Hanno preso il volo le nottole di Minerva, nelle notti d’Oriente e d’Asia, per aprire il vaso di Pandora. Oggi è una certezza, sarà la fine del tempo dello sfrenato liberismo deregolato.

Fine della storia, fine dell’azione pubblicitaria dell’idea della globalizzazione neoliberista, così il Coronavirus diventa il sacro virulento devastatore che con il contagio pandemico ha finito per intaccare e irretire chi per primo ha seminato il germe liberista, con la macchina mitologica del consumismo globale che per anni ha manipolato il mondo attraverso l’astuzia della ragione.

Oggi nelle reclusioni collettive avanza l’ideale panottico di una umanità sotto attacco virale senza pari. Se per anni le nostre esistenze sono state traumatizzate dalla paura del nucleare, oggi il vero nemico sono i virus. Ogni anno sempre più potenti e distruttivi, perché lo scambio animale-umano ha annullato le distanze tra specie e le differenze virali, da quando si sono ristrette le aree geografiche e la globalizzazione accelera il trasporto non solo di merci ma anche di insetti e virus da un continente all’altro.

L’inquinamento dei territorio ha bloccato l’evoluzione delle specie, a danno degli esseri viventi, umani e non.

Se nel futuro ci aspetta un vissuto in gabbie sterilizzate, sarà la fine della socialità e dunque dell’umanità. Oggi assomigliamo a sonnambuli, intrappolati fra i fantasmi dei virus e il caos del mondo.

“Gauguin dell’anima primitiva, vergò nell’angolo in alto a sinistra il famoso titolo, d’où venons, ques sommes nous, où allons nous?” E’ una domanda!

A. Montanaro

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