Nel distanziamento sociale si è tagliati con esattezza, sorvegliati e inseriti in un posto fisso – “casa” – dove i comportamenti sono sotto sorveglianza e registrati, certificazione in cui siamo costantemente reperibili, esaminati, “tamponati”, i vivi, gli ammalati e i morti.

La certificazione della spettralità in città vuote e disincarnate in spazi senza corpi, con solo il virus ad aggirarsi nello spazio urbano come un sovrano che emana condanne di morte.

Dai balconi si canta e si applaudono medici e operatori sanitari, come si applaudivano i tagli che si facevano alla sanità pubblica a favore di quella privata. Il prezzo che oggi si paga per le privatizzazioni fatte negli anni scorsi dettati dal liberismo selvaggio.

Se l’Evola, la Sars e Mers ancora non avevano insegnato nulla, bisognerà attendere che il Covid 19 si trasformi in Covid 20 per andare oltre la pandemia? Se poi veramente arrivasse all’improvviso una potenza virale tale da distruggere l’umanità sulla terra? Ora che abbiamo superato il nostro schiavismo da chiaroveggenti ci rimane solo quello dell’essere frivoli, pettegoli, nichilisti alla disperazione, disillusi oltre il lecito.

Ora che il tempo virale ci ha sputato addosso il suo vomito, prendiamo atto del nostro decadimento.

Il vizio della lamentazione ha fallito, siamo nella desolazione totale. E dai bassifondi della politica si scrivono decreti inutili contro cittadini disarmati, come puntualmente per settimane il bollettino della protezione civile emanava il bollettino di guerra con morti e feriti, generando ulteriore caos.

Piccoli ducetti emergono in regioni e comuni, ognuno con i propri decretini e ordinanze a seconda dell’area politica di appartenenza. A fine guerra si conteranno i danni da riparare che come al solito saranno a carico dei cittadini. E ancora di più a carico delle cittadine.

A. Montanaro

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