Da due anni Lotar si era rinchiuso in una grotta nascosta e sconosciua dove aveva avuto tutto il tempo per sistemarsi decentemente. Si era costruito un piccolo pannello per l’energia, aveva costruito un piccolo laboratorio dove studiava logaritmi ed equazioni. Aveva un computer abbastanza potente che aveva connesso con un portatile per i logaritmi. Usciva sol per rifornirsi dei beni necessari per vivere.
Si può dire che viveva come un clochard.

Tutto questo aveva fruttificato la riuscita della costruzione di un teorema che avrebbe sconvolto il mondo. Ora si trattava di organizzare un piano per mettere in atto la prova finale dell’evento. Tutto doveva funzionare alla perfezione perché non ci sarebbe stata una seconda possibilità.

Accese il computer e inserì i dati del teorema sulla piattaforma di oc-nov-1102 h. 6. Dopo pochi secondi arrivò il via libera. Era fatta!Ora l’equazione in progress avrebbe operato su tutti i canali digitali delle piattaforme connesse.
Lasciò il computer in stand-by e uscì. Però prima di incamminarsi verso la città nascose bene l’ingresso della grotta. Anche se essa non era conosciuta bisognava prendere le debite precauzioni.

Era una serata fredda e nebbiosa, l’autunno era in arrivo. Roma e la nazione erano sconvolte dal fallimento dell’economia. Con l’improvvisa morte del premier non vi era più governo. Manifestazioni violente si succedevano di continuo, i leader della coalizione che aveva distrutto il paese erano in fuga e ricercati dalla magistratura e dai comitati di lotta.
Il presidente della Repubblica d’accordo con la Corte Costituzionale aveva formato un governo di gestione della crisi per permettere al paese di rientrare nella Comunità Europea che in precedenza l’aveva espulso.

Lotar rientrò nella sua piccola casa alle porte del Vaticano dove aveva sempre vissuto dalla morte dei genitori. Con la fuga del papa in Germania nessuno si era preoccupato di quella casa appartenente alla curia romana. Dopo una cena frugale si era ripulito del suo aspetto di barbone ed era andato a dormire. Sapeva che nella notte il suo teorema avrebbe lavorato e al mattino sarebbero arrivati i risultati.

Infatti verso le 10 il primo black-out di elettricità: tutte e centrali controllate dal circuito digitale si fermarono.
A seguire tutte le altre reti: da quelle postali alle bancarie ai servizi pubblici per finire con quelle sanitarie.
Verso il pomeriggio si bloccò quella dei trasporti e quella militare.

La paralisi era totale. Funzionavano solo i vecchi sistemi meccanici e manuali. Tutta l’informazione era bloccata, niente giornali, non si riusciva ad avere alcuna notizia.

Una commissione fu nominata per capire cosa stesse succedendo. Esperti matematici e ingegneri di reti digitali si raccolsero in riunione.

La crisi si allargava a macchia di leopardo e puntava verso l’Europa tutta. Cominciarono a mancare derrate alimentari, benzina. A fronte di una forte richiesta le raffinerie non riuscivano a produrre il necessario.

Molti comitati si misero a disposizione organizzando reti di comunicazione meccanica in disuso da tempo.

Al Nord le dimostrazioni si stavano trasformando in guerra civile, tutti i leader della Lega si erano dati alla fuga di fronte alla rabbia della gente. Umberto Bossi era stato ricoverato moribondo in una clinica svizzera.

Al terzo giorno tutta l’Europa, l’Africa e il Medio-Oriente asiatico erano bloccati. Cominciò a serpeggiare l’idea di un attacco di alieni. Una commissione mista di scienziati fisici e matematici avevano individuato e cause del caos che stava assumendo dimensioni mondiali

Si trattava di una equazione collegata ad un logaritmo mutante che entrato in rete si automodificava da una piattaforma informatica ad un’altra. Così venivano bloccati tutti i sistemi informatici mondiali. Ottenuto il risultato, il teorema dell’equazione modificava il logaritmo e attaccava gli altri sistemi di reti.

