Sudari

Sudari

Si muovono chierichetti untuosi, raccogliendo fiori di palude da usare come sudati sulla carne stanca del vivere, per coprire il silenzio al suono di una tromba del marciume politico.

In questi tempo schifosi dove la vita non concede pietà, siamo nudi nel vuoto del tempo.

Nella sazietà dell’ingozzamento un formicaio umano si nomadizza alla ricerca dell’utopia o rivoluzione nella volgare felicitò dell’illusione.

Mentre galleggiano cadaveri venuti dal deserto, sulla spinta delle correnti approdano su una terra insozzata dalla discordia e dal disgusto.

Ci siamo nutriti di consumismo fino a gemere di sazietà, lasciando la felicità per l’odio, ci uccidiamo con passione e raffinatezza.

Gli arcieri della destra post-fascista al governo lanciano frecce avvelenate dall’odio.

Mentre le guerre in corso d’opera promettono l’apocalisse, siamo muti nel tempo ingannevole come succo di un nulla, nella retorica del mutismo e della tomba che noi siamo.

Gli uomini gufo imperversano nelle reti sociali, tutti si credono dei anche se l’ultimi dio è morto da molto tempo.

Si cercano imbianchini per pulire le anime morte nella recita, non si decide se stare cin Antigone o Creonte.

Essendo nati per dare amore, dopo anni di predicazioni l’evoluzione nell’odio ha avuto ragione.

I principali attori d’opera sono al potere, nascosti dagli sguardi dei cittadini, in protetti nascondigli blindati.

Mondo in scadenza

Mondo in scadenza

Nelle malinconiche visioni della contemporaneità si chiude un ciclo di umanità in decadenza.

Se dopo la pandemia tutto cambia, “come annunciano i maestri dei pensieri macabri”, bisogna allora tenere in conto che con l’avvento del cambiamento una buona parte della popolazione mondiale è in scadenza.

In virtù degli accadimenti nuovi, e nei cambi generazionali, tutte le scadenze sono all’ordine del giorno, quelle sociali, quelle politiche, quelle culturali, come quelle comportamentali. Le strutture civili e militari subiscono la stessa sorte. Da noi “Italia” tutto questo è in atto da molti anni, basta osservare i fenomeni che si succedono sotto il nostro sguardo ogni giorno.

Non siamo più cittadini consapevoli del nostro destino, ma meri spettatori di leader che durano un arco di tempo molto breve. Ognuno con il proprio partitino, con il proprio clan di potere in piccoli territori da controllare e ricattare, cacicchi che fanno accordi mafiosi con la criminalità organizzata, attori mediocri che si esibiscono su palcoscenici virtuali con manganellatori professionali, in cerca di consensi emozionali.

Una realtà cammuffata dove i fabbricano cittadini sognanti in mutanti scaduti. Se si allunga lo sguardo per andare in casa altrui, nulla cambia. Si respirano le stesse atmosfere, da un lato un occidente guerrafondaio, con gli USA in testa, dall’altro un Oriente asiatico galoppante sotto dittature economico-civili-militari. Un’Africa sfruttata e distrutta dal neo-colonialismo rampante e sotto il ricatto del debito.

Tutte le potenze mondiali ad accaparrarsi terre e materie prime rare per contendersi il dominio imperiale su tutto il mondo.

Non passerà molto tempo prima di una terza guerra mondiale e globale tra USA e Cina, con i propri alleati, dove l’umanità intera scadrà definitivamente.

A. Montanaro

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Annus horribilis

Annus horribilis

Bocche mute, mentre si ricerca il proprio “io”, un io differente o indifferente, un io spettatore e testimone, identificato come doppio, centro di gravità dei nostri movimenti, passioni, amori e furori, come l’enigma della Sfinge.

È un continuum costante, estraniante, esaltante e inquietante, di infelicità, di vita inaridita e schiacciata. Si subisce l’infelicità e si prosciuga la vita.

Tutte le lacrime si mescolano alla pioggia, così l’umano e il post-umano si confondono replicandosi in un nulla, la solitudine della miseria e la miseria della solitudine assassinano piazze e strade, con gli esclusi che ridono o piangono solitari, che gridano per tutti e per nessuno, che sbavano e sanguinano povertà.

