5167969_2c7e0459f5Di fronte all’orrore di quello che è accaduto a Parigi, i nostri media non hanno trovato di meglio che alimentare lo spettacolo del dolore.

Hanno trasformato la morte in uno spettacolo fantasmagorico, pornografico.

Le persone colpite dal dolore, i loro famigliari, non lo meritano.

La realtà è trasfigurata nello spettacolo attraverso la bulimia dell’informazione. Quando i media fanno ore di diretta ritrasmettendo sempre le stesse testimonianze, anche il dolore diventa irreale. Questa spettacolarizzazione sfrutta, nega e desacralizza il dolore. Nella società che adora la morte filmata in diretta, la morte è oggetto di consumo.

Nessuna umanità viene rispettata, nessuna vittima viene risparmiata.

Troppo spesso si dimentica come la quotidianità del terrore, che noi sperimentiamo solo ora, in tanti paesi, dalla Siria alla Nigeria, dalla Libia all’Iraq, passando per l’Afghanistan, è la realtà di ogni giorno.

Così come lo è per i rifugiati che arrivano in Europa, in fuga dall’islamofascismo dell’IS e poi bersaglio dell’odio xenofobo.

Gli alleati nostrani del Daesh li trovi nelle pagine dei quotidiani della destra razzista. Sono le facce della stessa medaglia. I terroristi dell’IS non vanno capiti, vanno considerati per quello che sono, islamofascisti, speculari ai razzisti europei anti-immigrati.

Contro la Jihad il bellicismo non basta, bisogna capirne a fondo le strategie comunicative, coprendo che alla base della propaganda non c’è solo marketing, ma un vero e proprio storytelling: una mitologia a base di personaggi che si trovano facilmente nei videogame come “Cal of Duty”.

L’universo dei videogiochi, cui ricorrono anche gli americani per il reclutamento di volontari, è un eccellente strumento di de-socializzazione, addestramento e assuefazione alla violenza.

I reclutatori di Daesh hanno messo a punto alcuni grandi miti: il modello del “cavaliere eroico“, la partenza per una “causa umanitaria” proposta ai giovani delle periferie disagiate del mondo per instradarli all’azione violenta.

Le organizzazioni terroristiche si basano su narrazioni che vanno decodificate per definire una strategia e minarne l’efficacia.

La demolizione del mito fondatore di Al Qaeda presupponeva, per esempio, la capacità di proporre “un mito alternativo, una storia migliore di quella proposta dai mangiatori di miti”.

Al di là delle farneticazioni dei nostri guerrieri alla paesana, delle provocazioni dei soliti Salvini di turno che in branco si esibiscono in toni bellicosi…

Bisogna tornare alla lotta di classe per una solidarietà globale degli sfruttati e degli oppressi. Senza questa visione, la patetica solidarietà alle vittime di Parigi è un’oscenità pseudo-etica.

 

A. Montanaro 22/11/2015

 

Immagine di Aaron Edwards

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