Da un po’ di anni non si fa altro che dissertare sugli intellettuali, si scrivono articoli, libri, si fanno dibattiti, riferimenti storici come: lo scritto di Zola ”J’accuse” del caso Dreyfus, con il seguito di polemiche accese dei vari reazionari alla Benès e Brunetière.
Un altro caso quello di “Poujade e gli intellettuali” definiti da questi “arie vuote”, categoria che vive parlando, l’intellettuale si distacca dal reale, resta fermo in aria, fermo a girare in tondo; la sua ascensione è pusillanime.
Gli intellettuali non sono né idealisti, né realisti, sono esseri annebbiati, abbruttiti, la loro altidunine esatta è quella delle nuvole e via di questo passo.
Per tale ragione, proprio su questo problema degli intellettuali, il Poujadismo va molto al di là di Poujade; quello che si condanna è l’intellettuale, cioè una coscienza, o meglio ancora lo sguardo di quella coscienza.
Nella società poujadista l’intellettuale ha la parte maledetta e necessaria di uno stregone degradato, mentre la piccola borghesia francese segue il movimento poujadista, da noi in Italia prende corpo l’intellettuale organico di gramsciana memoria, anche in questo caso le destre reazionarie nostrane si scatenano contro, a partire dalla chiesa e dai partiti che a essa si riconoscono.
Però in Italia troviamo un Partito Comunista che con le sue strutture culturali non solo difende ma li organizza in uno strumento di propaganda di classe.
Naturalmente questo comporta un allineamento culturale alle esigenze del partito, e se qualcuno non è d’accordo viene messo alla porta (vedi caso Pasolini) senza tanti complimenti, questo comporta una perdita economica per le pubblicazioni e la denigrazione continua con processi staliniani a mezzo stampa.
La rottura definitiva avverrà con la cacciata di Lama a Roma. Molti degli organici criticando aspramente la strategia Partito-Sindacato dell’affare Università di Roma iniziarono a defilarsi dal partito.
Inizia così una deriva dell’intellettuale organico all’intellettuale liquido.
Tutta la società (la società cambia e declina in un vortice di ideocrazia autoritaria) tutto diventa mercato, dalla cultura alla politica, i partiti della 1° Repubblica spariscono per far posto al populismo impolitico più sfrenato, in questa società liquida il nuovo soggetto intellettuale si inserisce diventando un divo televisivo.
E’ penoso vedere Busi all’Isola dei Famosi, ma ancor più penoso assistere alla scomparsa di qualsiasi dignità umana.
Dove hanno fallito gli intellettuali ?
Chi sono i colpevoli di questa catastrofe culturale ?
Dove e quando si è giocata la partita per portare al collasso l’intellettuale ?
Fu l’entrata in scena del post-fordismo, nei giorni della Sapienza di Roma e di Bologna che i residui dello stalinismo si dissolsero.
Asor Rosa ammette oggi che occupare la Sapienza fu un errore e le successive repressioni ci portarono al 7 Aprile. Da tutto questo nasce l’intellettuale massa con la precarizzazione globale del sapere.
E i ministri Brunetta e Gelmini che attaccano i giovani che vogliono più cultura mentre il ministro Bondi mette ai Beni Culturali Mc Donalds.
Dov’è sepolto il cadavere di Utopia?
AM
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