Caro Presidente-uomo Mattarella, nell’augurarLe un buon anno di pace, di stabilità economica (per la quale è in abbondanza tutelato) e di serenità in salute, la ringraziamo per le Sue parole e per la Sua sensibilità: per il lavoro che manca, per l’ambiente in via di distruzione, per i giovani e le famiglie, per gli imprenditori, per l’odio diffuso attraverso i media, per le disabilità; per il militari impegnati nella guerra al terrorismo (il che giustifica le enormi spese militari a discapito di ricerca, sanità, istruzione), per il sacrificio delle forze dell’ordine, per il sacrificio dei vigili del fuoco di Alessandria, per il sacrificio del sindaco di Rocca di Papa Emanuele Crestini.

Forse per distrazione – ad un uomo tanto sensibile non potrebbe sfuggire il problema – si è dimenticato di nominare i soprusi e l’emarginazione in cui sono costrette a vivere moltissime donne nel nostro paese. Una piaga sociale, umana e culturale figlia dell’ingiustizia e della violenza. Si è dimenticato di nominare le facilitazioni e i diritti di cui godiamo e che ci preoccupiamo poco di estendere, rendendoli, così, dei privilegi.

Caro Presidente-uomo, Lei esterna parole ed elargisce onoreficenze contro l’ingiustizia che colpisce il genere femminile solo in occasione dell’8 marzo. E nel resto dell’anno?

Cita il nostro Paese come crocevia di culture diverse, riconosciuto come culla della cultura con Dante, Raffaello, Leonardo da Vinci – non un accenno alle donne che lo hanno fatto grande e lo hanno reso quel che è. Mentre continuiamo a vivere nella misoginia e nella ingiustizia sociale sul genere femminile.

Accolga anche la nostra sensibilità di uomini, suvvia. Il maschilismo, e la conseguente condizione femminile, non “rende” nulla al nostro Paese, anzi, procura solo danni.

Vito Dileo

Vai alla barra degli strumenti