Quando nelle notti le Masciare si incontrano con le gatte selvatiche, in quelle notti di San Giovanni ha da raccogliere erbe e da interpretare il piombo e il cardone. Per vaticinare la sorte degli uomini senza onore.
Tempi antichi, quando Ulisse navigava.
Così in quelle notti piene di intoppi, l’uomo e la donna cuciono le toppe, ma per la vita bella si trova il diavolo che piscia gioia e amore.
Per approdare serenamente ai vangeli dei Simpson miscelando L’Apeiron per comprare la propria felicità in cambio della infelicità altrui.
Suggerendo e imponendo alla Grecia di pagare i debiti con la moneta di Rospabè.
Alla lunga diventati Ascidii, ci mettiamo in cammino verso l’Expo-Milano, pellegrinaggio al feticcio merceologico. Non ci sono più Atteoni per svelare le nudità della nuova divinità.
Specchiandoci nei deformanti Tibidabo labirintici, restiamo ipnotizzati dal loro potere che calamita consensi verso le malefatte dei potenti proci.
Come dire, quando l’inedia insuffla sementi vaporosi si espande il flusso paralizzante del nulla.
Le idee come api volano via, rifugiandosi in cellette di utopie infrante e di vita contemplativa, che svelano la resa finale.
Mentre si costruiscono simulacri per dare alimento, come un cordone ombelicale che strozza e tiene al guinzaglio la vita. Quando si nasce per la forca si muore impiccati, al sorgere della storia del mondo gli uomini succhieranno il latte dell’origine, per scegliere ancora mammona e ricominciare tutto da capo.
Mentre si cade nel tempo circolare, nelle teste sature di pensieri molesti e di rancori in gestazione permanente si fa spazio la consolazione per sedare la vita schifosa.
I r-Boba, signori del potere occulto, quelli che non crepano mai, quando non ci saranno più stelle, quando il sole si spegnerà, quando gli dei saranno sepolti, i r-Boba ci saranno sempre a regnare sulle ceneri di un mondo scomparso. Continueranno a complottare nelle tenebre, a derubare e pugnalare l’ombra dell’umanità.
Le Prefiche cantano le nenie funebri per la morte della cultura, mentre nel mondo risuona il tocco del tamburo funebre.
Politici inaciditi usano le denigrazioni e la calunnia come arma di distruzione, mentre i cittadini si costruiscono punti di riferimento in funzione delle proprie frustrazioni.
Catapultati nell’era del giornalismo d’opinione, i giornali formano le menti dei lettori, gestiscono il potere svelando i segreti di qualche potente per agevolarne altri. Emanano sentenze al posto dei magistrati e fanno giustizia al posto del boia.
Mentre quelli televisivi sputano veleni dai loro troni, cercando la perla rara nel fango da loro stessi prodotto.
Così si scopre che i corrotti sono vermi generati dalla stessa merda.
Mentre sui muri sbrecciati le promesse elettorali muoiono di noia, e il sogno tira l’incubo per la coda.
Così l’acqua benedetta si trasforma in piscio di gatto selvatico, i nostri Beni-Kelboun tendono imboscate per scorticare ignari cittadini.
Il mondo sprofonda in un magma disgustoso, tutto si corrompe, becchini di sogni utopistici ci sputano contro.
Persino la Fenice resta intrappolata nella sua sterile cenere.
Penelope non tesse più, la stanchezza dell’attesa di Ulisse si è esaurita.
I Proci si sono divisi il reame.
La vita si è spenta.
A. Montanaro
Foto: Cirant/Dileo