A settembre, nel giorno dell’equinozio, si svolge una fiera di vecchio artigianato. Ogni anno ci ritorno per trovare qualcosa che mi incuriosisca. E così anche quest’anno.

Mentre mi aggiravo tra le bancarelle, sono stato attratto da una che esponeva un angelo di gesso con le ali nere. Un angelo che me ne ha ricordato un altro identico, visto da un artigiano che conobbi molti anni fa.

Frequentavo l’Istituto scolastico marittimo, così ogni giorno percorrevo la stessa strada. Nelle vicinanze della scuola teneva bottega mastro Cosimo detto “il cecato” per via di un occhiale con una lente nera. Costruiva statuette in gesso, madonne, santi di ogni sorta e angeli.

All’uscita da scuola mi fermavo spesso da lui. Gli facevo domande sulla tecnica che usava per quelle belle statuette e lui pazientemente mi spiegava le varie fasi di lavorazione. Entrai così in confidenza con mastro Cosimo, che andavo a trovare anche qualche pomeriggio dopo i compiti.

Un pomeriggio tardi, dopo averlo aiutato a scaricare alcuni sacchetti di gesso da un carretto e dopo che li ebbe sistemati in magazzino, si tolse gli occhiali per asciugarsi il sudore e così mi accorsi che il suo occhio destro era chiuso.

Spinto dalla curiosità, gli chiesi se l’aveva perso in guerra.

– No! Non in guerra, ma per giustizia – disse.

– Aspetta – aggiunse. Andò nel retrobottega e tornò con un angelo di gesso. Era bellissimo! Le vesti erano colorate, ma le ali erano nere. Gliene chiesi il motivo.

Lo svelò soltanto dopo avermi fatto giurare di mantenere il segreto.

– Vedi – disse – all’origine le ali erano dorate. Mi era riuscito così bene, questo angelo, che giurai di non venderlo mai. All’inizio volevo tenerlo per attrarre i clienti, ma poi mi ci affezionai talmente che lo trattavo come un figlio. Una notte lo sognai, e mi parlò! “Mastro Cosimo”, mi disse, “visto che mi hai creato così bello voglio farti un regalo: dimmi cosa desideri di più ed io lo realizzerò. Ma ti avverto che per questo tuo unico desiderio, ne darò il doppio a tutti quelli che penserai”. Fu così – continuò mastro Cosimo – che pensai a tutte le sofferenze della mia vita, a tutti i torti subiti, al fatto di vivere costantemente sotto il potere dei prepotenti, di chi non ha mai rispettato il lavoro che faccio, e le angherie dei preti quando trovavano i miei santi inadeguati al loro credo. Era un continuo calvario la mia vita e così la vita della mia famiglia. Così – disse mastro Cosimo – dissi all’angelo: “cecami un occhio”. Dopo il sogno lentamente le ali dell’angelo sono diventate nere e io l’ho sempre tenuto nascosto per non raccontare il mio sogno ad altri.

Da quei ricordi sono passati molti anni. Ora quell’angelo lo tengo sulla mia scrivania: aspetto una che una notte mi venga in sogno. Anche io avrei qualcosa da chiedergli.

 

A. Montanaro

Immagine: http://www.deviantart.com/art/Machine-Dark-Angel-19009583
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