Ci risiamo!

Come sempre, per risolvere problematiche sociali il sacro teologico entra in campo.

Questa volta il Ministero della Salute Suor Lorenzin lancia una campagna pubblicitaria per ripopolare la nazione, in ritardo con la nascita dei figli.

Ancora una volta si scatenano le avanguardie del cattolicesimo per avviare una guerra di colpevolizzazione verso chi, sia per motivi di salute che sociali, si astiene dal mettere al mondo bambini.

Nell’iniziativa il sentore del peccato rispetto alla maternità e paternità è molto forte, e rimanda alla incoercibile tendenza del cattolicesimo oltranzista a piegare l’etica pubblica ai propri convincimenti.

Con l’iniziativa di celebrare il Fertility Day si offende chi non può avere figli, le coppie gay che vorrebbero ma non possono perché il governo ha legiferato in tal senso (e bisogna ringraziare i giudici che hanno emesso sentenze a proposito).

Il Fertility Day ha fatto qualcosa di ancora più grave. E’ entrato nella vita intima e sociale dei cittadini e delle cittadine, facendoli sentire in colpa, mettendo in discussione scelte e decisioni.

Invece di occuparsi del 90% di medici obiettori, dei giovani senza futuro familiare, delle donne che nelle industrie firmano le dimissioni se restano incinta, delle adozioni lunghe anni, per curare chi vuole avere figli ma per motivi sanitari non può la Ministra della salute promuove una campagna pubblicitaria per dare figli alla Patria, come facevano le vecchie dittature del passato recente.

La campagna è eticamente discutibile, per certi aspetti crudele. Non tiene conto di chi non può o non riesce ad avere figli.

La campagna è stata percepita come discriminante rispetto alle donne. Tuttavia lo è di più nei confronti degli uomini, che vedono il loro ruolo di padre sottostimato.

La campagna Fertility Day non è un tentativo di promozione della salute.

Le campagne per la salute hanno come unico scopo educare le persone a prevenire e gestire le malattie.

La scelta di non fare figli non è una malattia.

 

A. Montanaro

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