Festival di Sanremo. Sono un uomo e sono contrario allo sdoganamento di “cantonti” che, con il benestare dei discografici, propagano messaggi cruenti e violenti contro le donne per fini commerciali (coprendosi la faccia). Non dovrebbero bastarci le scuse e l’affermazione che, in nome del successo, quella canzone scritta tre anni fa è acqua passata.

Il signor quizzarolo Amadeus, direttore del Festival (benché, stando alla cronaca, non sia un grande esperto in campo musicale), anche lui si scusa per quella frase sulle donne brave perché sanno stare un passo indietro al marito o compagno famoso. Dice di essere stato frainteso, che lui è buono, ama e rispetta le donne, si sente libero di dire “bellissima” a tutte, e dichiara di non contare nulla in famiglia. Ma poi, nascondendosi dietro le regole dell’organizzazione non respinge quel cantonto di cui mi rifiuto di fare il nome.

Bravo signor Amadeus! Immagino che lei sappia che la potenza della musica incide sulla coscienza delle persone e soprattutto sui giovani in cui si sta ancora formando il senso critico. Davvero bisogna dare a certi cantonti la possibilità di essere dei maestri (culturalmente cantando) di vita?

Alcune cantonti, purtroppo donne, dichiarano che l’arte non va censurata mai, anche quando inneggia alla violenza e allo stupro. Ma quindi, per esempio, chi oggi usa la musica per inneggiare all’odio razzista e allo sterminio di altri esseri umani, domani potrebbe trovarsi aperte le porte del Festival di Sanremo?

Cantiamo e balliamo, anche questo è il Festival della canzone italiana… olè!

V. Dileo

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