La cinica casta di banchieri globalizzatori e cosmopoliti, agendo nel sistema dei bisogni de-eticizzato in fase di assolutizzazione, non può accettare la dimensione proletaria del lavoro garantito, della coscienza conflittuale e dell’organizzazione sociale.

In questo la “global class” neo-feudale si compatta per risaldare il proprio dominio e spezzare le capacità dei cittadini di opporsi, che ridotti alla passività subiscono in silenzio la flessibilizzazione del lavoro e della precarizzazione della vita.

In tal senso si diventa uomini e donne vacui, senza comunità, senza coscienza storica, senza identità storica e senza memoria.
I vincitori (per ora) liberisti della finanza, nel quadro dell’accumulazione flessibile, hanno prodotto l’abbandono delle risposte ai bisogni primari da parte della politica, e con essa l’abbandono delle stesse libertà politiche, della cittadinanza di uomini e donne liberi, fondamentale per il diritto ad avere diritti.

In questo quadro i cittadini sono condannati al nomadismo e alla flessibilizzazione destabilizzante per l’intero arco della vita.

Dissolti come classe, i lavoratori e le lavoratrici tendono oggi a essere una nuova classe in sè e non per sè, la classe del precariato. Così l’umanità pensante è riassorbita nell’umanità sofferente (migranti), secondo la profezia marxiana riguardante la proletarizzazione della società.

Le parole dette da Marcuse in tempi lontani “la storia è sempre la storia del dominio, e la logica del pensiero rimane la logica del dominio” è oggi più attuale che mai.

Rovesciando il monito di Marcuse, avanza il dogma di Von Hayek: “il concetto di giustizia sociale è necessariamente vuoto e privo di significato”.
Così si afferma nell’arena mondiale spoliticizzata l’ordine delle deregolalizzazione in tutti i campi. In questo nuovo modello di società avanza il nuovo clero giornalistico del circo mediatico post-moderno, composto da opinionisti nichilisti e prezzolati, in cerca di visibilità e, soprattutto di quattrini.

L’altro cantore del teorema dell’end of history (Fukuyama): “possiamo anche immaginarci un domani molto peggiore di oggi”.

In questa cornice, grazie alla neo-lingua amministrata dal clero al servizio dell’oligarchia finanziaria, le sole pene apertamente riconosciute sono le “sofferenze bancarie” da sanare mediante l’usuale prassi della socializzazione delle perdite sulle spalle dei cittadini, e delle privatizzazioni dei guadagni a beneficio dell’elite liberista.

In questo contesto oggi i precari sono flessibilizzati in una immensa plebe post-moderna e migrante composta da centraliniste-sti e ricercatori, operai e badanti, stagisti e rider, braccianti nel caporalato, figure sradicate e distanti tra loro, uniti nell’esclusione della cittadinanza.

E’ questa massa a subire sulla propia carne viva le conseguenze della precarietà mondiale.

Image: ‘Precarious Entrance‘ 
http://www.flickr.com/photos/66176388@N00/16786740883
Found on flickrcc.net

Vai alla barra degli strumenti