Città morte dove il tempo è prigioniero. Una nuova disuguaglianza segue la pandemia. Tutti a casa in attesa di vivere in Amazon-land, dove tutto viene domiciliato.

Le lancette del tempo arretrano nell’era arcaica, quando i ricchi oziavano e gli schiavi lavoravano, così la solitudine imposta diventa desolazione sociale e ben presto sfocia in ribellione, abilmente utilizzata dalle varie fasciterie, come a Napoli, Roma, etc.

Dopo i bagordi dell’estate con affollamenti in ogni dove, come previsto il cigno nero ritorna, senza ideologie, ma mettendo a nudo una condizione umana e sociale in una situazione inumana, dove si decide chi salvare e chi no!

In questo tempo infettivo nasce l’inumano e, come nei vecchi tempi, guerrieri cingolisti occupano spazi televisivi predicando teologie trasandate.

Mentre in scena c’è il governo del quasi, mai del significativo, tutta l’azione del premier è in mezzo al quasismo, né di qua né di là, tutto nel mezzo come il bicchiere mezzo vuoto.

Questo qualcosa non sono i naufraghi della medusa, neanche il Titanic, questo qualcosa riguarda l’umanità intera.

Anche se non siamo nella selezione naturale di Darwin, ci troviamo in una selezione virale ancora non chiarita che infetta il sentimento umano senza pietà. Come dimostra il governatore ligure Toti dichiarando che le persone anziane non essendo produttive possono morire tranquillamente in clausura.

Tutto questo con la sinistra in silenzio o silenziata da un sistema mediatico che privilegia solo certi tipi di messaggi. Finito il tempo del “Fabricator mundi” (H. Arendt), partecipiamo al funerale delle certezze, trasformandoci tutti in Forgotten Men, che si guarda allo specchio per vedere la morte lavorare come le api in un alveare di vetro.

A. Montanaro

Immagine: https://flic.kr/p/9msaJG

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