Caro Pino,

quando io sono nata, tu eri già morto. Precipitato giù da una finestra della questura di Milano, la città dove sono nata e dove ho sempre vissuto. Quando ti hanno buttato giù ti stavano “interrogando” dopo che una bomba esplosa in piazza Fontana aveva fatto una strage. In quella piazza c’è una fontana, appunto. Sappiamo che le fontane sono rarissime a Milano, ma lì c’è una fontana che sorge al centro di un’area circolare orlata di alberi, sostenuta da due statue in forma di donna. È un luogo intimo, dove a me e mia mamma piace incontrarci nelle giornate estive, per farci coccolare dal suono dell’acqua all’ombra degli alberi.

Caro Pino, quando io sono nata la vita tua e di molte delle persone che si trovavano dentro alla banca che dava sulla piazza, quel 12 dicembre 1969, erano già state interrotte per morte violenta. 

Caro Pino, tu e gli altri anarchici eravate innocenti. Non avete messo voi quella bomba, ma coloro contro i quali lottavate. 

Quando io nascevo della tua morte si parlava ancora molto, nella città di Milano. E non ero ancora nata quando venne ucciso Saverio Saltarelli, un altro 12 dicembre, per mano dello Stato, ancora. 

Caro Pino, la prima volta che ho partecipato a una di quelle manifestazioni che si fanno il 12 dicembre ero una ragazzina alle scuole superiori. Poco ne sapevo di te e degli altri. Mi piaceva un coetaneo che parlava di storia e sentivo che quella storia mi riguardava, perciò ero in piazza. A quell’epoca tutto era confuso e così luminoso da risultare accecante, i miei desideri tanto quanto la storia che da un lato mi atterriva e dall’altro svegliava la mia coscienza e mi diceva: guarda! Ascolta! Studia! Conosci! 

Sono stata privilegiata, nella vita. Ho potuto studiare e conoscere e scegliere di stare dalla parte giusta. 

Caro Pino, oggi è un altro 12 dicembre. Ora la storia è scritta: la strage fu fascista, tu venisti ucciso, quella contro gli anarchici fu diffamazione. La storia non basta scriverla, così pare. Oggi gli eredi di quei fascisti impugnano i vessilli dello stato democratico. Voi anarchici avete sempre sospettato della democrazia borghese e i fatti sembrano averci avervi dato ragione. Non c’era da fidarsi, dunque?

Caro Pino, non so risponderti. È talmente impegnativo quel che l’anarchia chiede a ciascun essere umano: comportarsi in modo talmente responsabile e rispettoso degli altri esseri con cui condividiamo la vita da non aver bisogno di alcuna legge. È un compito così grande che posso pretenderlo solo da me stessa. 

Caro Pino, ti farà piacere sapere quel che ho visto oggi al corteo del 12 dicembre: la fiammella libertaria è ancora accesa. 

Eleonora Cirant

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