L’uomodonna in rivolta
Nel cono di una luce esistenziale fruga dentro al nido di vipere pronte a spargere il velenoso potere sistemico.
Preferisce la scoperta di una brutta storia vera alla narrazione di una bella storia falsa. Mentre il falsario abbellisce, ridipinge, sistema le cose, l’uomodonna in rivolta sopprime le passioni tristemente attive come l’invidia, la gelosia, la cattiveria, le ambizioni, l’odio, la crudeltà. Poiché le rinnega, ha graffi e ferite.
Rivoltarsi. Riprendersi le gioie per essere sé stessi. Amare il destino e non combatterlo, sarebbe inutile. Vivere esaltandosi e senza perdersi in consolazioni soprannaturali. Sfuggire all’addestramento ideologico della riproduzione sociale per una svalutazione umana prossima.
Nessuna oscenità nel godere del mondo, in questo mondo che ci invita a morire mentre siamo ancora vivi e a colpevolizzarci per il fatto di amare la vita.
Non si può nuotare all’infinito per provare l’esistenza di un dio salvatore come incautamente fece Lequier “filosofo bretone”.
Come il potere è il paradosso dello spettacolo, così lo spettacolo è la fossa del potere.
I professionisti della politica, come l’Attila di antica memoria, si propagano attraverso l’impero televisivo e il web, realizzando la propria clonazione su vasta scala nel culto dell’immagine. La matrioska del potere. Un mondo simile alla “vache qui rit”, questo è il sogno di ogni regime, sopravvivere nell’infinito gioco di specchi. Un potere caligolare che con la sua presenza distruttiva avvelena l’umanità. Globale per via finanziaria, che vuol dire fine dei diritti.
C’è una sola speranza per liberare uomini e donne dai nuovi dei che si annunciano a ripetizione in tutti i clan del potere: un ateismo politico e sociale.
Il sistema di globalizzazione finanziaria è come la peste. Ma esiste solo perché lo accettiamo. La nostra servitù volontaria, ecco perché la peste vive.
Sfuggire alla cultura dell’isolamento individualista, sottrarsi al processo di decomposizione in mummie animate, votarsi a una condanna di libertà infinita per sentirsi vivi. Non aspettarsi che il potere applichi su se stessi una bella eutanasia giusto per toglierci l’imbarazzo di vivere con dignità mentre si sgretolano le leggi di tutela sociale.
Evadere dai campi di concentramento emotivi.
Ritrovarsi nello spirito degli uomini e delle donne in rivolta di passata memoria.
A. Montanaro