Quando un monopolitano dice qualcosa, si tratta di una banalità.
Quando dice qualcosa che non sia banale, si tratta di una falsità.
Finalmente, con lentezza, l’estate monopolitana va spegnendosi.
Le nostre “Boule de Suif” si riposeranno dopo tanto stress, come pure le Paradossali notti movidiane, alate e vellutate da chimica clandestina … tutti alla ricerca del dio Narciso e della dea Mnemosune, intenti ad accrescere la loro opera. Per rimanere Vergini perpetue dedite al sacro, ingoiando nelle albe marine spirito santo da Miss and Miss. Lì nelle prime ore di vita della propria esistenza di figli nati già vecchi, (da ricordarci i nostri antenati ??? ).
L’assessore Drin-Drin ha vinto la sua battaglia, facendo sparire le bancarelle del mercato. Disturbavano la siesta di qualche potente. Come pure Don Pasqua ha finito per privatizzarsi un pezzo di mare. Mentre dal delegato del Podestà alla cultura giungevano sussurri e grida, passioni anemiche per mancanza di proteine culturali.
Va esaurendosi la farsa della felicità dell’estate con animatori per resuscitare i morti viventi, riflettendosi su specchi fantasmi … vecchie utopie calcificate nelle soffitte dell’oblio.
Fine della stagione dell’estasi per il tè pomeridiano nei salotti dell’intellighenzia scettica, per le riunioni degli esteti dell’oblio sotto lo sguardo magnaccia della ipo-realtà e dei parroci e delle immagini morali ma prive di sentimenti.
Fine delle serate in piazzette con opinionisti del cazzeggio e cuochi superstar televisive, messaggeri della fame nel mondo. Tutto un frigolare amorevole verso il prossimo.
Anche i silenzi germogliano, quando l’obbligo dell’amore e della felicità fasulla ti proiettano nell’universo dei pesci lessi. Vengano i vedovatori in affitto per farla finita con l’obbligo nauseante dell’obbligo dell’amore … e dare possibilità alla vita, così com’è per niente amabile!
Sepolti nella propria memoria gli intervalli da un’estate monopolitana all’altra, annega nel gran troiaio la distinzione del vero dal falso e dal finto vero, come le sante alleanze del tempo prima del tempo.
Arriva settembre, tempo di pellegrinaggi per una lucidatura della coscienza con secchiate d’acqua in testa al Podestà e alla sua Giunta … mestando fette di speranza nei distributori di carriera. E’ il ruolo assurdo del gioco clientelare. Vestiti della luce dell’artificio, quei gesti teatrali istupidiscono l’elettorato.
Con matrimoni di personaggi da fiaba si chiude la nostra estate. Con la fuga dei cervelli, si chiude la nostra estate. Fuggono anche gli intellettuali, insieme ai topi e alle puttane, scattandosi un selfie mentre brindano ad un futuro che sa di tappo.
Un’estate oscena, umiliata con indegnità … soltanto macerie nei cuori e il miele della vita mutato in merda. Sullo sfondo si stagliano gli adoratori della dea Coatliche, dea della lordura che inghiotte immondizia, mostro insaziabile che tutto divora.
Mancano soltanto Topolino, Paperino, Paperon de Paperoni e l’elefante volante.
La macchina della banalizzazione si spegne lentamente.
Alla prossima estate.
A. Montanaro