di noi stessi. Il finale di partita è già in atto.

Le grandi civiltà del passato ci hanno lasciato molte testimonianze di umanità.

Noi lasceremo il nulla.

A. Montanaro

10/7/2023

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