Eccolo il marketing leghista che lo Spin-doc Luca Morisi suggerisce al capitano Salvini: una comunicazione armata che passa dalle divise militari (polizia etc.) alle immagini con armi vere.

Nella retorica totalitaria si passa infine all’esibizione delle armi, sull’esempio dei suprematisti bianchi amerikani, al grido di “più sicurezza”, liberi di usare le armi per autodifesa, bum… bum… contro chiunque è diverso.

Nell’industria dell’odio salviniano, Luca Morisi si distingue come il consigliere più incline alla violenza verbale.

Nelle campagne di comunicazione politica prevale la retorica degli insulti volgari verso persone e associazioni specifiche, gruppi etnici, donne, magistrati e persino adolescenti.

Gli elementi repulsivi, la brutalità, la xenofobia, la tracotanza che caratterizzano questo continuo show “post-verità” fatto di retorica negativa e violenta, finiscono per diventare la valvola di sfogo dei perdenti del neo-liberismo finanziario.

Proprio nel giorno di Pasqua, con le centinaia di vittime dell’odio in Sri-Lanka, Luca Morisi ha pubblicato su Facebook una foto di Salvini armato di mitra (l’ennesima foto) minacciando nemici immaginari).

Il messaggio di incitamento alla violenza armata è un reato, Morisi deve saperlo. Si crede onnipotente perché Avatar protetto del Ministro Salvini?

Questi messaggi muovono anche tutta quella galassia neo-fascista che si sente libera di agire in molte occasioni nelle periferie disagiate, con simboli nazisti e slogan razzisti.

Mentre il governo legato da un contratto di potere si nutre nelle proprie esibizioni come nelle foreste dei folli di Laon, i cittadini peopleizzati vivono da sonnambuli la propria realtà. Serve un risveglio delle coscienze prima che la catastrofe ci sommerga tutti.

A. Montanaro

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