Tutto perisce, come una bellezza mortale.

Meditare sui bassifondi della povertà e sul delirio della ricchezza, sul presente e sull’avvenire dell’uomo, sul mondo, il niente e la creazione. Se vuoi sentire il disastro o il genio della vita, se vuoi sapere a che punto la ragione non ha più senso, come non aveva senso la Pizia di Delfi (Eraclito), essa non svelava, non dissimulava, ma indicava il voler vivere.

I nostri ardori, le nostre follie, dell’asprezza dei tempi, della necessità di dirsi addio, di partire per l’avventura, sarà possibile oggi?

Con una devastante epidemia che sta decimando milioni di esseri umani.

Se la lotta fra Eros e Thanatos non si fermerà o che Eros puà operare al servizio di Thanatos ma nell’incertezza, la volontà nei desideri di vita, Thanatos non sarà interamente vincitore, se non alla fine dei tempi dell’universo.

Ma finché la macchina dei desideri funzionerà, una speranza di vita alimenterà l’umanità.

A. Montanaro

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Africa addio!

Africa addio!

L’Africa ormai non ha più spazio dentro l’Africa, non si rassegna più a morire in Africa.

Si sta consumando una delle più grandi migrazioni della storia umana. Ondate di africani senza lavoro e senza speranza di una terra che non è più loro si muovono verso nord, verso l’Europa della ricchezza e del benessere. Attraversano il Mediterraneo lasciandosi dietro una serie di annegati – altri morti, sempre più morti per assoggettarsi a condizioni di esistenza indegne, sprovvisti di ogni cosa, insultati da tutti i “leghisti in testa”, sfruttati dai caporali nei campi assolati della raccolta in agricoltura con pochi euro al giorno.

Quando l’Europa colonizzò l’Africa non fece altro che sfruttare a proprio esclusivo vantaggio le immense ricchezze materiali del continente africano.

I venti che i paesi colonialisti europei in maggiore o minore grado andarono a seminare in Africa si stanno trasformando in tempeste devastanti.

L’Europa deve restituire all’Africa quanto le ha rubato in centinaia di anni di impietoso sfruttamento.

Assistiamo ovunque all’alleanza tra regimi anti-democratici e autoritari, comunitarismi identitari e xenofobi. Contro il dominio di questi sistemi bisogna difendere i diritti umani, farlo nel quadro della difesa dei territori devastati dalle guerre dell’egemonia e della globalizzazione e da un liberismo che ha l’obiettivo di abolire tutti gli ostacoli che si oppongono al raggiungimento del massimo profitto, compresi quelli sociali, politici, e culturali.

Non facciamoci ingannare da chi sostiene che il problema richieda solo uno sforzo di solidarietà.

L’appello alla buona volontà è pericoloso, perché è la nostra stessa libertà, è il rispetto della nostra dignità ad essere messo in discussione dalle manifestazioni xenofobe al servizio dei nuovi monopoli.

Non c’è da affidarsi ai partiti “democratici” che da molto tempo hanno smesso di pensare, mentre si attendono gli artisti e gli intellettuali che si decidano a proclamare una insurrezione morale (non moralista) per condannare i crimini commessi, tutti senza eccezione contro ogni forma di discriminazione umana.

Non si può essere passivi di fronte al verbo salviniano affezionato all’intelligenza del manganello e agli insulti sessisti, come quelli contro la comandante della Sea Watch 3.

Non vanno dimenticati i media, dove dominano le parole a vuoto, a conferma della tipica tendenza a nascondere i problemi reali, e la disinformazione permanente data dall’eccesso e dalla manipolazione di informazione unita al basso livello di istruzione.

Image: ‘Madagascar. (in explore)’
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Pharmakon. La cura al veleno

Pharmakon. La cura al veleno

Per essere cittadini e cittadine liberi, si devono condannare con fermezza il consumo massiccio delle risorse della terra, consumo destinato a mantenere il culto di un ordine ritenuto sacro, il lusso dei ricchi o il potere dei dittatori.

L’identità sovranista è la principale fonte di distruzione al servizio di un demone nascosto, una forza che giustifica il razzismo in tutte le sue articolazioni. Distruzione, quindi, della libertà.

I diritti umani sono al di sopra delle leggi. Contro le leggi di Salvini “sulla sicurezza” bisogna praticare la disobbedienza civile.

