Dopo la globalizzazione della finanza e dei capitali industriali, delle merci e delle immagini, delle delocalizzazioni, è giunta l’ora della globalizzazione dell’umanità. Una marea montante di umanità cacciata dalle guerre civili, etniche e religiose, dal banditismo nei territori devastati dalle guerre per esportare la “democrazia” dell’occidente.

Mentre la solidarietà diventa costosa e cede il passo al bullismo, che non è solo nelle scuole ma nell’itera società nel tipico segno di riconoscimento reazionario e razzista, che scarica le proprie frustrazioni con il meccanismo della “aggressività trasferita”.

Tutto questo avviene quando si privatizza la speranza. Il liberismo selvaggio ha bloccato tutte le aspirazioni di giustizia sociale e le aspettative sociali e personali. Se le generazioni passate avevano una coscienza di classe, oggi con la induzione esasperata di speranze individualistiche ad essere sotto attacco è la speranza di natura sociale.

La separatezza nella e della classe lavoratrice porta alla convinzione che il fare da soli e il proteggere le proprie aspirazioni sia la soluzione.

Questo inganno ci ha proiettato nell’antico grembo medievale. Questo è il clima che si respira oggi, espropriati dal nostro capitale sociale. Ammucchiati in spazi di periferia in cui la vita è “misera, ostile, animalesca e breve”, vissuta come una “guerra di tutti contro tutti”.

Così ci convincono a spendere soldi che non abbiamo per procurarci cose che non ci servono, per fare impressione su gente di cui non ci importa nulla.

In questo status illusorio di “funzione manifesta” e di “funzione latente” (v. Robert Merton), la socialità è modellata da schemi di comportamento basati su bisogni indotti. L’illusoria gratificazione di bisogni immaginari serve a rendere sopportabile la cronica disattenzione verso la giustizia sociale.

Così molti diritti sono stati sepolti vivi, perché abbiamo voltato le spalle alla visione di una società egualitaria, scegliendo una vita di isolamento e solitudine. Ogni giorno, ovunque, si vedono persone incollati ai cellulari, agli ipad, ai tablet, ai laptop, nel disperato bisogno di rimanere in contatto, di comunicare ed essere ascoltati, senza riuscire ad intavolare una semplice discussione con chi hanno accanto, venendo ignorati dal proprio vicino.

Noi abitanti umani della terra siamo come mai in una situazione tragica: possiamo scegliere se lottare per l’integrazione dell’umanità intera o finire targhettizati per sempre.

A. Montanaro

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