Ho fatto anch’io un patto, in cambio di vittime da dare in pasto a Faust. Ho scelto tutta la malvagità fuoriuscita dal vaso di Pandora.

La vita di chi vive la disperazione da bohémien in formato frate cappuccino, di chi esibisce la necessità del piacere per la vergogna come diluvi sentimentali.

La vita di quelli che si trasformano in zerbini muti, davanti alla vanità di uomini creatori di euforie.

Augurarsi trame di crudeltà agli uomini più depravati e aggressivi di questo pazzo paese.

Fare dono di avvelenati da se stessi come scorpioni, carcasse umane straboccanti di cupidigia.

Pattumiere di maldicenze sciolte in diarree culturali fanno la faccia come il culo.

La mia libera esistenza contro le libecciate di lingue fangose, impastate di truffe, per il grande luna park della provvidenza divina.

Lasciandosi prendere dal proprio bisogno, posandosi per secoli e secoli sulla propria coscienza.

Moneta preziosa come lo spirito santo, più preziosa del sangue umano, tesoro nascosto in caverne fecali di lusso.

Così la verità resta muta di fronte alle nefandezze di quelle teologiche.

Darò in pasto a Faust … la contemplazione delle mie vittime e le loro schifezze contemporanee … così tutta la poesia della vita si risolve in un cazzo fritto di vita … così i miserabili con i loro culi scoprono delle piccole miniere, defecando concime. E la banalità del tempo umano nelle sue trame si trasforma nella farsa del vissuto.

Un piccolo infinito per cascarci dentro. Sporche poesie di poeti insolventi … ogni foresta ha l’immonda letteratura che si merita. Così tutto scivola nelle vite inutili, come la puzza di morte ogni volta che un predicatore apre bocca. Sono tutte vite date in dono al Faust … per mantenere fede al patto con lui.

Persino i lavoratori caduti nella rete del consumismo non servono più, nelle fabbriche bastano gli scimpanzé. La vergogna fa abbassare la testa. E si marcisce stando nello stesso posto per anni, si muore di puzze … così, con tanta ufficialità e manipolazioni schifose e deprimenti, si guadagnano stipendi da fame.

Accettando passivamente un governo di persone inutili si sono concesse. Con il delirio di un solo uomo, che non fa per niente la felicità degli altri.

Quando la lunga notte finisce di girare i lupi mannari saziati ritornano alle loro tane. Iniziano le pene del giorno degli uomini, tutto diventa brutale e l’odio non va mai via dalle loro facce brutte e ripugnanti. Così si tengono occupati l’anima per non ricordare i brutti episodi della vita. Si vendicano dell’avvenire ingiusto del presente, accecandosi con palle di merda.

Così finisce il ballo della vita, per questo nessun dannato viene restituito dall’inferno. C’è chi si offre volontario, bazar d’emozioni fuori moda. Per giunta si rimane come un coglione vigliacco in attesa di un matrimonio con la morte. E se tutto questo non avviene, si accetta il degrado e l’angoscia del vivere … imbrattandosi l’anima in modo rivoltante.

In attesa che riaffiorino ricordi andati a male, in fantasmi disgustosi che trasudano egoismo, vanità, menzogna.

Li capisci subito i grassi vermi ingordi che popolano la politica, con le oscene bocche piene di bava. Come nella notte una scheggia di luce inganna la vita, non è così che funziona … vivere la disperazione del dolore esibito nella necessità del piacere della vergogna.

Ecco!! Tutto questo io porto in dono a te, Faust .. in uno scambio di vita.

Ça va sans dire

 

A. Montanaro

 

Image: 'Old Devil Tree ���'
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