Quante volte abbiamo sentito in noi la certezza che se una tal cosa (denaro, occasioni, affetti, il corpo giusto, et cetera) non ci fosse negata nel presente o nel passato, potremmo essere diverse, diversi, senz’altro felici.
Nei momenti duri – possono durare giorni, mesi, anni, l’esistenza – questa certezza si pianta sullo stomaco e ci impedisce di godere della vita e di quello che siamo. Perché avremmo sempre potuto essere qualcos’altro.
Io, per esempio, se avessi avuto più denaro sarei diventata: direttrice di un giornale, autrice di 25 libri, attrice consumata, madre di 4 figli, parlamentare e, perché no, anche guru (magari dopo i 50). Invece sono una modesta impiegata che scrive qualche articolo nei ritagli di tempo, ha l’hobby del teatro e al mattino si mette seduta a gambe incrociate per ascoltare il proprio respiro. Ognuno, credo, potrebbe scrivere la propria versione.
Da cosa deriva questa tremenda certezza che non siamo abbastanza, né quello che avremmo potuto essere??
Dalla Potuttrice.
La Potuttrice possiamo vederla appollaiata sulla cima del nostro capo, proprio lì dove i neonati hanno la fontanella aperta. Lì dove a premere con la punta di un dito (provate!) si sente un piacevole pizzicore.
Lì sta la Potuttrice, quando sta. Nei momenti in cui si sente più ispirata, la Potuttrice dispiega le sue grandi ali cinerine. Così il sole non può più baciarvi e, si sa, il sole bacia i belli, sicché vi sentirete già più brutti. Sotto le sue grandi ali dispiegate ci sembra di perdere in luminosità, e i nostri colori si smorzano in un’ombra opaca. Ma al tempo stesso ci sentiamo protette. Le grandi ali della Potuttrice ci mettono al riparo e offrono un motivo al mancato bacio del sole. Ci mettono al riparo da: … (il gioco è: riempi i puntini).
La Potuttrice dice che tutto avremmo potuto essere se non fossimo le vittime di una congiura cosmica. La Potuttrice ci protegge da quello che potremmo essere se sapessimo che cosa intendiamo per “felici” (vedi al primo paragrafo).
Ci chiediamo se la Potuttrice sia sempre esistita, o se sia un prodotto del mondo occidentale contemporaneo, che esalta, lo sappiamo, le modalità più mostruose dell’ego. Forse entrambe le cose. Forse la Potuttrice è sempre esistita, ma nel nostro tempo e nel nostro pezzo di mondo è diventata più forte che mai. Il mito dell’individuo, la civiltà del successo, la cultura della prestazione, e via così… abbiamo letto libri sull’argomento, e conosciamo teoricamente i limiti della cultura che ci forgia, ma ciò non impedisce alla Potuttrice di installarsi sulla cima del capo, dispiegare le sue ali, e intonare il suo mantra: potresti tutto se avessi…
Che fare? Ammazzarla non si può, uccidere gli esseri alati non è garbato (non è neanche buona da mangiare), e quella mica si fa prendere facilmente. Meglio l’approccio dell’ornitologia. Mi apposto, la guardo. Ne studio la forma, le abitudini, il verso. Magari riesco a farmela amica. Non si sa mai… quel suo canto noioso e a volte angosciante potrebbe nascondere un trillo di gioia.
Il sole bacia i belli… perchè i brutti li bacian tutti. Non ho ancora visto la mia Potuttrice (sono convinta che ce ne sia una per ognuno di noi) ma ho sentito la sua presenza; si nasconde, perchè sa che se la becco l’abbatto. Non ho bisogno di mangiarla, ma saper che l’ho sconfitta sai quanto fa bene?
Credo inoltre sia legata indissolubilmente al sig. Discolpa: volevo fare/essere/arrivare a… ma mi hanno bloccato. Erano invidiosi e me l’hanno impedito. Insomma, non è certo colpa mia. E’ un brutto uccellaccio, piccolo, stridulo, in genere si pulisce le penne sulla nostra spalla ed è sempre pronto a tirare fuori una scusa valida.
Impossibile comunicare con entrambi, passerei le mie giornate a battibeccare con loro ignorando i veri momenti in cui vivo, e mi godo la vita, sapendo che sono io l’unica artefice di quella gioia.