No, anche la vagina no! E’ la mia prima reazione ad una notizia inglese rilanciata in Italia dal sito di Repubblica, in cui si cita una nuova tendenza della chirurgia estetica. Beh… ma perché no, mi dico in seconda battuta. Seni, glutei, braccia, gambe, ventre, labbra, zigomi, fianchi, ginocchia, caviglie… la sequenza del corpo femminile bionico è già lunga. La migrazione della ciccia a scopo estetico è stra-nota, già reale per tante altre parti e funzioni del nostro involucro di carne. E dunque perché non anche lì dove “non batte il sole”? Inseguo il punto di domanda come un segugio.

La prima scoperta è che la vagina possa essere oggetto di valutazione estetica. Una vagina, nel mio immaginario arcaico e pre-industriale, semplicemente esiste. In quanto vagina, essa è al di sopra di ogni canone. L’esistenza della vagina, per una donna, è prima di ogni altra un’esperienza tattile, non visiva. Qualcosa che si sente dall’interno. Il fascino e mistero della vagina, la sua peculiare caratteristica, non sta proprio nel suo essere interiore? Soglia tra luce e buio, interfaccia fisica e psichica tra interiore ed esteriore, qualcosa che si vive nel movimento tra dentro e fuori, simbolo di un transito verso la vita perché da lì si passa per nascere…

Essendo tattile e interiore l’esistenza della mia vagina non riguarda la vista, e perciò non ha nulla a che fare con l’estetica – osservarla in uno specchio richiede pure un certo sforzo.
Che discorsi futili. Il governo sta per cadere (ma cade o non cade!?), il mondo del lavoro è divorato dalla crisi e dalla disoccupazione. Pure io dovrei preoccuparmi del mio disperato salvadanio, e invece mi distraggo pensando a chi, guardandosi la propria vagina, la trova brutta.

Eppure mi incuriosisce. Gironzolando in rete scopro che seicentomila donne si sottopongono ogni anno alla chirurgia plastica. Il più piccolo intervento equivale a 3 mesi del mio stipendio mensile, e già basterebbe a suscitare indignazione. Ma so anche che la bellezza è potere da sempre e in quanto tale può trasformarsi in dittatura. La dittatura della bellezza soggioga oggi non solo donne ricche e viziate, ma anche donne del ceto medio e basso che si indebitano per arrivare la dove Essa dominandoci illude di dominare. Mi concedo ancora qualche passo sul sentiero indicato dalla domanda iniziale. Perché qualcosa di interiore, qualcosa che si sente e conosce da dentro, dovrebbe essere visto come brutto o bello?

Le parole della pubblicità dicono tanto dei desideri delle potenziali acquirenti. Decido perciò di tornare sul luogo del delitto, sui siti dove chirurgia plastica vendesi. Leggo che “tra i numerosi interventi realizzabili, alcuni spiccano per maggiore frequenza di richieste. Primo tra tutti la correzione delle piccole labbra. Segue poi la richiesta di ridurre il volume del pube, o, al contrario, di incrementarlo. Per donne che hanno avuto esperienza di parto con episiotomia, poi, c’è la possibilità di eliminare le cicatrici che, oltre che brutte a vedersi, spesso sono anche fastidiose”. Ancora: con il passare dell’età il monte di Venere, non ha più l’aspetto turgido di quello di una ragazza. Eh già. La dittatura della bellezza nel nostro Paese è dittatura della giovinezza, e se la ciccia emigra nei posti sbagliati dobbiamo riportarla alla sua sede originaria. In rete trovo anche qualche foto …  ammetto che alcune vagine nella loro parte esteriore possano essere meno armoniose di altre. Eppure quelle labbra sono ancora e solo il bordo, il limitare, la promessa di qualcosa di invisibile e in quanto tale sottratto al canone estetico.

Un’amica antropologa, in uno scambio epistolare osserva: “in Brasile se la fanno rifare tutte dopo il secondo parto vaginale, o almeno ci provano. Uno dei motivi per cui le donne di classe medio-alta vogliono il parto cesareo e’ questo: vogliono evitare non soltanto di soffrire, ma anche che la loro vagina e quindi la loro attività sessuale risentano del parto. Chi partorisce di più per via vaginale sono, di conseguenza, le donne di classe medio-bassa, che non hanno scelta perché non gliela danno, negli ospedali pubblici. Alcune di loro, pero’, riescono ad ottenere una plastica vaginale a spese del Servizio pubblico, dopo il secondo parto”.

Queste piccole e grandi labbra sottratte al regno del tatto e gettate in quello della visione si offrono allo sguardo di qualcuno: lo sguardo di chi ci desidera. Uno sguardo maschile, per le donne eterosessuali. Uno sguardo femminile per le donne omosessuali.
Apro dunque piccolo sondaggio ad alcuni amici uomini e ad alcune amiche donne, chiedendo se l’aspetto estetico della vagina abbia una qualche incidenza sul loro desiderio. Nella maggioranza dei casi la domanda non è presa su serio e viene lasciata cadere. Qualcuno riflette: davvero non ci avevo mai pensato! Qualcuna dice che l’importante non è ciò che si offre alla vista, ma agli altri sensi. Uno, infine, conferma di averne viste di belle e di brutte ma poi sottolinea: “si tratta comunque solo delle labbra. La vagina è tutto il resto, è tutta dentro, e perciò l’aspetto, ai fini pratici, poco conta”.

E torniamo così al punto di partenza. La vagina, con l’estetica, che c’azzecca? Morale della favola: se vogliamo ottimizzare la nostra vagina consigliamo di sostituire al chirurgo esercizi per rafforzare la muscolatura del pavimento pelvico. Possiamo farli anche da noi, senza spendere migliaia di euro per qualcosa che potrà cancellare una cicatrice o sollevare un orlo, ma non restituirci il piacere di sentire.

No alla vaginoplastica, si alla vagina elastica!

E.C.

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