Gli scienziati dichiararono che si trattava di un virus costruito da qualcuno tramite un teorema immesso in rete. La soluzione era difficile, si doveva risolvere il teorema per agire conseguentemente sui logaritmi che venivano prodotti. Si tentava di capire. L’atto di pirateria informatica era stata fatto sicuramente da un genio che stava riuscendo a spegnere tutte le reti informatiche del mondo.

A questo punto poteva trattarsi di un pazzo che andava subito catturato.

Intanto nelle grandi città le Prefetture avevano bloccato il traffico automobilistico: si doveva interrompere il rifornimento privato per privilegiare quello collettivo. Dove fu possibile furono ripristinate vecchie linee di comunicazione per il minimo che si poteva ottenere, persino qualche vecchio forno a legna i periferia fu rimesso in funzione.

Dalle città e dalle capitali arrivavano brutte notizie, trasmesse con i vecchi sistemi morse. Il mondo stava velocemente regredendo di molti anni. Non vi erano più vecchi sistemi per far funzionare le nazioni, perché la velocità tecnologica aveva smantellato tutto. Ripristinare ciò che era in uso comportava lentezza infinita.

Popolazioni in rivolta devastavano e saccheggiavano. Il papa fuggì in Germania per una scissione grave nei vertici della Chiesa: anche il mondo cattolico era entrato nel caos.

Tutto il sistema a tecnologia avanzata era sotto attacco e l’incertezza attraversava il mondo intero.

Intanto Bossi era deceduto in Svizzera, il suo movimento si era sfasciato.

Gli unici che risentivano poco del diastro erano gli appartenenti alle poche comunità non raggiunte dalla tecnologia, quasi a suggerire la vendetta del “buon selvaggio”. Mentre la devastazione tecnologica continuava, la Comunità Internazionale aveva formato una commissione di scienziati di fama mondiale per cercare una soluzione allo sfacelo.

Lotar seguiva gli eventi con particolare attenzione. Conosceva la personalità di molti scienziati, avendo studiato i loro testi. Erano esperti che avevano risolto il teorema di Fermat, svelato codici segreti, sperimentato equazioni di 5° grado e teorie del gruppo di Galois. Teneva d’occhio soprattutto due esperte di logica matematica che spaziavano con destrezza dalla matematica quantistica alla fisica.
Lotar sapeva di essere l’unico a possedere la chiave. L’unico al mondo a poter bloccare tutto e far rientrare nella normalità l’universo tecnologico.

Trascorsero alcuni giorni e due satelliti informatici si dispersero nello spazio.

Lotar decise che la lezione poteva bastare, anche per rispetto verso gli altri scienziati. Il giorno seguente si rivestì da barbone e fece ritorno alla grotta. Nulla era cambiato, tutto era in ordine e il computer sempre i stand-by come l’aveva lasciato.
Prese un disco dallo zainetto e lo inserì nel computer, poi si sedette ad aspettare che la soluzione dell’equazione fluisse nella rete. Dopo aver terminato prese il dischetto e lo frantumò, poi fece a pezzi il computer e la macchina dei logaritmi. Mise tutto nello zainetto e abbandonò la grotta che per due anni l’aveva ospitato.

Rientrato a casa attese i risultati. Lentamente tutto stava tornando alla normalità. I servizi della civiltà digitalizzata erano in funzione. Dopo che quasi miracolosamente era stato tutto ripristinato, apparve su tutti i video mondiali il seguente messaggio: “Quello che avete vissuto è solo un avviso. Se non cambiate voi stessi e il vostro sistema la prossima volta tutto crollerà sarete proiettati nell’Età della pietra”. Firmato Lotar.

Chi era Lotar? Perché aveva manato questo messaggio? Cosa aveva in mente di fare se non lo avessero ascoltato?
Nessuno lo saprà mai. Forse Lotar non è mai esistito.

A. Montanaro 2011

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