Invecchiare, che orrore!
Ma l’unico modo che ho
trovato per non morire
giovane
Una pioggia schifosa e inquinata di una bava viscida e verdastra copre l’Italia.
Volti di angeli ribelli e disperati si ubriacano di un futuro che non vedranno mai.
Non si aspetta nessuno, non c’è più tempo, ogni attimo può essere l’ultimo, in mezzo alla fanghiglia di smog bagnato.
Alla ricerca di antiche anime ribelli che ti entrano in corpo.
Non è cambiato molto nelle notti disperate, con volti in cerca di una fine, che vanno verso sud.
Non si cerca niente di preciso, giusto un luogo dove perdersi e sciogliere quel nodo di rabbia disperata.
Il sud ti capisce e sa proteggerti, con la sua inerte indifferenza, con l’abitudine a non vedere e non sentire niente, osservando tutto.
Il sud che ti regala quella sensazione di non esistere, popolato da sciamani androgini, giusto un posto dove fermarsi in attesa del nulla. Ma dove si rimane all’infinito, posto dove scagliare passione come frecce al sole.
Al sud per sfuggire al sistema sociale repressivo che ti impone di vivere di finzioni, per sfuggire a quella forma di omicidio-suicidio e agli assassini-genitori, scuola-parenti-amici e la società tutta.
Al sud per non farsi ammazzare, dove si fermano i dannati alla ricerca del fantasma della realtà perduta.
Fuori da quelle false sensibilità che uccidono, sentire il dolore e conoscere lo sguardo di chi è morto dentro, per affacciarsi sull’angoscia infinita, lontano dagli artigli che affondano nella tua anima per soffocare la tua ribellione e omologarti. Incasellato, circoscritto nella ribellione sotto controllo.
Al sud, terra d’esilio, in cerca di Rimbaud e tutti i cantori della stessa maledizione.
Al sentimento della sofferenza che si nutre di disperazione.
Al sole bruciante delle inquietudini di un domani lontano, quando tutto si desertifica e la polvere delle emozioni fluttua nel caldo vento che annuncia il passato di generazioni perdute.
A. Montanaro
20/4/14