Chiusi nelle galere del tempo, l’epoca del coronacene si colora in progress, mentre cuori neri pulsano in città infette nel corpo d’agramonte. L’economia del desiderio del regime neoliberista cattura il cittadino trasformandolo in un produttore efficiente. Come un palliativo nutrito di resilienza per catalizzare le prestazioni.

Così la pandemia trasforma la società in isteria della sopravvivenza.

Nell’era dell’esibizione pornografica della politica, si generano disturbi narcististici e ci accontentiamo di un sistema di svuotamento democratico e sociale della convivenza.

Si prospetta che le generazioni del futuro saranno popolate da ologrammi.

Oppure saranno gli eredi degli Efori che, come il virus oggi, sceglieranno ci mettere a morte. Anche se oggi si distruggono vite umane e non simulacri come nelle notti degli Ermocopidi.

Segue la concertistica della stampa che riposa su una colossale ipocrisia; devono propugnare l’ottimismo verso il nuovo governo Drake per vendere pasture con fatti truci, l’odio, la ferocia e tutto il “male” umano rimasto fermo alla preistoria. Sono sempre i lupi che lacerano la gola agli agnelli, senza comprendere che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, la nostra vita è circondata da un lungo sonno, navighiamo come naufragi sulla zattera, perduti nell’oceano delle tragedie.

Molte anime del mondo non trovano paradisi, tutto chiuso nel freddo universo, solo i corpi in decomposizione affiorano di tanto in tanto per ricordarci quelli che il virus ha decimato.

A. Montanaro

Immagine: https://www.flickr.com/photos/iguanajo/120187557/

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