Nell’oltrepassare la quiete della storia, ciò che è silenzioso deve essere urlato in tutti i particolari, nel nascosto teologico il nascosto deve essere svelato. Come nella “cene de le ceneri” (Giordano Bruno) il nascosto svela “copernico”. Come Abramo intraprese il mestiere di straccivendolo per nascondere l’arma del sacrificio, come alcuni stupidi di genio a cui, senza saperlo, spetta l’icombenza di gestire il racconto sulla gestione del potere, come l’economia è strumento per regolare dolore e piacere, per ? ricch? e per ? pover?.

Questo linguaggio mercenario è in cima alla politica attuale, dove la potenza dell’illimitato si cela nel denaro stesso. Costretti in una massa di duplicati con un destino governato da due mummie: quella di Lenin nel suo mausoleo e quella di Bentham, University College. Nulla è più utile all? cittadin? che la menzogna, nulla più nocivo della verità (Diderot).

Ci avviciniamo alle città post-storiche eredi di “Perla”, la città immaginaria di Alfred Kubin. Verso forme di vita racchiuse in isole tribali, pensando al socialismo come fratello nemico del capitalismo, mentre invochiamo l’esercito della salvezza che ci riconduce ai versetti di Isaia.

Nel tempo che cade gocciolando si finge di essere afflitti da “Tanatosi”. Nel nuovo meccanismo sociale dove si perdono i legami di classe, un tempo risvegliati dal bisogno della solidarietà, si entra in uno stato di isolamento disumano. Così al chiasso della vita si preferisce il silenzio della notte.

In attesa che dal sottosuolo delle sopite vendette, scoprchiato, emerga “l’esercito di riserva” per sconfiggere l’imperialismo economico, anche se nei cieli della solitudine la foresta mentale scava fino all’osso, nulla resta nell’aver un non pensiero.

Vai alla barra degli strumenti