Alcune volte, per mettere alla prova il narcisismo apocalittico, la società contemporanea produce elementi di umanità decadente e decrepita. Il possedere è diventato funzionale alla perpetuazione dell’industria del consenso, e nella palude tetra della mercificazione in festa si celebrano le evasioni fiscali dei nuovi ricchi. Nella loro insaziabile ingordigia da serial killer infestanti, si dilettano collezionando ninnoli Sadik che, in spregio ad ogni femminismo, si abbandonano a un machismo introflesso.
Come vivendo una perpetua vecchiaia, le nuove generazioni annegano la vita in una morte da commedia, inseguendo i vari pifferai di Hamelin delle mode consumiste. È un’epoca volgare e cialtrona, la nostra, in cui ogni sentimento appena elevato o decoroso risulta poco più che un birignao. Come “l’Angelus novus” di Klee guardiamo all’indietro, nelle vite precedenti, in cerca di soluzioni per una vita futura, mentre atroci guerre frustano il nostro futuro.
Quante risate ci seppelliranno con perfido talento mimetico, ricercato dai pretenziosi coglioni fra parolacce triviali dette con finta innocenza e banalità. Come i predicozzi domenicali per indirizzare i giovani ad uscire dalle chiese per violentare piazza politiche con preghiere (Bergoglio). Queste scorreggionerie vaticanesche impegnate e pecorecce si potrebbero ambientare in un manicomio o in un carcere argentino, o in un lager SS, o in una latrina di metrò con spray di cazzi come si fa in ogni contestazione.
Così funziona l’infantilismo immaturo e senile; con gli erotismi tarlati e carichi, con le oscenità allucinante e mentecatte, con le perversioncine di piccoli vecchietti Dadà. Si finisce in allegria con vescovi moralisti in mutandine di pizzo rosa sotto i crocifissi.
Famigliacce scombinate, pitturate alla meglio con belletti di lusso, con abitudini all’oscuro, dal potere ottenuto con trucchi villani e muggenti senza vergogna.
In altri teatrini stellati (5 stelle) s’incontrano elfi e folletti, nel contorno dell’ormai sepolcrale teatro grillino si recita l’inutile trasgressione politica sul palcoscenico-vagina di un parlamento occupato, abusivo, illegale.
Tutti accumulati tra frotte di malvagi e scellerati porno-occhioni, nugoli di sozzi politicanti, sotto il cielo maligno di una Roma zozzona. Immersa nei miasmi decadenti demo-pluto-catt … della metropolis cosmopolita.
Nel terminale rito di una mondanità allo sbrego e ben decisa ad autoaffondarsi con l’intero vascello fantasma del parlamento.
Così si chiudono le cronache bizantine d’Italia.
A. Montanaro