Languori decadenti e brividi di tempo… catene senza fine e anime faustiane in labirinti esistenziali… Bonshommes sono gli straccioni di Valmy, uomini naturvolker…. Prometeo, prima che gli dei lo incatenassero facendogli perdere il senso del limite… nel divenire comune egli creò il proprio Dio, unico… creandosi una vita matrioska.
Precipitiamo a folle velocità in fondo al tunnel senza via d’uscita, accettiamo la corruzione economica in cambio di benessere, mentre il freddo mostro del liberismo che uccide l’umanità.
Il nostro moderno make up ci rende inguaribilmente volgari… costruiti per lo show business televisivo… mascherati nel parlare, nel comportarsi, nel vestire, nell’abitare… È un make up per nascondere verità e debolezze… e senza retorica di corpi artefatti.
Siamo dei gadget tecnologici nel mercato dei giocattoli. La nostra energia emotiva si disperde su una moltitudine di oggetti… fare del bene, punteggiando la propria carità morale come peti dell’anima…
Hegel e la modernità dell’Isola dei s/famosi famelici in falsa solitudine… Gente schiavizzata nella proclamazione dell’uguaglianza… il teorico diritto dell’uguaglianza nella diseguaglianza dell’uguale.
È così che il povero diventa un dannato da Dio e un ricco un eletto… così si arricchiscono i trafficanti di felicità nel meccanismo e infallibile dell’infelicità… E’ come avere nei testicoli la sede dell’anima.
Gallerie orwelliane scavate nei cervelli… paura come passione di vita… mondo frankensteinizzato… dalla morte naturale a quella artificiale.
Tubi digerenti e water di tutto ciò che produciamo… Trovare l’indizio per una proiezione che gli altri non esistono?…
Il mondo altro non è che il cadavere di Dio in decomposizione…. siamo mummificati in un presente imbelle, in attesa del collasso finale… gonfi come le rane di Esopo attraversiamo l’esistenza per il virtuale… in attesa del giorno dell’Haab, in cui il tempo si ferma, per raggiungere l’apogeo dell’onanismo finanziario Déraciné… fuchi malinconici, archetipi marginali nel gioco della vita… come figli naturali del fascismo e dello stalinismo… ci immergiamo nei miti tragici delle cronache nere della quotidianità… come i greci “Kronos divora i figli, Edipo va a letto con la madre e uccide il padre, Clitemnestra ammazza il marito”…
Come dire, dalla dialettica di Hegel a papaveri e papere… essere cannonate di coscienza lanciate sulla china scoscesa della vita, dove tutto appassisce: desideri, passione, civiltà.
Una sola cosa resta in fioritura appassita. L’assurdo E.U.
Nessuna scrittura della sciagura potrebbe descrivere questo sventurato destino… tutto assume cadenze melanconiche, a partire dal suo inesorabile vuoto…
Luogo di lontananze in cui ci si sente ovunque troppo lontani…
Capisco il mio Paese attraverso tutto ciò che c’è di marcio nei suoi abitanti.
Se Dante oggi dovesse riscrivere la “Divina commedia” senz’altro salterebbe il paradiso e il purgatorio… Quanti orrori si ammantano da valori, nella loro totalità, nel loro implicito orgoglio schiacciano i cittadini sotto la loro tirannia….
Abbiamo per la cultura il facile e reversibile entusiasmo degli ignoranti… dio-patria-famiglia, tre modi per incistarsi in una vanità surreale… questo tramonto lo subiamo come una nobile condanna… viviamo la vita come una farsa infinita, un borbottio privo d’ampiezza e profondità… la mediocrità ha raggiunto un tale stile che è difficile trovare nell’uomo televisivo qualcosa che assomigli all’uomo comune… la grandezza dei normali nella raffinatezza del banale… vale a dire: rendere l’idiozia naturale, passibile da sopportare, avvolgendola nella grazia e conferendole il lustro della finezza.
Nessuna conoscenza della vergogna evidente, una volta arrugginiti gli ideali rivoluzionari, di loro restano solo una desueta magniloquenza… così la grande rivoluzione proletaria finisce come una paccottiglia, non possiamo più permetterci una morte qualsiasi… lo scetticismo organico precede l’assenza del futuro e la sostanza del presente, non ci sono più eroi…
per credere nella finzione della libertà e morire per essa… ci riposiamo nel cinismo della decadenza della vita… che non è di natura temporale, e neppure un accidente storico, né la conclusione di un destino… quando l’Europa sarà avvolta dalle ombre, noi saremo la sua tomba più “viva”…
siamo immersi in menu gastronomici, i nostri stomaci nella decadenza sono inseparabili dalle gastronomie… la tv simbolo dei deliri culinari restituisce i valori culturali, l’atto del cucinare si sostituisce al bisogno di cultura, quando tutto ci disgusta, il pranzo diventa una festa.
La pancia è stata la tomba dell’impero romano, ineluttabilmente lo sarà anche per noi.
Perfino le forme spirituali del passato non vengono più in nostro soccorso.
Il cattolicesimo è così penoso, così polveroso, che rinnovarsi attraverso di esso equivarrebbe a una legalizzazione della morte… l’esaurimento spirituale conduce alla mummificazione di una cultura, non ci sono oracoli né dei per impedirlo… le Parche sono più spietate con i popoli che con gli individui. Nel nostro tramonto non si capisce la poesia del ridicolo…
il tempo si riavvolge attorno alla propria dissoluzione…
tutto appassisce, una cosa sola resta: l’assurdo, a-temporale dell’assurdo.
E nel finale dostojeskiano e annunciatore di mondi futuri…
sogno di una cultura di oracoli di lucide Pizie e di liberi uomini per accrescere la vita e non inaridirla…
A. Montanaro
Image: 'I Have Strep' Found on flickrcc.net