Ma quale democrazia?

Ma quale democrazia?

Non c’è discorso politico, dai talk show televisivi, ai comizi di piazza (seppur rari perché sostituiti dai primi), fino all’opinionismo webeta sulle questioni riguardanti il politico, che non usi un riferimento esplicito od implicito alla parola democrazia.

Eppure, per quanto universale possa sembrare tale concetto, ciascuno sembra declinarlo a proprio piacimento. Il politico di turno o l’opinionista tuttologo che partecipa allo show televisivo lo utilizza per sostanziare la propria retorica; nei comizi lo si usa come slogan di chiusura “W LA DEMOCRAZIA!!!”; mentre i webeti, forse tratti in inganno dalla fonetica greca, lo invocano quasi fosse una divinità, per rintuzzare con le loro opinioni nella sezione “commenti” delle pagine social, aprendo lunghi agoni in stile 2.0.

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI “DEMOCRAZIA”?

Nonostante lo si applichi in modi disparati e disperati, forse un significato univoco sembra esserci, dal momento che ciascuno in qualche modo lo utilizza. In genere, a voler operare socraticamente chiedendo una definizione del termine, gli interrogati si rifanno ad un’etimologia greca ben consolidata dossograficamente, secondo cui la democrazia è il governo del popolo, nata ad Atene…ecc ecc.

Non a caso si è parlato di etimologia dossografica, perché filologicamente la questione prende tutt’altra piega. Anzitutto, a quale “Demos” si riferisce il “Kratos” (potere)? Quale idea di “Demos” è sottesa nel concetto di democrazia? Domande per le quali una semplice ricerca su Wikipedia non è sufficiente, specie per gli idioti (inteso in senso etimologico, nessuno si offenda!!) sostenitori della teoria delle lingue morte.

Proviamo allora a ragionare sulle parole, rassicurando che non si tratterà di una ricostruzione pedantesca, dai toni accademici: nulla di più controproducente nella società dell’info-rapida. Si tratta di leggere per 5 minuti (a partire da adesso).

COSA INTENDIAMO QUANDO PARLIAMO DI “GOVERNO DEL POPOLO”?

Tornando ai fatti, il concetto di “Demos” risulta abbastanza problematico: generalmente tradotto con “popolo”, altre volte con “maggioranza”. Ma occorre precisare che, se “maggioranza” in greco si dice “plêthos” (altro termine di non semplice traduzione), il concetto di “popolo” da noi inteso è un’invenzione della filosofia politica moderna, indicante una “multitudo” di individui, lontano dall’idea di “Demos“. Idea che non è rintracciabile neanche nel concetto di popolo romano così come lo sancisce l’editto di Caracalla: un insieme eterogeneo di individui (per lingua, religione, etnia, ecc.) accomunati dall’obbedienza alla “lex” per “utilitas”, come conferma lo stesso Cicerone. Il “Demos” greco indica invece, un’entità legata al “ghénos” (stirpe), secondo il principio di terra e sangue, presupposto tipico di politiche razziste. Non da ultimo è l’idea di “autochthonia”  a sostanziare il concetto di “Demos”, ovvero un insieme di individui che fanno tutt’uno con la propria terra risalente unicamente alla propria stirpe.

A questo punto occorre chiedersi quale idea di popolo vogliamo usare come paradigma di ragionamento: ci riteniamo eredi del popolo romano o del “Demos”? A quale delle due forme di popolo facciamo riferimento quando parliamo di democrazia? Ha ancora senso parlare di democrazia?

ADESSO PARLA PERICLE

Se il ragionare sul concetto di popolo sembra averci disorientato, proviamo a ricucire le fila del discorso, partendo dal chiederci quale valore può ancora comunicarci quel sistema antico chiamato democrazia. Perché continuare a scegliere questo sistema nonostante tutto?

Sarebbe poco indicato rispondere a questa domanda riferendosi ai meri tecnicalismi. Noi stiamo invece cercando di capire quale potrebbe essere l’assiologia della democrazia, cercando di rintracciare quei valori su cui essa si regge. Sciocco sarebbe anche liquidare la questione, intendendo la democrazia come quel sistema armonico, retto da una mano morale invisibile che consente di far esprimere chiunque pacificamente, formula tipica dell’ormai imperante politicamente corretto, che certa sinistra adopera senza approfondire né darvi sostanza.

Proviamo allora a ragionare in altro modo, guardando ai classici. Uno dei testi che sembra fare al caso nostro è il discorso che Tucidide, nella sua Guerra del Peloponneso, ascrive a Pericle. Tralasciando osservazioni meramente storiografiche, cerchiamo di ragionare in modo concettuale, tracciando gli elementi utili per un’assiologia della democrazia stessa. Pericle viene definito dall’autore greco come “capo della democrazia”, termine che può esser sintomatico di come i greci intendessero tale sistema e della radicale differenza con la nostra idea.

IL VALORE DELLA DISCUSSIONE

Dopo aver ricordato i morti in battaglia, Pericle afferma che gli ateniesi hanno “giustamente” l’egemonia in tutta la Grecia. Superiorità non legata alla mera forza militare o economica, bensì ad una certa pratica democratica. Infatti, dice: “Amiamo il bello, ma con semplicità e ci dedichiamo al sapere” (philosophumen).