Quesi narcisisti dei 5 Stelle che si nascondono nel sepolcro confortevole del vuoto, indottrinati dalla piattaforma della Casaleggio ass., si sono trasformati in predicatori alla Hyde Park Corner. Non danno risposta alla profonda crisi in cui ci troviamo. La globalizzazione totalitaria del potere produce de-soggettivazione, nel connubio di intelligenza artificiale e politiche antidemocratiche che blindano come gabbie le reti virtuali in cui siamo chiusi.

Nello stesso spazio si colloca la lega di Salvini, che predilige una predicazione razzista post-fascista, chiudendo porti e negando l’accoglienza ad immigrati e rifugiati. Dimenticando che “quando gli abitanti dell’Italia erano Neanderthal, la nostra specie erano gli immigranti”.

Nella vergogna di chi non sa fare altro che chiudere le frontiere davanti alla miseria del mondo, l’ideologia leghista che con la violenza rifiuta l’accoglienza ha sempre quella antica visione separatista del Nord, condita di insulti verso i meridionali ed altre minoranze.

Siamo passati dall’era industriale alla globalizzazione finanziaria, dalla sparizione dei partiti al populismo. Non ci sentiamo più impegnati da un modello, da un capo o da un partito: in questa condizione, i nostri impegni non possono venire da nient’altro che dalla coscienza della nostra responsabilità.

Siamo ancora in grado di sentire la voce della coscienza, che ci sussurra che quell’uomo bianco o nero o di altro colore, quella donna, quel bambino sono esseri umani, sono soggetti umani. Proprio come noi!

Per questo la lotta per i diritti umani universali non deve mai fermarsi.

Image: ‘What are the human rights issues facing the world today? l Inside Story’
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La metamorfosi improbabile

La metamorfosi improbabile

Non c’è bisogno di profeti per pronosticare un’epoca di brutalità e di imbarbarimenti post-storici dopo la sfida perduta il 4 marzo, perduta non solo per i partiti di sinistra ma per chiunque abbia ancora qualche sentore di libertà. L’arte del fallimento politico è un classico della sinistra in Italia.

Ci chiediamo se il futuro troverà compimento in uno stato poliziesco anestetizzato e cablato, sintesi sociale di un popolo di isolati asociali sempre lontani dai massacri della modernizzazione liberista, sempre provvisti dell’alibi di non trovarsi mai sul posto del delitto ma solo negli amabili luoghi dell’astensione. Brancoliamo nel futuro come nel deserto, nomadi ma senza punti di riferimento, toccando così la logica della follia.

Viviamo con la paranoia nella cultura del sospetto e quelli che hanno vinto il 4 marzo sono morti viventi che hanno solo saputo gridare più forte di altri zombie. “Come dire che la stupidità si è mess a a pensare”. Avremmo bisogno di nuova antropologia dei disabili, nel senso che tutti lo siamo.

Ora che i due movimenti populisti si apprestano a governare insieme, il resto dell’italia banchetta alla tavola imbandita dell’illusione, mentre si sospetta che un’intelligenza artificiale (IA) si sia impadronita dei due leader robot, caricati nella galoppante retorica pubblicitaria dove si spegne l’arbitrio e si accende l’autoritarismo. Dopati dal somatismo del sovranismo, ispirato da altri leader europei – Orban e soci – usano il populismo per scardinare la democrazia e con esso l’Europa. In discussione non è niente di meno che la struttura europea e un exit futuro.

Sono gli imprenditori dell’odio, nel passato erano gli ebrei nel mirino, oggi sono gli africani, i Rom, gli Islam, e tutte le minoranze di genere. Essi prosperano ingigantendo le crisi che attraversano le comunità nazionali e internazionali. In mutazioni economiche e sociali come quella che stiamo vivendo si ricorre sempre alla terra del cuore, che è un territorio dell’immaginario, vedi “padroni a casa nostra”, slogan di antica memoria.

I cittadini e le cittadine, chiusi in una metamorfosi kafkiana, si stanno trasformando in soggetti passivi e senza volontà, pronti per un passato a venire

A. Montanaro

Image: ‘2014_grafika_Metamorfoza_maketa’
2014_grafika_Metamorfoza_maketa
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