“Sotto il mandorlo della tua dimora, quando la prima luna d’agosto sorge dietro la casa, potrai sognare, se gli dei sorridono ai sogni di un altro”. (antica canzone cinese)
Purtroppo dei sogni di cui si parla sono quelli che non hanno lasciato percorsi notturni del loro spirito. Sono i sogni ereditati dai nostri antenati quelli che ci portiamo nell’anima e che hanno nutrito con marchio indelebile l’esperienza illimitata dei nostri desideri di vita.
All’aurora in cui spunta la vita si spegne la lunga notte di storia immane.
Non basta che le passioni siano state piegate sul filo dei secoli sotto lo sguardo obliquo della morte, la produzione della miseria quotidiana nell’industria totalitaria televisiva.
Frammenti di uomini, embrioni pazientemente disseccati nelle provette sociali, esseri condannati a non appartenersi mai perché di proprietà dei sogni  altrui.
E mentre le notti si susseguono i sogni si sciolgono mescolandosi ai residui di ciò che li hanno repressi e un dialogo appassionato inizia a sciogliere il nodo per liberare la vita.
Questo soffio vivificante nulla dovrebbe soffocarlo. Anche se fossi io solo a sentirlo mi resterebbe la piacevole follia di aver voluto, liberando dai ceppi i desideri degli antenati.
“O mia volontà, tregua di ogni miseria che sei in me, volontà di vivere che chiamo destino, preservami dalle tue disfatte, riservami per insaziabili godimenti”.
AM

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