Il grande gioco della distruzione
Ora che l’Isis viene sconfitto nella fascia mesopotamica, bisogna fare i conti con le devastazioni del patrimonio culturale e artistico in quella zona. Ma l’Isis ha solo continuato l’opera iniziata dagli eserciti di “liberazione” del così detto “mondo libero”.
In Siria e in Iraq – data la situazione – preoccuparsi per i templi e i reperti archeologici può sembrare fuori luogo. Invece religione e storia sono sono legati indissolubilmente agli interventi militari, in medio-oriente e non solo.
Stando alle notizie, sono stati vilmente saccheggiati i tesori siriani ed iracheni più preziosi.
La loro vendita è servita per i finanziamenti dell’Isis. I terroristi non distruggono solo vite umane, ma cancellano la storia stessa, dagli albori dell’umanità.
Le razzie hanno colpito le tracce di epoche importanti per il mondo, che attestano le grandi conquiste delle civiltà di sumeri, assiro-babilonesi e persiani, come anche dell’antico Islam.
Stiamo parlando delle prime testimonianze scritte dell’umanità, di antichi testi di matematica, scultura e altre forme d’arte. Di tesori della civiltà sumera come le tombe reali di UR, risalenti alla fine del III millennio a.C., che riportavano leggi e consuetudini sociali, economiche e giuridiche comuni. Ad esempio erano descritte situazioni come quelle di coppie senza figli che adottavano uno schiavo per garantirsi un erede o il concepimento con “utero in affitto”. Leggi modernissime per quei tempi (forse anche per i nostri).
L’arte e la cultura sono oggi sulla prima linea di fuoco e quei tesori unici, dal valore inestimabile, finiscono in balia dei saccheggiatori. L’attuale catastrofe rivela che l’Occidente è consumatore usa e getta del patrimonio culturale.
Il saccheggio dei 12 mila siti archeologici presenti in Iraq è cominciato con l’invasione americana del 2003, e prosegue adesso con l’Isis. Opportunismo e ingordigia mettono a repentaglio questo patrimonio di memoria dell’umanità.
Tra le conseguenze delle sanzioni imposte all’Iraq dall’ONU nel 1992 per volontà americana c’è stata anche la distruzione del Palazzo di Sennacherib, vestigia di quella che fu la città di Ninive, vicino alla attuale Mosul. Venne così a termine la devastazione del “Palazzo senza eguali”, secoli dopo il primo saccheggio, operato dagli antichi Medi e Babilonesi nel settimo secolo a. C. quando si ribellarono all’impero Assiro e lo travolsero.
In seguito all’occupazione anglo-americana con la seconda guerra del Golfo, nel 2003, il museo di Baghdad fu saccheggiato per giorni, senza che i soldati americani intervenissero. Una svista sospetta, visto che i musei europei e statunitensi sono stracolmi di “bottino”.
Persino le tavolette d’argilla che raccontano l’Epopea di Gilgamesh sono sparse nei bottini di guerra.
Molti di quei tesori vengono battuti nelle case d’asta occidentali. Un reperto mesopotamico può raggiungere quotazioni altissime. Si tratta di oggetti che risalgono fino a ottomila anni fa. Beni perduti per sempre, spariti nelle fauci dei collezionisti privati di tutto il mondo.
Come i nazisti saccheggiavano l’Europa, così l’Isis e soci stanno saccheggiando la Mesopotamia.
Dopo il colonialismo ottocentesco, la nuova era globalizzata continua nel dominio con altri mezzi,
A. Montanaro
Immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tablet_V_of_the_Epic_of_Gligamesh._Newly_discovered._The_Sulaymaniyah_Museum,_Iraq..JPG