Nella versione ciclica della nostra storia vista come mero caleidoscopio di storie, occorre un protagonista. Di recente abbiamo avuto in Salvini “un personaggio mediocre e grottesco a far la parte dell’eroe”, che per tutta l’estate ci ha intrattenuto con “una favola senza senso, raccontata da un idiota”, rallegrando la stagione nella sua quotidiana tristezza.

Bene, dopo la bulimia estiva siamo tornati ai fichi secchi. Speranzosi che qualcosa si potesse salvare, ecco che Renzi ne combina una delle sue. Fonda il partitino di Pinocchio per continuare ad essere il burattino collodiano, nella speranza di unire quel gatto e quella volpe che vivono dormienti in ogni italiano/a.

Stiamo perdendo il bisogno di crescere, che dovrebbe essere naturale. Invece, un irresistibile ritorno infantile occupa la mente di molti cittadini, disorientati da ondate di banalità elargite continuamente da un’informazione drogata e interessata.

Quante vite incompiute hanno attraversato la storia dell’umanità, vivendo allegramente in simulacri esistenziali. Se fossimo un popolo crudele, saremmo un popolo coraggioso. Invece siamo raffazzonati in un miscuglio di dubbi e fantasticherie fantozziane.

Quante preghiere recitate nei secoli sono sopravvissute a coloro che le hanno recitate? Forse sarebbe meglio passare il tempo a canticchiare tutto lo sgomento delle preghiere stesse, perdute sotto le volte di antiche chiese.

Siamo intrappolati in un vissuto labirintico che blocca il pensiero critico e non permette alcuna reazione.

Si è passati dal predicatore dell’odio razzista al governo dei complici del predicatore. Ecc! Non ci sono vie d’uscita se non quella di ritrovarsi ad essere se stessi. Ci riusciremo?

A. Montanaro

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