1. Un robot non può recar danno a un essere umano, né permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano patisca danno.

  2. Un robot deve sempre obbedire agli ordini degli esseri umani, a meno che contrastino con la Prima Legge.

  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purchè questo non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.

Manuale di Robotica 56a Edizione, 2058 d.C.

Così Asimov tracciava nel suo libro quelle che sono ormai riconosciute come le Tre leggi della robotica. Tre semplici principi che chiunque si occupi di robotica deve rispettare.

Ma proviamo per un attimo ad invertire i ruoli. Cosa accadrebbe se al posto dei robot ci fosse l’essere umano robotizzato dal sistema di produzione capitalistico?

Evidente è, infatti, il processo di robotizzazione dell’uomo ormai inarrestabile: ritmi di vita sempre più accelerati, ripetitivi, frenetici. Tutto questo con non poche conseguenze a livello sociale: aumentano i fenomeni di nevrosi, disturbi della personalità, depressioni, anoressie, bulimie, deficit dell’attenzione, episodi di violenza efferata nelle forme di vita quotidiana. Errori di sistema di una società robotizzata in cui tutto deve essere strategicamente calcolato e costruito. Al robot-umano non è consentito sbagliare, le sue esitazioni vengono soppresse, respinte perché non funzionali alla velocità e rapidità richiesta dalla società capitalistica. Dunque, recuperando la prima regola di Asimov e applicando l’inversione, potremmo dire

  1. Un essere umano non può recar danno al sistema capitalistico, né permettere che, a causa della propria negligenza, il sistema capitalistico patisca danno.

Attanagliati dall’ossessione di sbagliare, cioè dalla nostra stessa libertà, siamo costantemente alla ricerca della scelta economicamente vantaggiosa. Così ci affidiamo ai nuovi guru: esperti formati nelle più prestigiose università private che, in nome di studi neuronali,  costantemente offrono strategie per ottimizzare gli stili di vita. Occupando gli spazi sociali di divulgazione, che il potere politico offre loro (giornali, programmi televisivi, cattedre universitarie), vomitano precetti imbellettati da artifici retorici.  Vuoi diventare un manager? Mangia questo, comportati in tale modo, ascolta questa musica. Vuoi esser un leader aziendale? Incrementa il tuo livello di testosterone, in caso contrario la tua vita è destinata a lavori di basso spessore. Stressato a causa del lavoro? Non ribellarti, prova la tecnica mindfullness!

Il messaggio per il successo è sempre lo stesso “sii imprenditore di te stesso”. Questo ci porta a formulare la seconda regola:

  1. Un essere umano deve sempre obbedire alle regole del sistema capitalistico, a meno che non contrastino con la Prima Legge

Si è costantemente spinti ad ottimizzare la propria immagine per apparire sempre più social. Nulla a che vedere con la semplice e sana cura di sé, ma un tentativo disperato di idolatrare se stessi ed esporre le proprie vite nelle vetrine delle pagine social, divenendo noi stessi merce. Dalla società disciplinare costellata di ospedali psichiatrici, siamo così passati alla società dei fitness center, in cui si riversano non più amanti dello sport, ma uomini-robot (i matti del XXI secolo). Istericamente spinti dalla paura di non esser nessuno creano i loro corpi opulenti, alimentandosi con ogni tipo di proteina, quasi fossero generati in grandi allevamenti. Uomini-robot  unicamente mossi dall’imperativo categorico di godere di sé. Ecco quindi formulata la terza e ultima legge:

  1. Un uomo deve proteggere la propria esistenza, purchè questo non contrasti con la Prima o la Seconda legge.

 

Enrico Comes

Immagine: http://www.flickr.com/photos/75131655@N02/32909137230

 

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