I cosiddetti “presocratici”, categoria falsa con cui si indica la schiera dei primi pensatori greci posta in apertura di ogni buon manuale di filosofia, attraverso l’analisi della natura tentavano di formulare principi utili al discorso politico-sociale. Sul loro esempio, l’uragano Irma di recente abbattutosi su tutta l’America può esser utile per ragionare sugli scenari socio-politici dell’oggi.

Un primo aspetto evidente è che la natura ci appare sempre più caotica: non più il regno dei grandi cicli e delle leggi immutabili, ma una realtà mutevole che resiste a qualsiasi classificazione. Così si presenta la natura ormai definitivamente cambiata dal nostro agire incontrollato. Per diversi secoli l’umanità non si è dovuta preoccupare dell’impatto ambientale delle sue attività produttive, ma oggi siamo ad un punto di non ritorno. Uragani, siccità, alluvioni, il riscaldamento globale, sono sintomi di una mutazione generale: la natura come luogo degli equilibri è svanito, siamo nell’era dell’antropocene. Era in cui il piano della natura e quello della cultura si sono fusi definitivamente. Delle catastrofi, nel corso della storia, si sono sempre verificate, ma nell’era dell’antropocene un fenomeno come Irma a chi è ascrivibile: all’umanità o alla natura?

Se si considera un secondo aspetto dell’analisi, ovvero quello legato al capitalismo, l’uragano Irma mette in bella mostra le disuguaglianze socio-economiche, che in America come nel vecchio continente, sono il frutto dell’economia capitalistica. Esempio evidente è quanto accaduto nella capitale del Texas (Houston): la maggior parte delle case distrutte sono quelle “popolari” (abitate prevalentemente da neri), poiché sorgono su terreni meno costosi, ma con più alto rischio di inondazione. Situazione opposta nei quartieri centrali (a maggioranza bianca).

Se poi si considera la situazione in Porto Rico il “caos del reale” è ancor più evidente. Messa in ginocchio dalla violenza dell’uragano, la regione è completamente senza energia elettrica, il suo sistema idrico e quello delle comunicazione sono seriamente danneggiati. Tre milioni e mezzo di cittadini americani bloccati su un’isola, aspettano dunque aiuto dal governo, ma per quanto sia assurdo, non è ancora stata annunciata alcuna manovra federale di aiuti. Il Porto Rico sembra destinato – così come mostra la stampa economica – a vendere le proprie infrastrutture al fine di potersi risollevare: nessun aiuto dal governo americano, ma una capitalizzazione dell’intera isola. Questo è la conferma di quanto sostiene Naomi Klein nel suo “Shock economy”: il capitalismo sfrutta le catastrofi (guerre, calamità naturali, crisi politiche) per sbarazzarsi dei vecchi limiti sociali e accrescere la propria potenza. L’unica dimensione etica di tutto questo “caos del reale” è rintracciabile nell’impegno incondizionato del capitalismo ad accrescere se stesso, pronto a mettere in gioco tutto, compresa la sopravvivenza dell’umanità, non per un guadagno, ma per la riproduzione del sistema fine a se stesso.

Che fare? Dispensare ricette per problemi di scala mondiale non spetta certo a chi scrive, ma a quanto pare neanche la politica internazionale sembra occuparsene seriamente. Tuttavia fa sorridere sapere che uno dei colossi dell’economia, come Google, finanzia Space Exploration, meglio nota come SpaceX, compagnia fondata da Elon Musk con l’obiettivo di colonizzare Marte nei prossimi sessant’anni.

Enrico Comes

Immagine Image: ‘Planet 4’
www.flickr.com/photos/66637842@N05/7881581212
Found on flickrcc.net

Vai alla barra degli strumenti