Affezionarsi all’oppressione come segno di sottomissione, vittime del tempo della contaminazione del tempo. Perdendosi in un bizzarro consenso come indulgenza verso il tempo che passa. Per liberarsi del fardello dei rimorsi d’essere stati complici silenti.
Quale riposo per la Palestina macchiata da sangue e sudore, patria invisibile di tutti gli esilii.
Non è forse il lenzuolo di bombe che Israele stende su Gaza? Se esiste qualcosa di orrendo, di oscuro, è il ritmo e l’accanimento della distruzione di un territorio invaso. Come l’Ucraina. Mentre nell’impero dell’ingozzamento i formicai dei guerrafondai sono lasciati gemere di sazietà.
Mute le parole al servizio delle sofferenze, la vergogna vince, mentre gli scarti che restano formano il mercato della speranza.
Nel cercare i desideri di pace, spesso si trovano capestri, come nei programmi di sterminio che da Gaza trovano cittadinanza in altri luoghi.
Mentre la pace si arruola come puttana astratta al servizio dell’assurdo.
Nel desolato deserto di Gaza, si sente piangere solo il vento.
Dalla sua illegale nascita lo stato di Israele si è fondato sulla violenza organizzata, posseduto da un’insaziabile desiderio di conquista territoriale, e la colonizzazione della Palestina è come la vedono i suoi governi, un fatto di violenza e di terrore.
Saranno sazi solo quando l’ultim* palestinese sarà uccis* dalle loro bombe.
Non cercate i complici, sono fra di noi!
Immagine: momi-z