Imperdibile il discorso del “sindaco” all’inaugurazione del Giardino delle promesse mancate, avvenuta ieri in zona piazzale Abbiategrasso. Un sito di sicuro interesse antropologico, che entrerà nelle prossime edizioni della guida Lovely Planet per la città di Milano. La storia potrebbe iniziare così: c’era una volta un rettangolo di terra posto accanto a un vialone di scorrimento a 9 corsie, sopra vi crescevano alberi decennali, sotto vi si depositava acqua potabile ad uso degli e delle abitanti. Un giorno arrivò una delle Sette sorelle, e bussò alle porte del Comune perché voleva comprare quel fazzoletto… il resto ve lo raccontano il sindaco e il Comitato Difesa Ambiente Zona 5. All’inaugurazione hanno partecipato la preziosissima Banda degli Ottoni a scoppio, con Legambiente, CameraSudMilano, Collettivo Zam
Sotto il cielo di aprile. Passeggiata storica sui luoghi dell’aprile 1975 a Milano
Milano, 16 aprile 2023. Una camminata in ricordo di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi ci conduce nei luoghi in cui, negli stessi giorni di quasi cinquant’anni fa, i due militanti antifascisti persero la vita, assassinati: Varalli per un colpo di pistola sparato da un fascista, Zibecchi travolto da una camionetta dei carabinieri.
Torniamo sui luoghi della storia perché la storia non sia dimenticata, né riscritta, e lo facciamo insieme per rinsaldare i nostri legami e per riconoscerci in ciò che ci unisce. La Passeggiata storica dell’aprile ’75 a Milano è stata organizzata da RAM (Restauro arte memoria), Associazione per non dimenticare Varalli e Zibecchi, Collettivo Kasciavit. Sul sito https://www.pernondimenticare.net/sotto_cielo_aprile/fiamma.html è disponibile la documentazione che ha accompagnato ogni tappa del percorso.
Dopo il concentramento in Piazza Santa Maria del Suffragio il corteo si è fermato in via Fiamma, da dove i carabinieri sparavano verso le migliaia di manifestanti che assediavano la sede del Movimento sociale italiano, in via Mancini. Qui è il luogo per ricordare la Legge Reale, che ha autorizzato l’uso delle armi da parte delle forze dell’ordine in funzione “preventiva” e che di fatto ha rappresentato per esse un “richiamo all’impunità”, un tassello a cui si aggiungeranno altri provvedimenti repressivi. Durante la tappa è stato evidenziato l’impatto di questa legge e le sue conseguenze fino ad anni recenti.
Via Mancini, con la sede dei fascisti, presa d’assalto da un grande corteo il giorno dopo la morte di Varalli. “Migliaia di persone che avevano la determinazione di farla finita con le provocazioni fasciste”. Fu durante lo scontro con la polizia intervenuta per proteggere la sede che Zibecchi perse la vita, travolto da una camionetta dei carabinieri.
“Da qui parti manifestazione che con una bomba a mano uccise l’agente Marini. Questa era la sede di Ignazio Larussa. Che ora ci spiega dai banchi della presidenza del senato che il MSI fu un movimento democratico” sottolinea una delle voci che si altrnano al microfono durante la sosta, mentre vengono attaccati al muro della sede cartelloni che riepilogano la cronistoria delle provocazioni fasciste nel 1975 (la trovate qui). Sul muro c’è una targa dedicata a Ramelli. Perché proprio qui, visto che solitamente le targhe commemorative sono poste dove una persona ha vissuto o dove è stata uccisa? “È per ripulirsi la coscienza o per rivendicare tutto ciò che da questa sede ha avuto origine?” è la domanda scandita al microfono da una delle compagne di RAM.
La camminata prosegue verso Corso XXII marzo, dove quel 17 aprile una camionetta dei carabinieri schizzò come impazzita, sembrava che puntasse colpire i manifestanti come birilli (la testimonianza) e ne tirò giù uno. Qui c’è la corona di alloro dedicata a Zibecchi, che durante la tappa è stata sostituita con una fresca.
Ci fermiamo poi davanti al Palazzo di giustizia, dove si sono svolti i processi per i due omicidi, e per ricordare come sono andati a finire: prescrizione per l’omicidio di Varalli, assoluzione per quello di Zibecchi. Qui una sintetica descrizione. Arriviamo infine a Piazza Santo Stefano, dove dal 1976 si trova il monumento alla memoria dei due compagni uccisi.
Flauti al Ticinello per la difesa dei beni comuni
Un concerto con Manuela Casadonte e Francesco Spiga, alle sette e mezza della mattina nel prato antistante la Cascina Campazzino. Un luogo simbolico per il Parco Agricolo del Ticinello e per i cittadini che vorrebbero che la Cascina fosse recuperata con la funzione di essere a disposizione di tutti, per la valorizzazione della fruizione del Parco. Un concerto per l’Ambiente, quindi anche per gli altri temi della zona seguiti dal Comitato Difesa Ambiente zona 5: il cantiere di Q8 in via dei Missaglia, le discariche di rifiuti nel verde e la sua cura.
Finalmente insorgiamo!
Dopo anni di assenza, la piazza si riempie di facce sorridenti. Abbiamo risposto in tanti e tante alla chiamata del Collettivo di fabbrica – lavoratori GKL e del movimento Friday for future. Il 26 marzo ’22 eravamo in piazza a decine di migliaia, trenta, forse cinquantamila. Operai/e, studenti, precari/e, tante realtà del mondo del lavoro e dell’ambientalismo unite anche nelle parole d’ordine per reclamare che non c’è giustizia sociale senza giustizia climatica e viceversa. La presenza di tante persone giovani fa molto sperare nella voglia di ribellarsi insorgendo contro la precarietà, contro l’accaparramento delle risorse che porta alla distruzione del nostro pianeta e alle conseguenze della guerra, contro la privatizzazione della sanità e contro il riarmo.
Nella quasi totale censura dei media mainstream, la “nuova classe dirigente” cresce. Sono i/le giovani studenti precarizzat* che con il supporto immancabile degli operai insorgono contro governi dragoniani e criminali. È solo l’inizio. Queste manifestazioni spazzeranno via il marciume di questa democrazia corrotta, guerrafondaia, cannibale. Contro tutte le guerre … rivoluzione!
La galleria fotografica di momi-z:
12 dicembre 2021. Milano non dimentica
12 dicembre 2021. Milano non dimentica le stragi di Stato, l’omicidio dell’anarchico Pinelli e l’incarcerazione di altri anarchici innocenti. Le nostre manifestazioni non sono un esercizio retorico o un rituale stanco, ma un atto di consapevolezza e di resistenza. Sono uno dei modi in cui resistiamo alla cancellazione di quello che è avvenuto, in cui teniamo accesa la luce sulla verità storica. Una verità che non viene trasmessa a scuola – e infatti molte persone giovani la ignorano – e che viene continuamente messa in discussione anche dalle istituzioni, come ad esempio è successo di recente in Senato.
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