L’homo economico distrugge le strutture sociali, quelle che segnano l’umanità civile, e mentre lo fa si crede moderno. Continuiamo a fischiettare mentre siamo immersi nella merda.

Non esistono più le Moire per tessere la vita, oggi bastano gli algoritmi (IA) per distruggere il sociale. Nell’attesa dei viventi dopo la fine del futuro godiamo il nulla. Come la fine del sociale dovrebbe prepararci alla socialità della fine.

Con l’uberizzazione dei servizi persino il sistema basato sulla precarietà viene meno, e lo sfruttamento cinico della fragilità di migranti e rifugiati su cui si spinge un capitalismo iperliberale dovrà impiegare in modo permanente la violenza per controllare disperazione e rivolte (come abbiamo visto in Francia), favorendo movimenti xenofobi e razzismo istituzionalizzato.

La normalizzazione della guerra in Ucraina è la manifestazione visibile dello “stato d’eccezione normalizzato” in cui viviamo, così come avviene con il disastro climatico in atto.

La pratica nell’arte di costruire rovine gioca con i poteri dei governi reazionari che attualizzano la fine sociale dei cittadini.

Vivere nelle offerte menzognere che la cornice metafisica di questa nostra civiltà spaccia per utopia ci porterà nel deserto della non esistenza. E, come dire, diventeremo come gli abitanti del pianeta di Tlon (Borges). Del mondo perduto nella sua rovina resterà traccia solo nei depositi dei suoi escrementi.

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