Non si tratta di una nuova storia che ossessiona il mondo.

Non si tratta di virtù umane alla ricerca di antichi eroismi, né delle scoperte di predicatori e martiri.

Si tratta di un fallimento dell’umanità quello degli apparati, della politica professionalizzata, della separazione e dell’abisso che la finanza ha scavato all’uomo.

L’uomo e il suo simulacro che oggi si aggira in cerca dell’uccisore del desiderio. Vittima della scena dominante del marketing. Sedotto da immagini la cui deriva narcisistica distrugge il sociale, figura monca del desiderio impossibile, estinta nel proprio fallimento frustrato.

Una prova lampante della deviazione del desiderio (macchina desiderante) è l’aumento delle angosce, dell’insicurezza, della perdita d’identità. Individui ridotti a narcisi spaesati in competizione nevrotica tra rivalità e invidie.

La felicità consumistica obbligata si capovolge nel suo contrario.

Si moltiplicano piccole e grandi violenze urbane, il desiderio perde creatività, ripiega sulla spavalderia del privilegio custodito e armato. Interi quartieri chiusi e abitati da privilegiati, custoditi da guardie armate.

Un simile intreccio prelude al conformismo e rivela il privilegio nella nuova mitologia elitaria sociale. Queste disintegrazioni sociali non portano ad una condizione favorevole della libertà.

La globalizzazione finanziaria delle economie locali, regionali e nazionali in un unico disegno mondiale ha creato un gigantesco mercato competitivo, costantemente attraversato da spaccature e conflitti insanabili (vedi le varie guerre in corso d’opera).

Dopo la distruzione dello spazio pubblico come luogo della mediazione simbolica e la privatizzazione come tendenza di modernità, nulla può impedire l’incrinarsi della società e la sua struttura mediatica in antichi fanatismi nazionalistici e religiosi.

Con l’avvento dell’ideologia liberista adottata da Reagan e dalla Thacher si è realizzata la grande restaurazione del capitalismo, resa possibile dal rinnovamento tecnologico dell’industria e da un’offensiva neo-liberale senza precedenti.

La fusione delle teorie espresse nelle opere di Nozick e Hayeck, ambedue attori e padri del meno stato più privato, ha portato alla idea reaganiana di uno stato minimo.

Nonostante le loro semplificazioni sociali e storiche, questi dogmi sono la base di tutta la religione neo-liberale.

Partendo da questo presupposto ideologico, molti governi di destra e di sinistra si sono lanciati nelle privatizzazioni di tutti i beni dello stato.

Le privatizzazioni non hanno riguardato solo beni pubblici ma anche molti servizi dello Stato.

Una vera e propria rapina nei confronti delle popolazioni.

L’obiettivo di questa politica è l’eliminazione delle attività in campo sociale a cui è vietato, come risaputo, il lucro privato.

Le politiche di “deregulation” hanno come finalità quello di eliminare principalmente i doveri dei padroni.

Da un altro punto di vista deregulation significa tagliare diritti alle persone nel loro status di cittadini.

L’assenza di regole è in realtà la regolamentazione di un’assenza. Il tempo controrivoluzionario della globalizzazione libertaria è un fatto reale.

Sebbene il suo futuro sia abominevole impone giorno dopo giorno una cultura di barbarie. La sconfitta politica e sociale dei lavoratori dei paesi ricchi ha un’influenza notevole sulla vita collettiva. Alcuni aspetti di questa sconfitta sono in funzione diretta delle politiche neo-liberiste, altre sono le conseguenze di un cambiamento tecnologico.

Queste rovine sociali sono le condizioni create dalla produzione-distruzione della controrivoluzione finanziaria liberista. Entrambe sono comunicanti.

La manodopera a basso costo dei paesi poveri e dei paesi ricchi costituisce la condizione del sovra consumo dei paesi opulenti, la mancanza di diritti degli uni è condizione di sussistenza dei diritti degli altri.

Quello che è ordine per gli speculatori finanziari è caos per le persone.

Tutto questo ha prodotto il buco nero della diseguaglianza dove tutto precipita. La povertà non è il peggiore dei mali. La miseria lo è. Nessuno ha avuto a disposizione così tanto come gli abitanti del mondo opulento. Un mondo separato e protetto militarmente. Il programma avanzato dei guru liberisti ha contribuito alla creazione di un vero e proprio regime mafioso-finanziario generalizzato.

Deregulation e finanziarizzazione dell’economie hanno causato e accelerato un processo di dispersione di ogni interesse.

La regola è diventata la competizione senza regole.

Per entrare nel gioco non vale più il principio della capacità produttiva, ma quello mafioso della forza di appartenenza. Le teorie liberiste dopo aver devastato il Sudamerica stanno tentando di devastare l’Unione Europea, unione già compromessa da interessi di bottega, dove paesi forti come Germania, Francia ecc… decidono per gli altri.

In Europa ci vorrà più tempo rispetto ad altri continenti, in quanto ancora ci sono residui culturali del sociale.

Ma verrà.

L’utopia liberista ha distrutto il mondo. Ha prodotto solo privilegi ai forti ed esistenze fredde e morte agli altri. Dunque un rovesciamento ci sarà. Ciascuno di noi può farlo arrivare un po’ più presto.

Perché.

Alla fine del disastro compiuto nulla potrà fermare l’ira di chi ha perso tutto.glob

Nessuna scusante sarà accettata, nessun compromesso da fare.

Il mondo sarà travolto da moltitudini di disperati che nessun esercito potrà fermare.

Sarà la fine di ogni sistema predatorio finanziario.

Nessuna mistica di pacificazione verrà ascoltata.

Tutto verrà travolto e distrutto.

Il futuro prossimo sarà il ritorno al Medioevo?

 

A. MONTANARO

15-09-2013

 

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