Gli individui post-moderni rifiutano ogni scopo “superiore” e si dedicano a riempire la sopravvivenza di meschini piaceri sempre più raffinati, stimolati artificialmente. Se così è, si finisce con l’adulto avaro che passa la vita ad ammassare il suo tesoro, in sé e per sé.

Nello Schadenfreude, il piacere per le disgrazie altrui che provoca gioia maligna, conservata in una nicchia di formaldeide, la sinistra (?) resta immutata in quanto ibernata dentro a un liberismo in declino. Mentre il virus si trasforma da Dott. Jekyll in Mister Hyde, precipitiamo in una catastrofe morale, quella prodotta dall’uomo. Sotto l’irrazionalità frenetica si riconosce una razionalità strumentale al proprio tornaconto.

Così il virus è metafora del capitalismo, un essere che vive sulle risorse del suo ospite e lo distrugge lentamente.

Si delinea il carattere tutto italiano del gregariato come scelta di vita. Siamo il popolo più asservito al potere, sempre alla ricerca dell’uomo forte.

Svettano il papa nel ruolo sacro, i campioni sportivi per nascondere le nostre debolezze, i leader politici nella versione destroide e truffaldina. Sempre in convegni non troppo segreti, come frequentatori di taverne nel preparare accordi nelle spartizioni di bonifici, elargiti con generosità dai veri detentori del potere.

Siamo il paese aggregato in ogni decisione internazionale, senza nessun ruolo, se non quello di seguire le decisioni altrui, compiacendoci di essere in pose fotografiche.

Nel cammino della nostra decadenza dove la paura si mangia l’anima non ci sono più alternative, o ti ribelli o muori. È questo il nostro destino?

A. Montanaro

Image: 'Out There 2019-015
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