Il referendum renziano si è arenato contro lo scoglio della Costituzione. Un risultato così massiccio non accadeva da molto tempo e questo deve far riflettere i futuri leader che vorranno mettere le mani in quella che viene definita la costituzione più bella del mondo.

Dopo il KO molti ciarlatani si attribuiscono la vittoria del NO, a partire dal solito Salvini, fino ai grillini della nuova moda populista.

La realtà è un’altra. I vincitori sono cittadini e cittadine italiane, i giovani e le giovani senza futuro, chi è stato rapinato dalle banche, gli abitanti della Valle Susa, tutti quelli e quelle che che il governo Renzi ha penalizzato fin dal suo insediamento abusivo. Un governo palesemente ultraliberista, come si è visto dalla guerra ingaggiata contro la CGIL e dall’atteggiamento ruffianesco verso la FIAT.

Renzi è stato sconfitto anche da se stesso e dal proprio egocentrismo. I suoi modi da bullo hanno irritato noi cittadini che ci aspettavano fatti concreti e non vuoti slogan da cantastorie. Seppelliti come siamo dai debiti e finanziari da capogiro gestiti dalla criminalità liberista e globalizzata. A tutto questo non ha saputo dare risposte concrete, anzi ha ulteriormente diviso il Paese.

I mezzi di comunicazione mainstream come le Pravda sono anche loro i grandi sconfitti.

La grande stampa e la TV hanno allestito un teatro comunicativo dedito alle prodezze di Renzi, incapaci di leggere la realtà hanno continuato ad ingannare i cittadini sugli eventuali disastri se avesse vinto il NO. La prudenza suggerisce invece di affrettare verdetti o vendette, e di non innescare narrazioni come quelle della destra populista e razzista.

In questo frangente non bisogna affidarsi all’ordolandia dei Grillini, figli di ideologie trascorse (“L’Uomo qualunque”) ed altre ceneri del passato. Quando l’orizzonte si abbassa, suona l’ora del demagogo, che ci racconta il paradosso della frustrazione in sé.

Se l’apogeo della globalizzazione coincide con la sconfitta del renzismo, allora bisogna già da ora pensare alla sua fine e alle altre vie possibili.

Come già stanno cominciando a fare in altre nazioni.

 

A. Montanaro

 

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