Al funerale della “democrazia” è protagonista un popolo di aspiranti dittatori, aspiranti autocrati, neo-autoritari, reazionari nostalgici e populisti-neofiti, e con sorpresa anche certi personaggi di pseudo-sinistra, consapevoli o no del proclama mussoliniano che citava: è finito il secolo del numero, della qualità, della maggioranza, comincia il secolo aristocratico: lo stato di tutti tornerà ad essere uno stato di pochi, ed eletti. Ci stiamo avviano in una dimensione “bio-morale”, nel senso che chi si sente bene (ricchi) è una brava persona, chi si sente male (i poveri) è una cattiva persona.
Nella neo-lingua meloniana, lo stivale italico calpesta i nemici (giornalisti, scrittrici, artiste, etc.) che non la pensano come il governo. Mentre si schiudono le porte del gangsterismo politico e di fascismo privo di ideologia, nelle reti TV primeggiano scenari che ricordano i “minuti di odio” come in 1984, il racconto di Orwell. L’essenza del bio-pensiero del governo rimanda alla duplice versione, una diversa dall’altra nel racconto dei fatti, il patriottismo silenzioso e difensivo, il nazionalismo offensivo e aggressivo. I cittadini, intanto, sono trattati come in una comunità di api e formiche. Così gli italiani nascono italiani, dove il significato dell’essere tali risiede nel vivere la propria vita in un peculiare (immaginario) stile italiano. Bisognerebbe ricordarsi di quella frase attribuita a Montesquieu sui francesi, “sono uomo per natura e italiano per caso”, prima di essere francesi, italiani eccetera, siamo esseri umani, mentre nel mondo molti esseri umani sono in esubero.
Siamo giunti finalmente nell’Abbazia di Théleme, dove la regola era racchiusa in un solo articolo, “fa ciò che vuoi”, nel senso di trovarsi nell’apatica malinconia umana.
Come l’evento che riguarda l’isola delle mummie che si è svolto nel villaggio Potémkin di Borgo Egnazia (il G7), per il quale vale il detto sui cannibali, “l’ultimo lo abbiamo mangiato ieri”, oppure la visione di Kurt Vonnegut che spinge a pensare alla nostra società come quella che non si è voluta salvare perché non è economicamente vantaggioso.