Cosa vuol dire, che tutti gli ateniesi sono filosofi? In che misura questo giustifica una superiorità politica? Pericle stesso chiarisce immediatamente dicendo: “Noi ateniesi o giudichiamo o, almeno, ponderiamo convenientemente le varie questioni, senza pensare che il discutere sia un danno per l’agire, ma che lo sia piuttosto il non essere informati dalle discussioni prima di entrare in azione.

IL VALORE DELLA COLLETTIVITÀ

Nessuna idea accademica di filosofia. Gli ateniesi hanno “giustamente” l’egemonia in Grecia, non perché si occupano di storia delle idee, ma perché ciascuno tende ad esser “sophós” (sapiente): ”Ciascuno è preferito a seconda del suo emergere in un determinato campo, non per la provenienza da una classe sociale ma più per quello che vale”. Non v’è azione collettiva che non sia meditata, valutata criticamente (tutt’altro che opinionismo pacifico!!), ponderata, prima d’esser messa in atto; perché l’una cosa è il pensare e l’agire avente come fine la collettività tutta, non singoli interessi. Cos’altro è il “kalòs” (bello) verso cui gli ateniesi tendono, se non produrre qualcosa di utile al fine di creare una comunità armonica. :”Riuniamo in noi la cura degli affari pubblici insieme a quella degli affari privati, e se anche ci dedichiamo ad altre attività pure non manca in noi la conoscenza degli interessi pubblici.”

In un’ Italia in cui ad ogni attività politica il partito vincente è quello astensionista, nell’Italia dei governi tecnici, nell’Italia della democrazia 2.0, nell’Italia dei talent show affollati e delle piazze politiche deserte… questa idea di democrazia fondata su una pratica filosofica che non vive nelle accademie, ma nello spazio pubblico e che ha come scopo il bene comune, sembra parlarci con tutta la sua forza.

Enrico Comes

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Raus Deutschland dall’Europa

Raus Deutschland dall’Europa

Sarebbe stata una sberla memorabile della Democrazia greca ai tecnocrati dell’Europa. Quale ricatto ha portato il premier greco a tradire il mandato espresso dal popolo con il risultato del referendum del 5 luglio 2015? Ancora una volta il ricatto finanziario ha avuto la meglio sulla volontà popolare che chiedeva una politica sociale veramente europea.

Oggi la Merkel e la sua teoria dei sacrifici altrui non avrebbero più alcuna credibilità presso i popoli europei nel Mediterraneo. L’eco del NO dei greci alle politiche finanziarie della Troika avrebbe messo fine al potere dei tecnici non eletti dell’Europa. Le istituzioni europee continueranno comunque a perdere credibilità se non metteranno in atto profonde riforme democratiche e finché in queste istituzioni prevarrà la volontà della Germania. Quest’ultima deve scegliere definitivamente: o si costruisce un’Europa federale, dove i diritti dei popoli devono essere uguali, oppure meglio chiudere bottega. Non ci sono alternative, l’esperimento di un’Europa sotto l’egemonia del nord a svantaggio del sud può essere mantenuta solo con la violenza finanziaria. L’Euro dev’essere una moneta con riferimento politico-sociali, non di mercato.

La Grecia aveva aperto una breccia anche verso la sinistra, che si è distinta fin’ora per l’appoggio a riforme che hanno smantellato lo stato sociale. Se si continua con questi errori si apriranno autostrade ai populismi di ogni genere.

Non ci sono alternative, a meno di accettare un’Europa divisa, una povera al sud e una ricca al nord.

La Germania la deve smettere di operare come se fosse la padrona d’Europa, la stessa sua storia dimostra che, ogni volta che si presentano possibilità, egemonizza e distrugge tutto.

C’è una terza possibilità: sbattere fuori la Germania dall’Europa.

 

A. Montanaro

OXI Milano con il popolo greco

OXI Milano con il popolo greco

Siamo andati al presidio di venerdì 3 luglio a Milano a sostegno del NO al referendum proposto dal governo greco. Abbiamo chiesto ad alcuni tra partecipanti e organizzatori di raccontarci le proprie ragioni e aspettative. Un cittadino greco evidenzia in modo particolare come le istituzioni greche stiano minacciando il popolo greco e come le televisioni private ne sostengano la propaganda. E come questo scenario non sia affatto lontano da noi.

Maldodor

Maldodor

Dètournement di senso, amara ironia e invettiva sono usate per suonare la sveglia e contrastare una deriva nel buco nero della normalità.

Carissimo amico, sono molto felice e sorpreso di ricevere tue notizie da quando (non ricordo quanti anni sono trascorsi) maturasti la scelta di ritirarti in eremo.
Mi chiedi notizie di cosa è successo in questi anni. Ti farò un riassunto degli avvenimenti.
Innanzitutto siamo riusciti ad avete un nostro leader, che da 15 anni sta cercando di smantellare questa lercia democrazia.
Siamo riusciti a portare in Parlamento un gran numero di pregiudicati in rappresentanza di tutte le mafie. (altro…)

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